I divoratori/Libro secondo/XIX

XIX

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XIX.

Il Selvaggio rimase a Praga dieci giorni e condusse Anne-Marie sulla Moldau, e alla montagna bianca, e al Monte Petrino.

Ed ecco giunta la sua ultima giornata. Venne nella mattinata, e invitò Miss Brown, sola, ad accompagnarlo alla vallata della Sarka. Miss Brown — egli sempre così la chiamava — accettò, pallidetta e quieta.

Era una fulgida giornata estiva. La campagna era tutta accesa di papaveri rossi, come un cappello della festa da sguaiata provinciale.

Il cuore di Miss Brown era triste.

— Parto stasera, — disse il Selvaggio, — alle otto e quaranta.

— Lo so. Me l’avete già detto venti volte, — disse Miss Brown.

— Mi piace che ci pensiate, — disse lui; ed ella non rispose. — Vado nelle mie miniere nel Transvaal... [p. 334 modifica]

— Me lo avete già detto duecento volte, — disse Miss Brown con petulanza.

Egli proseguì calmo:

— ...nel Transvaal, e dovrò starci un anno, forse due anni e badare a quella miniera di San Juan. Poi ritornerò. — Tossì. — Oppure, non ritornerò.

Nessuna risposta.

— Non avete mutato nulla ai vostri propositi, riguardo all’andare in Italia a scrivere il vostro libro?

— No, nulla, — disse Nancy, con due strisciette bianche ai lati delle narici.

— Lo pensavo.

Poi camminarono in silenzio. Il fiume scorreva, verdemarino e liscio e lucido come seta giapponese. Gli uccelli cantavano, e il vento correva sui papaveri.

— Nancy, — diss’egli.

Era la prima volta ch’egli la chiamava col suo nome. Ella si coprì la faccia e pianse.

Egli non tentò di consolarla. Dopo qualche tempo le disse:

— Siediti.

Ed ella sedette sull’erba e continuò a piangere.

— Mi ami dunque tanto? — chiese egli.

— Perdutamente, — disse lei, alzando a lui i miti occhi inondati di lagrime.

Egli le sedette accanto.

— E sai che io ti amo più della mia vita? — disse.

— Sì, lo so, — singhiozzò Nancy.

Vi fu un altro breve silenzio. Indi egli disse:

— In una delle tue lettere molto tempo fa, mi scrivesti: «Questo amore traverso la lontananza, questo amore che non ha chiesto l’aiuto di alcuno dei nostri sensi, questa è la celeste Rosa dell’Amore, la mistica Meraviglia, fiorita nelle nostre anime a diletto dei cieli». Vogliamo [p. 335 modifica] coglierla, Nancy? coglierla e portarla per diletto nostro?

L’acqua correva chiacchierando al sole; e il vento volava sull’erba.

Egli le tolse una mano dal viso e la guardò.

— Rispondi, — disse colla voce bassa e veemente.

— Allora, — disse Nancy, — se la cogliessimo... non sarebbe più la mistica Rosa celeste... non è vero?

— Già, — disse lui.

— Allora sarebbe una povera Rosa come tutti ne hanno... una rosa di tutti i giorni, e di tutti i giardini...

— Già, — disse lui.

Ella ritirò la mano dalla sua stretta. E la mano di lui rimase vuota e aperta nel sole; una grande mano, forte ma solitaria.

— Oh, caro Sconosciuto! — disse Nancy, e si chinò in avanti, e baciò quella mano derelitta. — Non gettiamo via la mistica Rosa dei nostri sogni!

— Non vuoi? — diss’egli, e il suo viso abbronzato era così pallido che anche Nancy, guardandolo, si sentì impallidire.

E i suoi chiari occhi di sognatrice e di poeta si affondarono nei chiarissimi occhi dell’uomo solitario, dello Sconosciuto da tanto tempo così puramente amato. Ed ella pensò il suo amore come un argenteo scudo davanti al suo cuore, che la proteggesse.

— Oh, no! — diss’ella, congiungendo paurosamente le mani.

E tutta la tragica banalità d’una simile chiusa alla sua delicata storia d’amore, le oscurò di dolore gli occhi.

Egli se ne avvide.

— Che cosa pensi? — chiese con voce rauca.

— Penso che quando voi sarete lontano, ed io dovrò continuare sola la mia strada, terrò il vostro amore come uno scudo sul mio cuore perchè mi difenda contro tutte [p. 336 modifica] le tristezze e contro tutte le viltà. E se lo scudo non sarà sfregiato, mi pare che mi proteggerà meglio, e potrò, — qui la voce le mancò in un singulto, — potrò anche alzarlo a difesa dell’innocente capo di Anne-Marie.

— Sta bene, Miss Brown, — disse lui.

Poi si chinò in avanti e le prese fra le due grandi mani il piccolo viso malinconico. La guardò a lungo, ed ella vide i duri occhi arrossarsi subitamente, come soffusi di pianto. Ma ripresero poco a poco la loro chiarezza fredda senza distogliere l’azzurrino sguardo da lei.

— Brava Miss Brown, — disse, — brava piccola, coraggiosa, dolce Miss Brown.

E la baciò in fronte.

Quella sera partì, e se ne ritornò nelle sue miniere.