I quattro libri dell'architettura (1790)/Libro I - II
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CAPITOLO II.
Dei Legnami.
I Legnami (come dice Vitruvio al cap. IX. del 2. lib.) si deono tagliare l’autunno e per tutto il verno, perciochè allora gli alberi ricuperano dalle radici quel vigore e sodezza, che nella primavera e nell’estate per le frondi, e per i frutti era sparso: e si taglieranno mancando la luna; perchè quell’umore, che a corrompere i legni è attissimo, a quel tempo è consumato: onde non vengono poi da tignole, o da tarli offesi. Si deono tagliare solamente sino al mezzo della midolla, e cosi lasciarli finchè si secchino; perciochè stillando; uscirà fuori quell’umore, che sarà atto alla putrefazione. Tagliati, si riporranno in luogo, ove non vengano caldissimi Soli, nè impetuosi venti, nè piogge: e quelli massimamente deono essere tenuti al coperto, che da se stessi nascono; ed acciochè non si fendano, e egualmente si secchino, si ungeranno di sterco di bue. Non si deono tirare per la rugiada, ma dopo il mezzo dì: nè si deono lavorare, essendo di rugiada bagnati, o molto secchi; perciochè quelli facilmente si corrompono, e questi fanno bruttissimo lavoro: nè avanti tre anni saranno ben secchi per uso de’ palchi, delle porte, e delle finestre. Bisogna che i padroni, che vogliono fabbricare, s’informino bene dai periti della natura dei legnami, e qual legno a qual cosa è buono, e quale no. Vitruvio al detto luogo ne dà buona istruzione, ed altri dotti uomini, che ne hanno scritto copiosamente.