Ifigenia in Aulide (Euripide - Romagnoli)/Secondo episodio
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Giungono sopra un carro Clitemnestra ed Ifigenia.
corifea
Viva viva! Dei grandi è pur grande
la fortuna. Vedete Ifigènia,
la signora, la figlia del re,
Clitemnestra vedete, la figlia
di Tíndaro! Nate da grandi,
si levano a eccelsa fortuna.
I possenti ed i ricchi, son numi
per gli uomini senza fortuna.
Fermiamoci, o figlie di Càlcide,
la regina accogliamo, ché il piede
in fallo non metta, mentre essa
a terra dal cocchio discende,
con cuore devoto, con mano
leggera, ché, appena qui giunta,
sbigottire non debba la figlia
d’Agamènnone eccelsa, né causa
noi siam di terrore alle argive,
noi, ospiti, alle ospiti.
Si affollano intorno al carro.
clitemnestra
La gentilezza tua per buon augurio
tengo, e le tue buone parole; e in cuore
nutro speranza che a felici nozze
abbia la sposa addotta. Ora, dal carro
prendete i doni che per dote io reco
della fanciulla, e cauti trasportateli
dentro la tenda. E tu, figlia, non muoverti
dal cocchio, a terra non posare il piede,
tenera e stanca quale or sei. Fanciulle,
or fra le vostre braccia ricevetela,
aiutatela a scendere. Ed a me
il fulcro della mano alcuno porga,
ch’io possa abbandonar senza disagio
del cocchio il seggio. E innanzi voi ponetevi
coi puledri aggiogati: ombroso è l'occhio,
se non lo calmi, dei puledri. E questo
d’Agamennone figlio anche prendete,
Oreste: ch’egli non favella ancora.
O figlio, dormi? T’ha sopito il trotto
del carro? Su, col buon augurio svegliati,
ché tua sorella si fa sposa. Nobile
essa, e lo sposo nobile sarà,
della Nerèide il figlio ai Numi simile.
Accanto a me scendi, figliuola, fatti,
Ifigenía, presso alla madre, ché
la mia felicità vedan queste ospiti.
E poi saluta il tuo padre diletto. —
Giunge Agamennone.
Agamennone re, mio grande orgoglio,
obbedïenti al cenno tuo venimmo.
ifigenia
O madre mia, non adirarti! Io corro,
il seno mio del padre al seno stringo.
clitemnestra
Dev’essere cosí, figlia: ché tu
piú d’ogni altro mio figlio il padre amasti.
ifigenia
Che gioia, dopo tanto, al fin vederti!
agamennone
Ed io te: tu parlasti anche per me.
ifigenia
Salute! Presso te fu bene addurmi.
agamennone
Non so s’io dire ciò debba, o non dirlo.
ifigenia
Ahimè!
Godi a vedermi, eppur non sei sereno!
agamennone
Un duce, un re, molti pensieri angustiano.
ifigenia
Or lascia ogni pensiero, e bada a me.
agamennone
Vicino a te son tutto, e non altrove.
ifigenia
Il ciglio spiana, rasserena il guardo.
agamennone
Ecco: godo a vederti, o figlia, godo.
ifigenia
E dal tuo ciglio intanto versi lagrime?
agamennone
Perché dovremo a lungo esser lontani.
ifigenia
No, non t’intendo, o padre mio carissimo.
agamennone
Io sí, t’intendo; e ciò piú m’addolora.
ifigenia
Parlerò, se t’allieta, oscuramente.
agamennone
Ahimè, tacer non posso! Oh, tu sei buona!
ifigenia
Presso i tuoi figli, o padre, in casa resta.
agamennone
Lo bramo, né bramar posso, e mi cruccio.
ifigenia
E guerra e guai di Menelao si sperdano.
agamennone
Altri perir, come io perii, faranno.
ifigenia
Da quanto indugi nei recessi d’Àulide!
agamennone
E debbo ancora trattener l’esercito.
ifigenia
O padre, di’: dove han soggiorno i Frigi?
agamennone
Ove Paride mai nato non fosse!
ifigenia
Mi lasci, o padre! E vai molto lontano?
agamennone
E lontano anche tu gir devi, o figlia.
ifigenia
Deh, navigare
io potessi con te!
agamennone
Navigherai
tu pure, ove di me sarai ben memore.
ifigenia
E sola o con mia madre andar dovrò?
agamennone
Senza la madre e senza il padre, sola.
ifigenia
Forse lungi di qui, padre, m’accasi.
agamennone
Non dei saper, ché sei fanciulla: taci.
ifigenia
Debella i Frigi, e a me presto ritorna.
agamennone
Qui pria sacrificar debbo una vittima.
ifigenia
Assisterò, vedrò quanto è pur lecito.
agamennone
Vedrai, starai presso all’acqua lustrale.
ifigenia
Intrecceremo danze all’ara intorno?
agamennone
Quanto beata piú di me ti reputo,
che nulla intendi! Nella tenda ora entra,
ch’esser vedute alle fanciulle spiace.
E un bacio dammi, e porgimi la destra,
ché lungo tempo star dovrai lontana
dal padre. — O seno, o gote, o bionde chiome,
di quanto danno la città dei Frigi
ed Elena per te fu causa! Taccio
ché rugiada urge le mie ciglia, mentre
ti stringo al seno. E tu, figlia di Leda,
perdona a me, se troppo io mi commòvo,
quando in procinto sono di concedere
la mia figlia ad Achille. Il suo commiato
lieto sarà, ma piange sempre il cuore
d’un padre, quando i figli suoi, cresciuti
con tanta pena, ad altre case affida.
clitemnestra
Tanto stolta non sono; e sii pur certo
che troppo anch’io la stessa doglia provo,
per rinfacciarla a te, mentre la figlia
conduco a nozze. Or dimmi tu: ché il nome
so del giovine a cui sposa concedi
la figlia nostra; ma di quale stirpe,
di quale terra sia saper desidero.
agamennone
D’Àsopo nacque la fanciulla Egina.
clitemnestra
E sposo a lei chi fu, mortale o Nume?
agamennone
Giove. E d’Enòna il primo, Èaco n’ebbe.
clitemnestra
E qual d’Èaco figlio indi regnò?
agamennone
Pelèo: sposa ebbe questi la Nerèide.
clitemnestra
Un Dio gliela concesse? O a forza l’ebbe?
agamennone
Giove a lui la promise, a lui la diede.
clitemnestra
Dove sposò? Fra l’estuar del ponto?
agamennone
Nel Pelio sacro, ove abita Chirone.
clitemnestra
Dove, dicon, soggiorno hanno i Centauri?
agamennone
Qui le sue nozze i Numi celebrarono.
clitemnestra
E chi educava Achille? Il padre o Tètide?
agamennone
Chirone, lungi dalle triste genti.
clitemnestra
Saggio il maestro e chi glie l’affidò.
agamennone
Di tal uomo sarà sposa tua figlia.
clitemnestra
Da non spregiare. E dove abiterà?
agamennone
A Ftia, presso i confini, in Apidàno1.
clitemnestra
La mia figlia, la tua, lí condurrà?
agamennone
Chi la possederà dovrà decidere.
clitemnestra
Fortuna a loro! E in che dí sposeranno?
agamennone
Quando piena la luna in ciel rifulga.
clitemnestra
La vittima alla Diva offriste già?
agamennone
Ero in procinto; a tale ufficio intendo.
clitemnestra
Súbito poi celebrerai le nozze?
agamennone
Quando l’ostie dovute abbiano i Numi.
clitemnestra
Per le donne il convito ove imbandire?
agamennone
Qui, vicino alle belle argive navi.
clitemnestra
Sta bene; e arrida prospero l’evento.
agamennone
Sai sposa mia, che devi fare? Ascoltami.
clitemnestra
Che cosa? Ad ubbidirti io sono avvezza.
agamennone
Intanto, io, là, dov’è pure lo sposo...
clitemnestra
Farete ciò che far deve la madre?
agamennone
Celebrerò fra i Danäi le nozze.
clitemnestra
Ed io, frattanto, dove esser dovrò?
agamennone
Ritorna ad Argo, e alle fanciulle bada.
clitemnestra
Lasciar mia figlia? E chi terrà la fiaccola?
agamennone
Io: quella che conviene a nozze simili.
clitemnestra
Tal non è l’uso, a cui convien chinarsi.
agamennone
Mischiarti fra le schiere a te sconviene.
clitemnestra
Ma mi convien la figlia a nozze addurre.
agamennone
E lasciar sole in casa l’altre figlie?
clitemnestra
Nei ginecei, ben custodite sono.
agamennone
Ciò ch’io ti dico, fa’.
clitemnestra
No, per la Dea
che in Argo impera. Delle cose pubbliche
abbi tu cura, ed io delle domestiche,
di ciò che occorre a giovinette spose.
Esce.
agamennone
Ahimè, ché indarno m’alfannai, deluso
fui, ché speravo allontanar dal campo
la sposa mia: ché contro i miei piú cari
debbo cercar pretesti e sotterfugi,
e d’ogni parte sono vinto. Eppure,
da Calcante indovino andrò, con lui
consulterò quanto alla Diva piaccia.
Esce.