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Il Canzoniere | 229 |
CLXIII.
Esalta la ragione. Dice che la vera gloria consiste nel vincere se stessi e gli appetiti sensuali. La quartina d’esordio ha largo respiro ed intossicazione solenne.
Chi brama d’acquistar eterno nome,
E fra’ pregiati star sempre in memoria,
Ed al colmo salir di vera gloria,
4Vinca se stesso, e gli appetiti dome.
Poco giovan le Muse, e quante some
Si trovan d’oro: e certo in van si gloria,
Chi non acquista del suo cor vittoria,
8Sebben gettasse a terra mille Rome.
Che val l’imperio aver di tutto ’l mondo
A chi le proprie voglie non affrena,
11E dal senso si lascia trar al fondo?
Questa è la fama in terra sol serena,
E ’l vero grido che fa l’uom giocondo
14Se la ragion la voglia u’ vuole mena.
V. 2. Fra’ pregiati, fra gli uomini tenuti in pregio; gli eletti.
V. 4. Dome, domi. Il verso richiama alla memoria il dantesco: «Vinca tua guardia i movimenti umani», Parad., XXX, 37.
Vv. 5-6. Si trovan some, carichi, tesori. Anche qui il pensiero ricorre al dantesco: «Che tutto l’oro, ch’è sotto la luna», Inf., VII, v. 64.
V. 12. Questa, cioè quella di colui che affrena, frena i proprii smodati desideri.
CLXIV.
Come già il Petrarca, anch’egli celebra la solitaria vita di campagna tra i pastori.
Alte e frondose quercie che le spalle
A questi colli ombrate, faggi, ed orni,