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Boletus luridus

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Boletus luridus Schaeff. — Tav. XCI.

Ital. Boleto lurido. Volg. Brisa matta. Franc. Cèpe perfide, Ted. Judenschwamm, Hexenschvamm. [p. 107 modifica]

Ha cappello da emisferico espanso-convesso, a tempo umido un poco viscoso, di colore vario, ombrino-olivaceo, rosso-fuligineo o più sovente alutaceo-giallastro con margine rossigno; tubetti verso il gambo rotondato-liberi, gialli, poi verdognoli, con orifizii di colore cinabro-scuro o ranciato-miniato; gambo solido, alla base ovatobulboso, giallastro, con macchie rossastre nella parte inferioire, coperto d’un reticolo con tinta rosea o carmino; carne nel fungo giovane quadrello-pallida, poi gialla e alla base del gambo rossa, al taglio ceruleo-verdastra, di sapore dolcigno ed odore appena marcato; basidii clavati, 45-50 × 12-14 μ.; spore gialle, a mandorla, 11-15 * 6-7 μ.

Cresce copioso dal giugno al novembre tanto nelle selve a foglia che di conifere.

Il Boleto lurido è specie velenosa: contiene la medesima qualità di veleno che si trova nel Moscario e nella Tignosa bigia, conosciuta sotto il nome di Moscarina. Se però viene cotto nell’acqua salata e poi, gettata l’acqua, si condisce secondo i metodi indicati, si può mangiare impunemente. Io lo vidi parecchie volte usato in questo modo senza produrre il minimo disturbo. Spiegazione delle figure: a Individuo quasi intieramente sviluppato, b Fungo sezionato verticalmente, c Basidii. d Spore.