I quattro libri dell'architettura (1790)/Libro I - I

Libro I - Capitolo I

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IL PRIMO LIBRO


DELL’ARCHITETTURA


DI ANDREA PALLADIO



CAPITOLO I.

Quali cose debbono considerarsi e prepararsi avanti che al fabbricar si pervenga.


Eesi avanti che a fabbricar si cominci, diligentemente considerare ciascuna parte della pianta ed impiedi della fabbrica che si ha da fare. Tre cose in ciascuna fabbrica, (come dice Vitruvio) debbono considerarsi, senza le quali niuno edificio meriterà esser lodato; e quelle sono l’utile o comodità, la perpetuità, e la bellezza: perciocchè non si potrebbe chiamare perfetta quell’opera che utile fosse, ma per poco tempo: ovvero che per molto non fosse comoda; ovvero che avendo ambedue queste, niuna grazia poi in se contenesse. La comodità si avrà, quando a ciascun membro sarà dato luogo atto, sito accomodato, non minore che la dignità si richiegga, nè maggiore che l’uso si ricerchi; e farà porto in luogo proprio, cioè quando le Logge, le Sale, le Stanze, le Cantine, e i Granari saranno posti a’ luoghi loro convenevoli. [p. 2 modifica]Alla perpetuità si avrà riguardo, quando tutti i muri saranno diritti a piombo, più grossi nella parte di sotto che in quella di sopra, ed avranno buone, e sufficienti le fondamenta; ed oltre a ciò, le colonne di sopra saranno al dritto di quelle di sotto, e tutti i fori, come uscj e fenestre, saranno uno sopra l’altro: onde il pieno venga sopra il pieno, ed il voto sopra il voto. La bellezza risulterà dalla bella forma e dalla corrispondenza del tutto alle parti, delle parti fra loro, e di quelle al tutto: conciosiachè gli edificj abbiano da parere un intiero e ben finito corpo, nel quale l’un membro all’altro convenga, e tutte le membra siano necessarie a quello che si vuol fare.

Considerate queste cose nel disegno e nel modello, si dee fare diligentemente il conto di tutta la spesa, che vi può andare, e fare a tempo provvisione del danaro, e apparecchiar la materia che parerà far di mestieri, acciocchè edificando non manchi alcuna cosa che impedisca il compimento dell’opera; essendo che non piccola lode sia dell’edificatore, e non mediocre utilità a tutta la fabbrica, se con la debita prestezza vien fornita, e che tutti i muri ad egual segno tirati egualmente calino: onde non facciano quelle fessure, che si sogliono vedere nelle fabbriche in diversi tempi ed inegualmente condotte al fine. E però eletti i più periti artefici che si possano avere, acciocchè ottimamente l’opera sia dirizzata secondo il loro consiglio, si provvederà di legnami, di pietre, d’arena, di calce, e di metalli: circa le quali provvisioni si avranno alcune avvertenze, come che per fare le travamenta de’ solari delle scale e delle stanze, di tante travi si provveda, che ponendole tutte in opera, resti fra l’una e l’altra lo spazio di una grossezza e mezza di trave: medesimamente circa le pietre, si avvertirà, che per fare le erte delle porte e delle finestre, non si ricercano pietre più grosse della quinta parte della larghezza della luce, nè meno della sesta. E se nella fabbrica andranno adornamenti di colonne o di pilastri, si potranno far le Basi, i Capitelli, e gli Architravi di pietra, e le altre parti di pietra cotta. Circa i muri ancora si avrà considerazione, che si deono diminuire secondo che si inalzano: le quali avvertenze gioveranno a fare il conto giusto, e scemeranno gran parte della spesa. E perchè di tutte queste parti si dirà minutamente a’ luoghi loro, basterà per ora aver dato questa universale cognizione, e fatto come un abbozzamento di tutta la fabbrica. Ma perchè oltre la quantità, si dee anco aver considerazione alla qualità e bontà della materia, ad eleggere la migliore ci gioverà molto l’esperienza pigliata dalle fabbriche fatte dagli altri: perchè da quelle avvisati, potremo facilmente determinare ciò che a’bisogni nostri sia acconcio ed espediente. E benchè Vitruvio, Leon Battista Alberti, ed altri eccellenti Scrittori abbiano dato quegli avvertimenti che si debbono avere nell’eleggere essa materia, io nondimeno acciocchè niente in questi miei Libri paja mancare, ne dirò alcuni, restringendomi a i più necessarj.