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144 vittorio alfieri


E, imberrettato, Libertade accenna,
Ma in preda lascia ai venti e prora, e temo.
Ora i fianchi rintoppa, or con la tromba
A forza aggotta; indi secura tiensi,
Tal che di gioja il grido al Ciel rimbomba.
Poco intanto il biscotto, i mari immensi,
Tutto è sentina in quella viva tomba:
E così ai liti di Fortuna viensi.


SONETTO II.

26 luglio 1790 in Parigi.

Barbari ai nomi, alla favella, al naso,
All’arti tutte in man di voi pur sime,
Perchè sbrigliati or vi troviate a caso,
Sete voi fatti già d’uomini cime?
Vecchi Bambini, carchi di lattime,
Balbettando virtudi avete raso
Un Regno, e sovra le rapine opime,
Di non Attico sal vuotato il vaso.
Pria d’erger dunque archi, leggende, e altari,
Dove ardendo a voi stessi incensi voi,1
Annichilate i popoli più chiari;
Piacciavi un po’ di fabbricar gli Eroi,
E far, non dir, liberi in Gallia i Lari. —
Stolto è chi pone il carro innanzi ai buoi.

SONETTO III.

17 agosto 1790 in Parigi.

VIII.    Τίς γὰρ δεδοικὼς μηδέν, ἔνδικος βροτῶν:


Eschilo, Eumenidi, vers. 702.


Qual Uom fia giusto, ove pur nulla ei tema?


O Dea, tu figlia di valor, che aggiungi,
Duo gran contrarj, Indipendenza, e Leggi;
Tu, che da’ miei primi anni il cuor mi pungi,
E mia vita, e’ miei studj arbitra reggi;




  1. Allude alle pompose Iscrizioni in lingua Celtica, poste negli apparati Teatrali del Campo detto di Marte nella Festa intitolata la Federazione, eseguita in Parigi il dì 14 luglio 1790 anniversario del 1789.