<dc:title> I fioretti di Sancto Francesco </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Anonimo</dc:creator><dc:date>XIV secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_XXXVII&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20240702003002</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_XXXVII&oldid=-20240702003002
I fioretti di Sancto Francesco AnonimoAnonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu
Come un ricco e cortese gentil uomo si convertí a sancto Francesco, et entrò nella Religione.
S
ancto Francesco servo di Cristo, giugnendo una sera al tardi a casa d’uno grande gentile uomo e potente, fu da lui ricevuto ad albergo egli e lo compagno, come angioli di paradiso, con grandissima cortesia e divozione. Per la qual [p. 134modifica]cosa sancto Francesco gli pose grande amore, considerando che nello entrare di casa sua elli l’avea abbracciato e baciato amichevolmente, e poi gli avea lavati i piedi e rasciutti e baciati umilemente, e acceso uno grande fuoco et apparecchiata la mensa di molti buoni cibi. E mentre ch’egli mangiavano, costui con allegra faccia serviva continuamente. Or mangiato ch’ebbe sancto Francesco e lo compagno, disse questo gentil uomo: — Ecco, padre, io vi proffero me e le mie cose; quandunque voi avete bisogno di tonica o di mantello o di cosa niuna, comperate, et io pagherò; e vedete ch’io sono apparecchiato di provedervi in tutti i vostri bisogni, però che per la grazia di Dio io posso, conciò sia cosa ch’io abbondo in ogni bene temporale, e però, per amore ch’elli me l’ha dato, io ne fo volentieri bene a’ poveri suoi. — Di che, veggendo sancto Francesco tanta cortesia et amorevolezza in lui, e le larghe proferte, concepettegli tanto amore che poi, partendosi elli, andava dicendo collo compagno suo: — Veramente questo gentile uomo sarebbe buono per la nostra compagnia, il quale è cosí grato e conoscente verso Dio e cosí amorevole e cortese al prossimo et a’ poveri. Sappi, frate carissimo, che la cortesia è una delle proprietà di Dio, il quale dà il suo sole e la sua piova a’ giusti et all’ingiusti per cortesia, e la cortesia è sirocchia della carità, la quale ispegne l’odio e conserva l’amore; e però ch’i’ò cono[p. 135modifica][p. 136modifica]sciuto in questo buono uomo tanta virtú divina volentieri il vorrei per compagno; e però io voglio che noi torniamo un dí a lui se forse Iddio gli toccasse il cuore, a volersi accompagnare con noi nello servizio di Dio; et in questo mezzo noi pregheremo Iddio che gli metta in cuore questo disiderio e diagli grazia di metterlo in effetto. — Mirabile cosa! ivi a pochi dí, fatto ch’ebbe sancto Francesco l’orazione, Iddio mise questo desiderio nello cuore di quello gentile uomo. E disse sancto Francesco allo compagno: — Andiamo, fratello, al l’uomo cortese, imperò ch’io ò certa isperanza in Dio ch’elli colla cortesia delle cose temporali donerà sé medesimo in nostro compagno. — Et andarono, e giugnendo presso alla casa sua disse sancto Francesco al compagno: — Aspettami un poco, imperò ch’io voglio prima pregare Iddio che faccia prospero il nostro cammino; e che la nobile preda la quale noi pensiamo di tôrre al mondo, piaccia a Cristo di concedere a noi poverelli e deboli, per la virtú della sua santissima Passione. E detto questo, si pose in orazione in luogo ch’elli poteva essere veduto dallo detto uomo cortese; onde, come piacque a Dio, guatando colui in qua e là, ebbe veduto sancto Francesco istare in orazione divotissimamente dinanzi a Cristo, il quale con grande chiarità gli era apparito nella detta orazione: et istava innanzi a lui, et in questo istare cosí e’ vedeva sancto Francesco essere per buono ispazio levato da terra corporalmente. [p. 137modifica]Per la qual cosa egli fu sí tocco da Dio et ispirato di lasciare il mondo, che di presente elli uscí fuori dello palagio, et in fervore di spirito corre verso sancto Francesco, e giugnendo a lui, il quale istava in orazione, gli si inginocchiò a’ piedi e con grandissima istanza e devozione il pregò che gli piacesse di riceverlo a fare penitenzia insieme con seco. Allora sancto Francesco, veggendo che la sua orazione era esaudita da Dio e che quello ch’elli desiderava quello gentile uomo adomandava con grande istanzia, levasi su in fervore e letizia di spirito, et abraccia e bacia costui, divotamente ringraziando Iddio, il quale uno cosí fatto cavaliere avea accresciuto alla sua compagnia. E diceva quello gentile uomo a sancto Francesco: — Che comandi tu ch’io faccia, padre mio? Ecco, io sono apparecchiato allo tuo comandamento dare a’ poveri ciò ch’io posseggo, e teco seguitare Cristo, cosí iscarico d’ogni cosa temporale. E cosí fece, ché secondo il comandamento di sancto Francesco, egli distribuí il suo a’ poveri, et entrò nello Ordine e vivette in grande penitenzia e santità di vita e conversazione onesta, A laude di Cristo. Amen.