Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XLVI - Non è martìr ugual al mio martìre
![]() |
Questo testo è stato riletto e controllato. | ![]() |
◄ | Alcuni Fragmenti delle Rime - XLV - Credete voi che quelle donne, quelle | Alcuni Fragmenti delle Rime - XLVII - Quella, cui par non è, non fu, né fia | ► |
XLVI.
Dichiara — con complicati e stucchevoli avvolgimenti di idee e di costrutti — il suo insuperabile martirio d’amore.
Esempio di manierismo petrarchesco e di povera arte.
Non è martìr ugual al mio martìre,
Che d’estremo dolor mi spolpa e accora,
E sì m’avviva ancor e mi colora,
4Che non v’è gioia a par del mio languire.
Ma non lo voglio al mondo discoprire,
Perchè di lui non venga l’ultim’ora,
Poichè capace alcun mortal non fora
8Senza morir lo stato mio sentire.
Che quella ond’io men moro, e vivo, è tale
Di bellezza, costumi, e leggiadria,
11Che donna a lei non vede il sol eguale.
Onde ciascun beato mi dirìa,
Lodando la cagion del mio gran male,
14Ma percosso d’invidia ne morrìa.
Note
V. 2. Mi spolpa il corpo; m’accora, m’attrista l’animo.
V. 3. Mi colora, mi ridà la vita e il colorito.
V. 11. Richiama il bellissimo verso del Petrarca: «Una donna più bella assai che il sole», Canz., CXIX, v. 1.