I mercatanti/Lettera di dedica
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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR MARCHESE
BONIFAZIO RANGONI1.
Molto più poi saranno queste dagli uomini di buon senno accolte, e dai maligni critici rispettate, quando fia loro noto, che dall’E. V. sono elleno compatite, benignamente accolte, ed in modo particolare protette.
Per quest’unico mio avvantaggio, da cui le Opere mie gloria e lustro e sicurezza ricevono, desiderava io sempremai di render pubblica al mondo la protezione di V. E., il di cui giudizio prevale a quello dell’universale, che le ha fortunatamente sinora accolte. Chi scrive per dar piacere soltanto ad un pubblico, di tanti ordini e di tanti genj composto, appagar si dovrebbe di un’aura favorevole che lo seconda; ma io non ne sarei contento, se dagli uomini illustri non mi vedessi almen compatito; per lo che fin dal principio, e da lontano ancora, cercai per ogni strada di assicurarmi con qual animo dall’E. V. fossero le Opere mie ricevute. Non posso bastantemente esprimere quanta mi recasse consolazione il sentire che fossero da Lei con piacere e lette e vedute rappresentare, e giunse all’estremo il mio giubilo, alloraquando in Modena nel di Lei Palagio sofferse Ella che il mio Molier io le leggessi, col vantaggio d’averlo benignamente dell’autorevole sua approvazione fatto degno. Unendosi in V. E., oltre la fondata erudizion nelle Lettere, un vivissimo genio alle Teatrali composizioni, opere traducendo de’ più accreditati stranieri Autori, in una maniera che pregio accresce agli originali medesimi, cercava Ella di riparare per questa via ai disordini delle nostre Scene, ridotte alla più deplorabile decadenza; desiderando però nell’animo suo, che per se medesimo potesse il Teatro Italiano riprendere lo smarrito splendore antico, senza mendicare dagli esteri le opere, l’onestà, il verisimile, e delle buone regole l’osservanza. E a chi può premere l’onore della nostra Nazione più che all’animo grande dell’E. V., gloria e splendore degl’Italiani, o se riguardisi la grandezza dell’antichissima sua Famiglia, o se alle infinite personali di Lei virtù si rifletta? Se dato a me fosse di poter formare gli elogi delle famiglie illustri di quegli a’ quali, come miei Protettori, indirizzo i fogli, campo avrei spaziosissimo per diffondermi in questo, in cui della prosapia de’ RANGONI parlando, potrei empier molte pagine coi nomi illustri di tanti Eroi, che l’onorano delle imprese loro nell’Armi, della loro autorità nelle Lettere, e delle innumerabili Dignità che per l’Europa tutta occuparono. Ma oltrecchè le forze mie troppo deboli sono per un tal peso, vano parmi anche il ripetere ciò che gli Storici più accreditati hanno diffusamente narrato, fra’ quali il celeberrimo Muratori, gloria d’Italia, e splendore ed esempio de’ Letterati, nostro valorosissimo compatriota, che dal Sansovino, dal Bembo, dal Guicciardini, da Paolo Giovio, da Onofrio e da altri moltissimi accreditati Scrittori le memorie ha tratto di una sì illustre e sì conosciuta Famiglia, di cui il Pontefice Paolo IV disse2: Che non vi era Principe Cristiano, che non potesse essere dalla sua parentela onorato. E chi bramasse raccolti leggere in poche pagine i nomi eccelsi de’ RANGONI, le Imprese loro, le Dignità, i Governi, i Comandi, i Domini, le Parentele, i Meriti e le Maraviglie, troverà nel Tomo VII del Moreri3, alla lettera R., pag. 343 ed in colonne 20 che seguono, Soggetti degnissimi di poema e d’istoria.
Delle qualità ammirabili che adornano poi V E. V., non posso io cimentarmi a discorrere, senza temer di adombrarle. Sono elleno bastantemente palesi, e comunemente si sa, essere Ella il vero modello del Cavalier dotto, magnanimo e di gentilezza ripieno. Si sa ch’Ella è nata per proteggere e beneficare; ed è un effetto di codesta sua virtù dolcissima e prediletta la somma benignità, ond’Ella risguardare si degna l’umilissima persona mia, e le Opere che da me sono o da’ Torchi o dalle Scene prodotte. Questa Commedia, che ha per titolo i Mercatanti, è una di quelle che in Venezia e in Livorno, dove l’ho fatta rappresentare, ebbe un esito fortunato. V. E. non l’ha veduta ancora, ed io mi prendo l’ardire di presentargliela, accompagnata da questo mio ossequiosissimo foglio. Non so, se avrà la fortuna di andar fra quelle che meno spiacciono al di Lei gusto finissimo e delicato, ma tanta fiducia ho nel di Lei animo generoso, che nell’atto medesimo di comunicargliela, all’altissima protezione sua vivamente la raccomando, e col di Lei nome autorevole in fronte la pubblico per mezzo delle stampe. Questo è un ardir assai grande, ma chi ha la fortuna di essere da Lei protetto, è sicuro che non gli venga negata grazia veruna; onde se non avrà Ella motivo di essere internamente di questa Commedia mia persuasa, la proteggerà non ostante, appunto per questo, perchè ne avrà più bisogno: e profondamente all’E. V. inchinandomi, ho l’onore di essere pieno di venerazione e di ossequio
Di V. E.
Umiliss. Devotiss. ed Obbligatiss. Serv. |