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il misogallo 145


Tu, di Giustizia suora, or ten disgiungi?
Religïon, già base tua, dileggi?
Lagrime, ed auro da ogni tetto emungi?
E tempio infetto infra vil gente eleggi?
Ah! no, la Diva mia, del Tebro Diva,
Del Tamigi, e di Sparta, ai Galli ignota,
Mai non volò su questa infausta riva.
Licenza è questa; alla lisciata gota
Ben la ravviso; e, d’ogni pudor priva,
Volger si affretta la sua breve ruota.


SONETTO IV.

25 ottobre 1790 in Parigi.

D’inutil muro un giro ampio senz’arte
Chiude (or pochi anni) la Città, cui Senna
Da dieci ponti doma, in due diparte;
E chi alberghi in sua cerchia, il muro accenna.
La pazza spesa intorno intorno ha sparte
Barbare moli, il cui veder dissenna
Ogni uom che in Greca, od in Latina parte
Visto ha qual volo Architettura impenna.
Da due lati ogni ingresso è impiastricciato
Di panciuti edifizj e sconci, e nani;
Rombo, trapezio, ottangolare, ovato:
Templi, diresti, in cui si adoran Cani;
Tal, di lor gambe a foggia, han colonnato.
Ma quai fur gli Architetti? I Pubblicani.1

SONETTO V.

30 ottobre 1790 in Parigi.

Gente più matta assai che la Sanese
Or vedria Dante nostro, s’ei vivesse;
Se (come io l’odo) udire ei pur dovesse
Tutto dì millantarsi la Francese.
Schiavi ognora costor, dacchè s’intese
Di Francia il nome, or da tre giorni han smesse




  1. Cioè gli Appaltatori generali del Regno, che inesperti economi, persuasero a quell’inesperto Governo di fare quell’inutilissimo Cinto di muri, la di cui direzione affidarono a presontuosi, ed inesperti Architetti, che con orribile, e risibile dispendio la effettuarono, e il tutto alle spese di quel buon popolo illuminato, ed esperto in Architettura quanto nella Libertà.


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