Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CLXIV - Alte e frondose quercie che le spalle
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CLXIV.
Come già il Petrarca, anch’egli celebra la solitaria vita di campagna tra i pastori.
Alte e frondose quercie che le spalle
A questi colli ombrate, faggi, ed orni,
Genèbri, e lauri, che li bei contorni
4Di questa ornate al Ciel sì cara valle:
Sentier erboso, e frequentato calle,
Che ’n mezzo ai prati d’ogni fior adorni
Mi meni, e poi girando mi ritorni
8U’ par che primavera mai non falle;
Cari pastori, e pure pecorelle,
Lascive capre, armenti ricchi, e voi
11Numi del luogo i’ vi saluto, e adoro.
La città lascio, ed i fastidi suoi,
Qui fan ch’i venga, mie fatali stelle,
14U’ sol ritrovo al mio languir ristoro.
Note
V. 3. Genèbri, ginepri.
V. 4. Valle cara al ciel, per noi di impossibile identificazione; nè è escluso si tratti di poetica fantasia.
V. 13. Fatali stelle, il mio prefisso destino; cfr. Petrarca: «Torcer da me le mie fatali stelle», Canzoniere, XVII, v. 11.