Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CXVII - A che t'affliggi, e piangi il partir mio
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CXVII.
Morte della Mencia. Ella è salita al cielo, e di là riconforta il suo derelitto amatore, che così fa che altri gli rinarri di lei con rimpianto al C. VI, dei Canti XI:
Ti privò di costei morte dolente |
L’anno della morte della Mencia, accettato dal Pèrcopo e che non discorda con i casi successivi della vita del poeta, e perciò la data del sonetto — è presumibilmente il 1527.
A che t’affliggi, e piangi il partir mio,
S’io son volata nel celeste coro,
Ed ivi stommi in mezzo di coloro,
4Cui vita è sempre contemplar Iddio?
Non ti sovvien che quando l’alma uscìo
Del career suo, ch’allor ti dissi: i’ moro
Lieta, Signor, ed emmi gran ristoro,
8Che qui ti veggio lagrimoso, e pio.
Però se m’ami, come dimostravi,
Mentr’era in terra, non t’affligger tanto,
11Per non mostrar che ’l mio gioir ti gravi.
Che se potesse in questo luogo santo
Doglia turbar dolcezze sì soavi:
14I’ che farei al suon del tuo gran pianto?
Note
V. 1. Partir, la mia dipartita dal mondo.
V. 2. Celeste coro dei beati. È la frase di Dante per coloro che vivono di vita contemplativa; vedi anche v. 4.
V. 7. Emmi, mi è.