Capitolo XXV

../XXIV ../XXVI IncludiIntestazione 29 marzo 2011 75% Da definire

Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XXV
XXIV XXVI
[p. 38 modifica]

CAPITOLO XXV.


Come Catilina mandò diverse lettere a Roma.


Catilina, essendo in sua via1, mandò lettere a molti de’ consolari (a)2, anche a ciascuno ottimo Romano, nelle quali si contenea: com’egli era accagionato a torto e falsamente3; e, però ch’egli non potea contrastare alla setta e all’opere che faceano contra lui malvagiamente quegli suoi nemici, volea dar luogo alla ventura, e andare come per isbandito a Marsilia4,non perchè egli di tanto male, quanto gli era imposto, si sentisse colpevole5, ma acciocchè la repubblica stesse in pace, e che per sua cagione non si levasse rumore in Roma. Altre lettere molta diverse e svariate da queste recò e lesse in senato Q. Catulo, le quali dicea che Catilina gli avea mandate, ed erano quasi per tirarlo a sua benivolenzia; e loro esemplo è questo6: L. Catilina a G. Catulo salute. La tua gran fede, bene co^ nosciuta e graziosa7 a me, sì dà sicurtà ne’ miei grandi pericoli del raccomandamento ch’io ti faccio; e per questo medesimo ti fo assapere che del nuovo mio consiglio della congiurazione io non vado cheggendo nè voglio ninna scusa8, nè non intendo nè propongo satisfazione nè [p. 39 modifica]ammendagione9, perocch’io non ho coscienza che ciò sia niuna colpa: e, avvegnachè tu sappi che la mia coscienza è vera, io ti giuro per Medius Fidius (a)10 ch’io, provocato per ingiurie e per villanie di parole o di fatti, in ciò che del frutto che si convenia alla mia fatica e bontà era privato, e non avea stato di dignità, presi a volere ajutare lo comune bene de’ miseri, secondo ch’è mio usato. Non perchè li debiti ch’eran fatti a mio nome io di mie possessioni non potessi ben pagare, conciossiacosachè la larghezza d’Aurelia Orestilla sia tanta, che eziandio paghi li debiti degli stranieri del molto avere suo e della sua figliuola; ma massimi perch’io vedea gli uomini non degni posti in grande onore, e me per falsa sospesone vedea dall’onore alienato e cacciato: per questa cagione ho io prese e seguite speranze assai oneste per me di conservare ogni altra dignità. Volendoti scrivere più altre cose, mi fu detto che sforzo de’ Romani s’apparecchia contra di me11: onde, io ti raccomando Orestilla, e lasciola alla tua fede, che tu la difenda da ogni ingiuria; e di ciò ti priego per l’amore che porti a’ tuoi figliuoli. Dio ti faccia sano e salvo.

Note

  1. essendo in sua via) Via, oltre agli altri suoi significati, i quali si ha a vedere nel vocabolario, ha pure quello di viaggio, cammino, come è da intendere in questo luogo.
  2. (cioè ch’erano suti consoli).
  3. com’egli era accagionato a torto) Accagionare val quanto imputare, incolpare, o tacciare e tassare.
  4. volea dar luogo alla ventura, e andarne come per isbandito a Marsilia) Dar luogo è qui adoperato in sentimento di cedere; e sbandito non vuol dir altro che sbandeggiato, mandato in bando, in esilio, esiliato.
  5. di tanto male quanto gli era imposto ec.) Imporre qui sta per apporre, addossare, cioè attribuire a torto colpa o delitto; ma non vogliamo tacere che in questo sentimento è voce antica, ed oggi si ha a dire apporre, addossare.
  6. e loro esemplo è questo) Guardisi primamente come qui frate Bartolommeo tace l’articolo il avanti a loro, il che si fa per proprietà di nostra lingua. Appresso facciamo osservare che esemplo, o esempio, è qui adoperato alla latina, per esemplare, forma, e che oggi si vorrebbe saper ben usare in questo sentimento.
  7. la tua gran fede, bene conosciuta e graziosa a me) Grazioso, oltre la sua propria significazione di avvenente, amabile, che ha grazia e avvenentezza, vale pure grato, gradito, accetto, come è da intendere in questo luogo. Leggesi nel Tesoro di Brunetto Latini: Abel fu uomo di buona vita, e fu grazioso a Dio e al mondo, cioè gradito, caro, accetto a Dio ec.
  8. io non vado cheggendo nè voglio niuna scusa) Farem prima qui osservare che cheggendo è gerundio del verbo cheggere, che anche si disse cherere, il quale vien dal latino quaerere, cioè chiedere, domandare, ed è voce oggi rimasta solo alla poesia. In secondo luogo vogliamo che i giovani pongano ben mente a questa bella proprietà del verbo andare, il quale, aggiunto a’ gerundii presenti
  9. ammendagione non si trova nel Vocabolario della Crusca, ed è lo stesso che emendazione; ma oggi meglio va detto ammenda.
  10. (cioè per uno Iddio).— Non ben traduce qui frate Bartolommeo: nè ben si dichiara. Era questo medius fidius, disse il Vossio, una formula di giuramento per Ercole figliuolo di Giove; ed eccone l’etimologia. Me sta in luogo di ma, che in greco ha forza di giuramento; Dius in luogo del genitivo greco Dios, cioè Jovis; e fidius in luogo di filius, mutata la l in d, come talora solevan fare gli antichi. Comunemente s’interpreta: Me Deus Fidius adjuvet. Deus Fidius, ciò è, dicono altri, Deus Fidei, imperciocchè era Ercole dio della Fedeltà. (G. B. B.)
  11. mi fu detto che sforzo de’ Romani s’ apparecchia contra di me) Sforzo qui sta per ogni sorta di preparamento militare.