Ifigenia in Tauride (Euripide - Romagnoli)/Primo stasimo
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Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1929)
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coro
Strofe I
Color di cíano, color di cíano, del mare i vortici
sono, ove l’estro d’Argo, librandosi
su l’ondulio
del mare inospite, spinse dai termini
d’Europa all’Asia la corsa d’Io.
Chi son costoro che l'acque limpide
abbandonate d’Europa, e i floridi
giunchi, ed i fonti sacri di Dirce,
vennero al suolo barbaro vennero, dove alla vergine
divina irrorano
gli altari, irrorano del tempio gli ordini
belli, d’umano sangue lavacri?
Antistrofe I
Forse col duplice tuffo dei remi d’abete e il sònito,
sopra i marosi spinsero il cocchio
naval, propizia
spirando l’aura, perché fruissero
le case loro maggior dovizia?
Perché speranza nel cuor degli uomini
sfida ogni pena, né mai si sazia:
quelli che anelano grande fortuna,
sospinge un’unica brama errabondi sul mare ch’estua,
per città barbare;
ma vana resta per gli uni, ed írrita
brama: per gli altri giunge opportuna.
Strofe II
Come le rupi Simplègadi
varcarono, e il flutto che requie
mai non ha, delle coste Finèidi1
lunghesse le spiagge, sul murmure
d’Anfitríte correndo, ove cantano
di Neréo le cinquanta figliuole,
che i piedi mulinano
in ratte carole?
Oppure, gonfiandosi all’aure
le vele, tra il cricchio,
a poppa, dell’agile
timone, per gli aliti
di Noto, di Zefiro, all’isola
d’aligeri nido,
al candido lido pervennero,
d’Achille al bellissimo stadio,
nel pelago infido?
Antistrofe II
Deh, se pur, come desidera
la nostra Signora, qui Elena
pervenisse, di Leda la figlia,
lasciando la terra di Troia!
Deh, sgozzata, com’ella pur merita,
dalla nostra Signora qui cada,
la chioma cingendole
vermiglia rugiada!
O annunzio per me soavissimo,
se alcuno dei nauti
giungesse qui d’Ellade,
che fine del misero
servaggio ponesse allo strazio.
Deh, almeno potessi
nel sonno tornare alla patria,
dei sogni godere la tregua
gradevole, a tutti concessi.