Il Dio dei viventi/XXVIII
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Salvatore a sua volta lo riconobbe e si strinse istintivamente al compagno: pareva che i due cugini più che odio avessero paura l’uno dell’altro. E Salvatore sarebbe passato dritto senza essere molestato da Bellia se il compagno non si fosse fermato nel riconoscere la bambina.
— Raffaella, che fai qui?
A sua volta la bambina gli tendeva lo braccia e lo chiamava — Pape, pape, — perchè egli era un suo parente e sempre che la vedeva giocava con lei.
Bellia la stringeva forte sebbene il ragazzo non intendesse prenderla per non sciuparsi il vestito nuovo; Ella ci si divertiva; cominciò a strillare e Salvatore guardò ostile e beffardo il cugino.
— Ma mettila giù, — disse l’altro ragazzo, — perchè la tieni così?
— La tengo così perchè mi pare e piace, — rispose Bellia fissando con odio Salvatore. — E chi ha rabbia si faccia avanti.
Avrebbero litigato, senza il sopraggiungere di altri ragazzi fra i quali i fratellini di Ella: anch’essi volevano la bambina, ma questa si era di nuovo attaccata al collo del suo salvatore e non intendeva di lasciarlo.
Allora i fratelli, affannati per la corsa, proposero un accomodamento; andare tutti assieme in compagnia al fiume; e Bellia si lasciò trascinare, con la bambina in braccio. Era il più grande e il più alto di tutti; la sua ombra lo seguiva lunghissima sull’erba grigia del prato ed egli sentiva Salvatore, che gli veniva appresso, divertirsi a calpestare quell’ombra.
— Fa pure, — diceva fra sè; — ma la roba di zio Basilio ce l’ho io.
I ragazzi parlavano del diavolo apparso a Rosa e uno affermava di aver veduto una «puppa»1 dietro un muricciuolo.
— Ma va alla Mecca! — disse beffardo il compagno di Salvatore, e bastò questo per farli tutti ridere. Le loro voci stridevano nel silenzio del prato fra il coro dei grilli; Bellia solo taceva e pareva il padre di tutti; e sarebbe stato felice, col dolce peso della bambina sul petto e sull’omero, senza l’ombra di Salvatore sulla sua ombra: e anche Salvatore pensava che se fosse stato solo a fare quella passeggiata avrebbe potuto poi svolgere un bel tema: «La notte di San Giovanni» col quadro di quei prati fantastici ove ogni stelo scintillava e cantava, dove i fiori dei cardi e dell’asfodelo parevano rose e gigli, dove le fanciulle legavano con nastri di seta i cespugli del tasso per segnarne la proprietà e coglierne all’alba i fiori per gli amuleti; e la bontà del cielo stesa sulle cose terrene.
- ↑ Fantasma.