I Salmi di David (Diodati)/SALMO XXXVIII

SALMO XXXVIII.

../SALMO XXXVII ../SALMO XXXIX IncludiIntestazione 18 marzo 2023 100% Da definire

SALMO XXXVII SALMO XXXIX
[p. 68 modifica]

SALMO XXXVIII.

1          A me, reo peccator, non dar Signore,
     Gastigo o correzion nel tuo furore.
     Le tue saette agute
     In me sono cadute:
     E di tua mano m’è calato addosso
     Il pondo tal, ch’omai regger no ’l posso.
2          Non ha la carne mia nulla di sano,
     Per lo cruccio di te, Rettor sovrano.
     Per le mie colpe l’ossa
     Senton tanta percossa,
     Che trite e fiacche mai posar non ponno,
     N’agli occhi stanchi dar quiete o sonno.
3          De’ falli miei la gran piena profonda
     Fin sopra ’l capo mi sommerge e ’nnonda:
     E’ miei fatti ribelli
     Passan de’ mie’ capelli
     Il conto, ed enne sì gravoso il peso,
     Che sotto i’ giaccio, ohimè, prostrato e steso.
4          Ulceri addosso a me veggio rodenti,
     Fracidi lividor, piaghe fetenti,
     Per lo mio folle ardire,
     Cagione di tant’ire.
     Torto o travolto e vêr la terra chino,
     Vestito a bruno tutto dì cammino.

[p. 69 modifica]

5          D’arsure e febbri ho palpitanti i fianchi,
     E tutti i membri addolorati e stanchi.
     Non ho più segno, n’orma
     Di vigor, nè di forma.
     Scarno e disfatto son, fin a l’estremo:
     E piango e raggio e lamentando fremo.
6          Spando ogni mio desir nel tuo cospetto:
     Ben vedi il sospirar de l’ansio petto:
     D’inquieto bollore
     Mi batte, ansando, il core.
     Ogni possa e virtute è da me sgombra,
     E gli occhi miei mortal caligo adombra.
7          I mie’ compagni ed amici sdegnosi,
     La mia piaga a mirar stanno oziosi:
     E’ propinqui inumani
     Se ne ritran lontani.
     E chi cerca, fellon, tormi la vita,
     M’ha tesi lacci e tradigion ordita.
8          Ma pur io me ne sto, di sordo in guisa,
     N’attendo a ciò ch’ognun di lor divisa.
     Qual muto non isnodo
     Risposta a quello ch’odo.
     E paio un uom che ’n gara ed in contesa,
     Non save replicar a sua difesa.
9          Poscia, Signor, che ’n te spero e m’affido,
     Tosto rispondi al mio doglioso grido.
     O Signor, e Dio mio,
     A te le preci invio,
     Che quegli audaci tu sturbi e divieti
     Di trionfar di me, fastosi e lieti.
10          Qualor ismosso mi vacilla il piede,
     Contra me alzarsi il loro stuol si vede,
     Per cozzar fieramente
     Me misero cadente.
     Perchè mi treman le mal sode piante
     E ’l mio grave dolor sempre ho davante.

[p. 70 modifica]

11          Mentre le colpe a te spiego e confesso,
     Col cor contrito pel mio folle eccesso,
     I felli miei nemici
     Se ne vivon felici:
     E tuttor più si fan e grandi e forti,
     Que’ che mi fero tante ingiurie e torti.
12          Del bene in vece ch’io sempre lor fei,
     Il mal mi rendon, ed effetti rei.
     O Signor, non lasciarmi,
     Nè lontan discacciarmi.
     Al mio scampo e soccorso omai t’affretta,
     Che la salute mia tu se’ perfetta.