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68 | i salmi di david |
14 Pon pur la mente a l’uom giusto ed intiero:
Che chi pace ama, ottien da Dio mercede:
Ma de’ rei perirà lo stuolo altero,
Ch’altro, per guiderdon, a lor non riede.
Scampo e fortezza, in ogni affanno fiero,
Dio porge al giusto, che l’invoca in fede:
Vittoria, libertà, salute eterna:
Perchè confida in sua grazia paterna.
SALMO XXXVIII.
1 A me, reo peccator, non dar Signore,
Gastigo o correzion nel tuo furore.
Le tue saette agute
In me sono cadute:
E di tua mano m’è calato addosso
Il pondo tal, ch’omai regger no ’l posso.
2 Non ha la carne mia nulla di sano,
Per lo cruccio di te, Rettor sovrano.
Per le mie colpe l’ossa
Senton tanta percossa,
Che trite e fiacche mai posar non ponno,
N’agli occhi stanchi dar quiete o sonno.
3 De’ falli miei la gran piena profonda
Fin sopra ’l capo mi sommerge e ’nnonda:
E’ miei fatti ribelli
Passan de’ mie’ capelli
Il conto, ed enne sì gravoso il peso,
Che sotto i’ giaccio, ohimè, prostrato e steso.
4 Ulceri addosso a me veggio rodenti,
Fracidi lividor, piaghe fetenti,
Per lo mio folle ardire,
Cagione di tant’ire.
Torto o travolto e vêr la terra chino,
Vestito a bruno tutto dì cammino.