I dintorni di Firenze, volume I/VIII. Barriera di San Donato

VIII.Barriera di San Donato

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VIII.

Barriera di San Donato



Itinerario. — Via della Torre degli Agli - Torre degli Agli - S. Maria a Novoli - S. Cristofano a Novoli.
Mezzi di comunicazione.Tranvai Firenze-Prato e Firenze-Brozzi.


'antico e celebre monastero di S. Donato in Polverosa che sorgeva a breve distanza dalla riva destra del Mugnone dette nome a questa barriera la quale è situata lungo l’antica Via Polverosa che da S. Jacopino conduce a Novoli e poi a Peretola. La via attraversa il torrente Mugnone sopra ad un ponte che ha pur esso il nome di S. Donato.

Polverosa. — Il nome di Polverosa era proprio non solo della strada, ma anche della contrada limitrofa sicché sotto questo titolo si comprendevano anche le due chiese parrocchiali di S. Jacopo e S. Donato. Nel XIV e XV secolo molte illustri famiglie fiorentine ebbero case e terre in Polverosa e tra le altre gli Anseimi, i Vecchietti, i Davizzi, gli Strozzi, i Pitti, i Ginori ecc.

S. Donato in Polverosa o a Torri. — Secondo una vecchia tradizione ripetuta da molti scrittori, in questa bassa pianura in antico paludosa, esposta alle inondazioni dell’Arno, del Mugnone e del Terzolle e che era originariamente coperta di boschi e di macchie, un romito edificò [p. 336 modifica]un piccolo tugurio dove si ritrasse a far vita di preghiera e, venuto a morte, lasciò ogni suo avere per la costruzione di un monastero. E un monastero difatti sorse poco lungi dal torrente Terzolle nell’XI secolo ed in esso si stabilirono i canonici regolari di S. Agostino. Essi edificarono ancora un’ampia chiesa che l’arcivescovo Gerardo di Ravenna consacrò e dedicò a S. Donato il giorno 2 febbrajo del 1187.

Tre giorni dopo, Buono priore di S. Donato, dopo aver con calorose parole incoraggiati i crociati che s’eran qui riuniti prima di partire per Terra Santa, donava a Pazzino de’ Pazzi loro duce una bandiera di mirabil bellezza che sventolava sull’alto del tempio nel giorno della sua solenne dedicazione.

Nel 1235 i frati Umiliati entrarono in possesso di San Donato e fedeli alle loro tradizioni, profittavano della forza motrice dei vecchi mulini edificati dagli Agostiniani sull’Arno e sul Mugnone, per istituire un grandioso lanificio nel quale impiegarono un considerevole numero di artefici.

Ma la località quasi deserta, mancante di comode strade, minacciata di continuo dalle piene, era tutt’altro che propizia a favorire l’attività industriale di quei religiosi, i quali l’abbandonarono nel 1251 per trasferirsi in un nuovo locale presso S. Lucia sul Prato e poi, nel 1256 ad Ognissanti dove, edificato un ampio monastero, poterono dare un più largo sviluppo alle loro officine, valendosi della forza motrice de’ vecchi mulini dei Tornaquinci.

Agli Umiliati sottentrarono nel monastero di S. Donato le monache agostiniane che stavano a S. Casciano a Decimo in Val di Pesa e che ottennero dal Papa Alessandro IV di far passaggio alla regola Cistercense. Nel 1442 le monache di S. Donato furono unite a quelle dello stesso ordine chiamate di Cestello in Via di Pinti, ciò che permise loro di avere un comodo rifugio in Firenze tutte le volte che le guerre e le inondazioni rendevano pericolosa la loro vecchia dimora. Cosi anche durante l’assedio vennero nel convento di Pinti e S. Donato divenne il quartier generale del Conte di Lodrone. Nel 1809 il monastero venne soppresso e nel 1814 venduto al Conte Niccolò Demidoff gentiluomo russo, il quale impiegò veri tesori per trasformare [p. 337 modifica]quel luogo squallido e palustre in un soggiorno di delizie.

Col disegno del Silvestri edificò una villa sontuosa e la corredò di giardini con laghetti, praterie, inalzandovi attorno un numero considerevole di eleganti edifizj. L’opera da lui compiuta per l’abbellimento ed il risanamento di questa località fu talmente apprezzata dalla corte Toscana, che il Granduca concedeva al munifico e benefico gentiluomo il titolo di Principe di S. Donato. Il figlio di lui Anatolio proseguì l’opera del padre a benefizio della villa di S. Donato che dal nome della consorte Matilde Bonaparte intitolò villa Matilde, ed oltre a tesori d’arte vi raccolse un prezioso museo di memorie di Napoleone I. Anche il Principe Paolo ebbe carissima la villa di S. Donato e fra le altre cose fece restituire all'antico carattere medievale la chiesa, riunendovi una cospicua biblioteca. Più tardi però, invaghitosi dell’altro suo possesso di Pratolino, abbandonò affatto la villa Matilde, pose all’asta tutte le opere d’arte e tutti i gloriosi ricordi familiari, spogliò le meravigliose sale de’ loro ricchi ornamenti e poi alienò il possesso.

Oggi della magnificenza della principesca dimora non resta che il ricordo; e lo squallore regna in quel luogo che per oltre mezzo secolo fu splendido ed ospitale asilo della società fiorentina.

La Torre degli Agli. - Villa Carobbi. — È una delle più grandiose e delle più importanti fra le ville dei nostri dintorni e conserva l’aspetto di un castello merlato e dominato dall’alta e massiccia torre con ballatojo sporgente, coronato di merli. Fin dal XIV secolo era proprietà della celebre famiglia degli Agli e nel 1427 apparteneva a Messer Barnaba di Giovanni mercante doviziosissimo che lasciò cospicue somme per la costruzione del convento di S. Domenico di Fiesole. Sul finire del XVI secolo la villa era toccata in dote a Caterina figlia di Giovanni degli Agli e moglie del Capitano Jacopo Gianfigliazzi e fu durante il breve periodo in cui appartenne a questa famiglia che la Torre degli Agli accolse il 30 aprile 1589 il Granduca Ferdinando de’ Medici il quale vi si trattenne per attender l’arrivo della sposa Cristina di Lorena. Col consenso del marito, Caterina degli Agli vendeva il 25 aprile 1605 per [p. 338 modifica]la somma di 2330 scudi la villa e l’annesso possesso a Giovanni di Niccolò Panciatichi, il quale fece immediatamente riparare la torre che minacciava rovina e restaurare ed abbellire di molti adornamenti la villa che per le mutate condizioni dei suoi antichi possessori era ridotta in grave stato di abbandono. Cosi nel 1608 il Panciatichi potè degnamente accogliere Maria Maddalena d’Austria sposa di Cosimo di Ferdinando de’ Medici che con ricchissimo corteggio si preparò qui al suo solenne ingresso in Firenze. I Panciatichi arricchirono la villa di bellissimi affreschi di Bernardino Poccetti che, restaurati dall’attuale possessore, appariscono ora in tutta la loro gaia bellezza; fecero adornare di graffiti dallo stesso Poccetti il maestoso cortile e crearono un giardino stupendo, ricco di fontane, di vivai e di serre. In questo, che conserva tuttora la struttura severa degli antichi giardini, prosperò un giorno una pianta mezzo cedro e mezzo arancio, chiamata bizzarria che dette motivo a scritti de’ più illustri botanici. Nel centro del cortile è una fontana, pregevole opera di scultura del xv secolo ed alle pareti sono stemmi Medicei ed iscrizioni allusive alle visite de’ sovrani ed agli abbellimenti della villa che fu nuovamente riordinata nel XVIII secolo dall’architetto Antonio Ferri. Sulla torre esiste sempre una bella campana fusa nel 1754.

Tabernacolo di Antonio Veneziano. — Sulla cantonata della via che dalla Torre degli Agli conduce alla chiesa di S. Maria a Novoli è un antico tabernacolo o maestà che contiene i resti d’importantissimi affreschi eseguiti da Antonio Veneziano e ricordati anche dal Vasari. Essi rappresentano la Deposizione dalla croce, il Giudizio finale, la morte e l’assuzione della Vergine. Nella parte inferiore, cotesti preziosi affreschi sono affatto scomparsi per causa dei danni delle inondazioni.

La Torre degli Agli. - Casa Carobbi. — A breve distanza dalla villa principale e collo stesso nomignolo, è un ampio edifizio che ridotto a casa colonica, conserva sempre la forma di un’antica villa. Ha nell’interno un camino ed altre decorazioni di pietra del xvi secolo. Fu anche questo un possesso degli Agli e nel 1427 apparteneva a [p. 339 modifica]Giovanni di Gerozzo. Successivamente passò nei Panciatichi e segui le sorti della maggior villa della Torre degli Agli.

Chiesa di S. Maria a Novoli. — Le prime notizie che si hanno di questa chiesa sono di data remotissima, perchè cominciano dall’XI secolo. Nel 1201 una terribile inondazione dell’Arno che invase questa pianura abbattè la chiesa la quale venne riedificata più tardi sopra ad un terreno di proprietà della Pieve di S. Stefano in Pane. Per tale concessione i Pievani chiesero di esser messi a parte del patronato di questa chiesa che fin da data immemorabile spettava all’antichissima famiglia Romaldelli; ma i vecchi patroni si opposero vivamente e nacque così una lite che si prolungò fino al 1358 e che fini con un accomodamento. Nel 1390 Francesco di Giovanni Romaldelli, morendo ultimo della famiglia, lasciò erede universale lo Spedale di S. Eusebio a Montajone ed allora nei diritti dei Romaldelli si sostituì l’Arte de’ Mercatanti che aveva l’amministrazione di quello spedale. La chiesa fu più volte restaurata e trasformata, sicché poche tracce soltanto conserva della sua primitiva struttura. Nella fabbrica domina ora il carattere architettonico del XVI e XVII secolo. Le decorazioni della porta sono del 1567, il portico esterno è del 1647. Antica è la costruzione del campanile a torre sormontato da una piramide. Di opere d’arte sono degne di nota: una tavola della scuola di Domenico Ghirlandajo rappresentante la Madonna in trono col bambino Gesù ed ai lati i Santi Pietro, Paolo, Jacopo e Antonio Abate; una tavoletta a fondo d’oro, colla Vergine e il bambino, di maniera Giottesca ed un crocifisso attribuito a Giambologna od alla sua scuola.

Un ricordo storico importante per questa chiesa è quello che essa fu nel 1473 concessa in benefizio al celebre filosofo Marsilio Ficino il quale ne ricevette l’investitura dalle mani di Filippo Sacromori dottore di decreti e vicario generale dell’arcivescovo di Firenze.

Novoli. - Villa Aruch. — Fu in antico villa degli Adimari che la possedevano nel XIV secolo, poi dei Pitti e quindi dei Frati della SS. Annunziata che forse se ne servirono ad uso di villeggiatura, avendo l’edifizio carattere [p. 340 modifica]quasi di un convento, con decorazioni del XVI e XVII secolo Fu poi data a livello e alienata alla famiglia Orlandini Del Beccuto.

Novoli. - Casa Pozzolini. — I Vernacci, ricca famiglia fiorentina che ebbe molta parte anche nella costruzione della chiesa di S. Maria Novella, possedevano già nel XIV secolo una casa da signore a Novoli che Binde Vernacci lasciò con suo testamento del 1528 in eredità allo Spedale degl’Innocenti di Firenze. Però lo Spedale non ne entrò in possesso che dopo cessati certi diritti di possesso che vi ebbe per qualche anno successivo la famiglia Marcolini del quartiere di S. Spirito. All’esterno della villa si vede tuttora l'arme o segno dello Spedale il quale ne restò padrone fino al secolo decorso.

Chiesa di S. Cristofano a Novoli. — Come l’altra chiesa di S. Maria, posta egualmente nel piano chiamato fino da tempo remoto di Novoli, questa chiesa è di antichissima fondazione. Il patronato di essa fu diviso sempre fra diverse famiglie; nel 1326 spettava ai Capecchi, ai Bernardoni, ai Leucci; nel 1363 a queste si erano uniti i Tornaquinci, nel 1369 i Rinieri, i Berri, i Guicciardini, nel 1450 i Del Chiaro ed i Tornaquinci. Oggi il patronato spetta ai Buonomini di S. Martino ed ai Marchesi Guadagni. La chiesa serba, tanto nella parte esterna che in quella interna, le eleganti decorazioni che vi furono fatte nel XV secolo, sicché essa offre anche dal iato architettonico uno speciale interesse. Le sta dinanzi un piccolo portico sotto il quale è un dipinto del XV secolo colla figura colossale di S. Cristofano che tiene sulle spalle il bambino Gesù. La porta è di belle forme e così pure la cappella maggiore che presenta un insieme bellissimo di carattere del rinascimento. Nel coro è una tavola colla Risurrezione di Cristo attribuita ad Alessandro Allori ed ai lati dell’altare stanno due vaghi tabernacoli di pietra scolpiti nel xv secolo cogli stemmi dei Rinieri.

S. Cristofano. — Vicino alla chiesa è una villa che appartenne fin da tempo remoto ai Davizzi. Nel XV secolo passò ai Marsuppini che ne furono in possesso anche nel secolo successivo. Poi fu degli Stagi e quindi dei Vangelisti. [p. 341 modifica]Proseguendo la via si attraversa la località chiamata

Carraja. — È un piccolo villaggio nel quale furono in antico alcune antiche case degli Spini, dei Masi e di altre famiglie.

Poco dopo la strada giunge a Peretola imboccando nella Via Pistoiese presso la villa di Motrone. A breve distanza da questa villa fa capo un’altra strada che va poi a sboccare nella Via Vittorio Emanuele fra Castello e Quinto.