<dc:title> I fioretti di Sancto Francesco </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Anonimo</dc:creator><dc:date>XIV secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_XXXVI&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20240702002851</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_XXXVI&oldid=-20240702002851
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D'una visione che vide frate Lione, e come sancto Francesco gliela dispose.
U
na volta che sancto Francesco era gravemente infermo e frate Lione il serviva, il detto frate Lione, istando in orazione presso a sancto Francesco, fu ratto in estasi e menato in ispirito ad uno fiume grandissimo largo et impetuoso, et istando elli a guatare chi passava, e’ vide alquanti frati incaricati entrare in questo fiume, i quali subitamente erano abbattuti dall’impeto dello fiume, et affogavano; alquanti altri andavano insino allo terzo, alquanti insino allo mezzo il fiume, alquanti infino presso a l’altra proda; i quali tutti, per lo impeto dello fiume e per gli pesi che portavano adosso, finalmente cadevano et annegavano. Veggendo ciò frate Lione, aveva loro grandissima compassione; e subitamente, istando cosí, eccoti venire una grande moltitudine di frati sanza niuno incarico o peso di cosa niuna, ne’ quali riluceva la sancta povertà, et entrano in questo fiume e passano di là sanza alcuno pericolo. E veduto questo, frate Lione ritornò in sé. Allora sancto Francesco, sentendo in ispirito che frate Lione avea veduta alcuna visione, sí lo chiamò [p. 133modifica]a sè e domandollo quello ch’elli avea veduto; e detto che li ebbe frate Lione predetto tutta la visione per ordine, disse sancto Francesco: — ciò che tu ài veduto è vero: il grande fiume è questo mondo; i frati che affogano nello fiume sono quelli che non seguitano la evangelica professione, et ispezialmente quanto alla altissima povertà; ma coloro che senza pericolo passano, sono quelli frati i quali niuna cosa terrena né carnale, cercano né posseggono in questo mondo. Ma abbiendo solamente il temperato vivere e vestire, sono contenti, seguitando Cristo nudo in croce; et il peso e lo giogo soave di Cristo e della sancta obbedienza portano allegramente e volentieri, e però agevolmente della vita temporale passano a vita eterna. A laude di Cristo. Amen.