Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XXXI - Hammi ridotto il mio soverchio ardore
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XXXI.
Solito procedimento antitetico che — dal Petrarca al Tasso — si fa sempre men destro, finchè diviene uno dei canoni fondamentali della «poetica» del Marino.
Hammi ridotto il mio soverchio ardore
Che ’n un punto son lieto, e malcontento,
Tutto di fuoco, e come neve al vento,
Morto con l’alma, e vivo senza cuore. 4
Dubbia speranza, certo e fier timore,
Gioia di pena mista e di tormento
Fan che più volte l’ora i’ provo e sento,
Come mai non morendo ognor si more. 8
Così mi regge Amor, che s’a quest’alma
Desse solo martir, o gioia pura,
Col peso ne morrei di tanta salma. 11
Ma mentre l’un con l’altro fa mistura,
Morte non può di me portar la palma,
Che se m’impiaga l’un, l’altro mi cura. 14
V. 1. Hammi, enfatico e vieto, mi ha.
V. 2. In un punto, in un sol momento.
V. 4. Morto, nell’anima e nel cuore, nel sentimento: ridotto alla vitalità animale.
V. 5. Verso, anzi quartina tutta, degna veramente del Marino nell’accozzo delle idee disparate.
V. 8. Vero e proprio bisticcio.
V. 12. Mistura, miscela di martir e di gioia.