I mercatanti/L'autore a chi legge

L’autore a chi legge

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Lettera di dedica Personaggi
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L'AUTORE

A CHI LEGGE1.


I
Mercatanti è il titolo della presente Commedia, ma allora quando la scrissi, e quando la feci la prima volta rappresentare, la intitolai I Due Pantaloni: titolo strepitoso per un cartello in Venezia, e che allora benissimo le conveniva. Trovandosi nel valoroso

Pantalone per cui la scrissi2, l’abilità di far da vecchio e da giovine eccellentemente, guidai la Commedia in modo ch’egli medesimo potesse rappresentare il Padre ed il Figlio, variando soltanto colla maschera il personaggio, e l’abito ritenendo, che figurandosi essere il mercantile degli antichi tempi in Venezia, può a tutti due convenire. Egli, assistito3 da una singolare prontezza di spirito, riuscì nell’impegno mirabilmente, avendo io intrecciata la rappresentazione in modo che il Padre ed il Figlio non avessero mai ad incontrarsi, tutto che nella medesima casa abitassero, appunto per questo, perchè il Figlio discolo ragionevolmente procura4 sottrarsi dagli occhi di un Padre disobbedito5, oltraggiato ed eccitato a sdegno.

Piacque la Commedia in tal guisa rappresentata, ma dovendola ora dare alle stampe, non posso lusingarmi che sì facilmente trovisi un altro simile personaggio, che i due caratteri sostener possa, onde separando il Padre ed il Figlio, ho fatto in modo che abbiano ad essere due personaggi distinti. In tal guisa l’ho fatta rappresentare a Livorno6, ed è riuscita egualmente bene: il Pantalone abilissimo della Compagnia, che chiamasi Di San Luca, fece a maraviglia il vecchio7, ed il bravo comico Francesco Falchi il giovine8, ambidue nella loro Veneta lingua. Anche questa difficoltà [p. 16 modifica]mi si oppose, stampandola, di ritrovar due persone di abilità che in tal linguaggio favellino, e perchè è inconveniente cosa che il Padre ed il Figlio, in questa tale Commedia, non parlino col linguaggio medesimo, perciò li ho trasportati in Toscano, onde più facilmente possa essere da qualunque Compagnia recitata; e siccome in essa della Mercatura trattasi principalmente, e sono di tal professione i personaggi in essa più interessati, quindi è che le ho dato per titolo: I Mercatanti.

Pancrazio ci rappresenta un Mercante onorato, di buona fama e d’illibata coscienza, il quale anche in mezzo alle calamità ed ai pericoli, teme di commettere un’azione indegna, approfittando dell’altrui buona fede col pericolo di dover fallire. Questo carattere meriterebbe esser distinto in tele e scolpito in marmi, per regola e buon esempio di chi non ha la fortuna di ben conoscerlo.

Non ebbe però codesto buon uomo tutta la prudenza che basta per sapersi reggere e governare. Innamorato un po’ troppo di un unico suo figliuolo, si è rovinato per sostenerlo; quindi è che Giacinto, discolo ed imprudente, può servire di norma ai Figliuoli ed ai Padri nel medesimo tempo, mostrando a quelli il precipizio della loro mala condotta, e a questi la vera regola dell’amore paterno, il quale talvolta dalla severità ottiene assai più di quel che promettersi possa dalla condescendenza.

Mi sono poi dilettato assaissimo nel carattere dell’Olandese, di cui parecchi originali ho conosciuti io medesimo. L’onore è il loro scopo primario, in secondo luogo amano far del bene, e per ultimo hanno in veduta il loro onesto interesse; e chi sa unire in se medesimo queste tre massime, che in tanti e tanti discordano, forma l’uomo da bene, l’uomo utile, il vero Mercante.

  1. Questa prefazione fu stampata la prima volta nel t. V (1754) dell’ed. Paperini di Firenze.
  2. Antonio Collalto, nominato più volte.
  3. Paper.: assistito da una buona memoria e da una ecc.
  4. Pap.: procurava.
  5. Pap.: d’un Padre amante, ma disobbedito ecc.
  6. Nella primavera dell’anno 1753.
  7. Francesco Rubini, che morì a Genova nella primavera del 1754.
  8. Vedasi vol. IV, p. 86, della presente edizione.