Ifigenia in Aulide (Euripide - Romagnoli)/Secondo episodio

Secondo episodio

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Euripide - Ifigenia in Aulide (403 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1929)
Secondo episodio
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Giungono sopra un carro Clitemnestra ed Ifigenia.

corifea
Viva viva! Dei grandi è pur grande
la fortuna. Vedete Ifigènia,
la signora, la figlia del re,
Clitemnestra vedete, la figlia
di Tíndaro! Nate da grandi,
si levano a eccelsa fortuna.
I possenti ed i ricchi, son numi
per gli uomini senza fortuna.
Fermiamoci, o figlie di Càlcide,
la regina accogliamo, ché il piede
in fallo non metta, mentre essa
a terra dal cocchio discende,
con cuore devoto, con mano
leggera, ché, appena qui giunta,
sbigottire non debba la figlia
d’Agamènnone eccelsa, né causa
noi siam di terrore alle argive,
noi, ospiti, alle ospiti.
Si affollano intorno al carro.

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clitemnestra

La gentilezza tua per buon augurio
tengo, e le tue buone parole; e in cuore
nutro speranza che a felici nozze
abbia la sposa addotta. Ora, dal carro
prendete i doni che per dote io reco
della fanciulla, e cauti trasportateli
dentro la tenda. E tu, figlia, non muoverti
dal cocchio, a terra non posare il piede,
tenera e stanca quale or sei. Fanciulle,
or fra le vostre braccia ricevetela,
aiutatela a scendere. Ed a me
il fulcro della mano alcuno porga,
ch’io possa abbandonar senza disagio
del cocchio il seggio. E innanzi voi ponetevi
coi puledri aggiogati: ombroso è l'occhio,
se non lo calmi, dei puledri. E questo
d’Agamennone figlio anche prendete,
Oreste: ch’egli non favella ancora.
O figlio, dormi? T’ha sopito il trotto
del carro? Su, col buon augurio svegliati,
ché tua sorella si fa sposa. Nobile
essa, e lo sposo nobile sarà,
della Nerèide il figlio ai Numi simile.
Accanto a me scendi, figliuola, fatti,
Ifigenía, presso alla madre, ché
la mia felicità vedan queste ospiti.
E poi saluta il tuo padre diletto. —
Giunge Agamennone.

Agamennone re, mio grande orgoglio,
obbedïenti al cenno tuo venimmo.

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ifigenia

O madre mia, non adirarti! Io corro,
il seno mio del padre al seno stringo.

clitemnestra

Dev’essere cosí, figlia: ché tu
piú d’ogni altro mio figlio il padre amasti.

ifigenia

Che gioia, dopo tanto, al fin vederti!

agamennone

Ed io te: tu parlasti anche per me.

ifigenia

Salute! Presso te fu bene addurmi.

agamennone

Non so s’io dire ciò debba, o non dirlo.

ifigenia

Ahimè!
Godi a vedermi, eppur non sei sereno!

agamennone

Un duce, un re, molti pensieri angustiano.

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ifigenia

Or lascia ogni pensiero, e bada a me.

agamennone

Vicino a te son tutto, e non altrove.

ifigenia

Il ciglio spiana, rasserena il guardo.

agamennone

Ecco: godo a vederti, o figlia, godo.

ifigenia

E dal tuo ciglio intanto versi lagrime?

agamennone

Perché dovremo a lungo esser lontani.

ifigenia

No, non t’intendo, o padre mio carissimo.

agamennone

Io sí, t’intendo; e ciò piú m’addolora.

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ifigenia

Parlerò, se t’allieta, oscuramente.

agamennone

Ahimè, tacer non posso! Oh, tu sei buona!

ifigenia

Presso i tuoi figli, o padre, in casa resta.

agamennone

Lo bramo, né bramar posso, e mi cruccio.

ifigenia

E guerra e guai di Menelao si sperdano.

agamennone

Altri perir, come io perii, faranno.

ifigenia

Da quanto indugi nei recessi d’Àulide!

agamennone

E debbo ancora trattener l’esercito.

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ifigenia

O padre, di’: dove han soggiorno i Frigi?

agamennone

Ove Paride mai nato non fosse!

ifigenia

Mi lasci, o padre! E vai molto lontano?

agamennone

E lontano anche tu gir devi, o figlia.

ifigenia

Deh, navigare
io potessi con te!

agamennone

                                        Navigherai
tu pure, ove di me sarai ben memore.

ifigenia

E sola o con mia madre andar dovrò?

agamennone

Senza la madre e senza il padre, sola.

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ifigenia

Forse lungi di qui, padre, m’accasi.

agamennone

Non dei saper, ché sei fanciulla: taci.

ifigenia

Debella i Frigi, e a me presto ritorna.

agamennone

Qui pria sacrificar debbo una vittima.

ifigenia

Assisterò, vedrò quanto è pur lecito.

agamennone

Vedrai, starai presso all’acqua lustrale.

ifigenia

Intrecceremo danze all’ara intorno?

agamennone

Quanto beata piú di me ti reputo,
che nulla intendi! Nella tenda ora entra,

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ch’esser vedute alle fanciulle spiace.
E un bacio dammi, e porgimi la destra,
ché lungo tempo star dovrai lontana
dal padre. — O seno, o gote, o bionde chiome,
di quanto danno la città dei Frigi
ed Elena per te fu causa! Taccio
ché rugiada urge le mie ciglia, mentre
ti stringo al seno. E tu, figlia di Leda,
perdona a me, se troppo io mi commòvo,
quando in procinto sono di concedere
la mia figlia ad Achille. Il suo commiato
lieto sarà, ma piange sempre il cuore
d’un padre, quando i figli suoi, cresciuti
con tanta pena, ad altre case affida.

clitemnestra

Tanto stolta non sono; e sii pur certo
che troppo anch’io la stessa doglia provo,
per rinfacciarla a te, mentre la figlia
conduco a nozze. Or dimmi tu: ché il nome
so del giovine a cui sposa concedi
la figlia nostra; ma di quale stirpe,
di quale terra sia saper desidero.

agamennone

D’Àsopo nacque la fanciulla Egina.

clitemnestra

E sposo a lei chi fu, mortale o Nume?

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agamennone

Giove. E d’Enòna il primo, Èaco n’ebbe.

clitemnestra

E qual d’Èaco figlio indi regnò?

agamennone

Pelèo: sposa ebbe questi la Nerèide.

clitemnestra

Un Dio gliela concesse? O a forza l’ebbe?

agamennone

Giove a lui la promise, a lui la diede.

clitemnestra

Dove sposò? Fra l’estuar del ponto?

agamennone

Nel Pelio sacro, ove abita Chirone.

clitemnestra

Dove, dicon, soggiorno hanno i Centauri?

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agamennone

Qui le sue nozze i Numi celebrarono.

clitemnestra

E chi educava Achille? Il padre o Tètide?

agamennone

Chirone, lungi dalle triste genti.

clitemnestra

Saggio il maestro e chi glie l’affidò.

agamennone

Di tal uomo sarà sposa tua figlia.

clitemnestra

Da non spregiare. E dove abiterà?

agamennone

A Ftia, presso i confini, in Apidàno1.

clitemnestra

La mia figlia, la tua, lí condurrà?

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agamennone

Chi la possederà dovrà decidere.

clitemnestra

Fortuna a loro! E in che dí sposeranno?

agamennone

Quando piena la luna in ciel rifulga.

clitemnestra

La vittima alla Diva offriste già?

agamennone

Ero in procinto; a tale ufficio intendo.

clitemnestra

Súbito poi celebrerai le nozze?

agamennone

Quando l’ostie dovute abbiano i Numi.

clitemnestra

Per le donne il convito ove imbandire?

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agamennone

Qui, vicino alle belle argive navi.

clitemnestra

Sta bene; e arrida prospero l’evento.

agamennone

Sai sposa mia, che devi fare? Ascoltami.

clitemnestra

Che cosa? Ad ubbidirti io sono avvezza.

agamennone

Intanto, io, là, dov’è pure lo sposo...

clitemnestra

Farete ciò che far deve la madre?

agamennone

Celebrerò fra i Danäi le nozze.

clitemnestra

Ed io, frattanto, dove esser dovrò?

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agamennone

Ritorna ad Argo, e alle fanciulle bada.

clitemnestra

Lasciar mia figlia? E chi terrà la fiaccola?

agamennone

Io: quella che conviene a nozze simili.

clitemnestra

Tal non è l’uso, a cui convien chinarsi.

agamennone

Mischiarti fra le schiere a te sconviene.

clitemnestra

Ma mi convien la figlia a nozze addurre.

agamennone

E lasciar sole in casa l’altre figlie?

clitemnestra

Nei ginecei, ben custodite sono.

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agamennone

Ciò ch’io ti dico, fa’.

clitemnestra

                                        No, per la Dea
che in Argo impera. Delle cose pubbliche
abbi tu cura, ed io delle domestiche,
di ciò che occorre a giovinette spose.
Esce.

agamennone

Ahimè, ché indarno m’alfannai, deluso
fui, ché speravo allontanar dal campo
la sposa mia: ché contro i miei piú cari
debbo cercar pretesti e sotterfugi,
e d’ogni parte sono vinto. Eppure,
da Calcante indovino andrò, con lui
consulterò quanto alla Diva piaccia.
Esce.

Note

  1. [p. 321 modifica]Apidano, fiume della Tessaglia che sbocca nel Peneo, presso Larissa.