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salmo xxxviii. 69

5          D’arsure e febbri ho palpitanti i fianchi,
     E tutti i membri addolorati e stanchi.
     Non ho più segno, n’orma
     Di vigor, nè di forma.
     Scarno e disfatto son, fin a l’estremo:
     E piango e raggio e lamentando fremo.
6          Spando ogni mio desir nel tuo cospetto:
     Ben vedi il sospirar de l’ansio petto:
     D’inquieto bollore
     Mi batte, ansando, il core.
     Ogni possa e virtute è da me sgombra,
     E gli occhi miei mortal caligo adombra.
7          I mie’ compagni ed amici sdegnosi,
     La mia piaga a mirar stanno oziosi:
     E’ propinqui inumani
     Se ne ritran lontani.
     E chi cerca, fellon, tormi la vita,
     M’ha tesi lacci e tradigion ordita.
8          Ma pur io me ne sto, di sordo in guisa,
     N’attendo a ciò ch’ognun di lor divisa.
     Qual muto non isnodo
     Risposta a quello ch’odo.
     E paio un uom che ’n gara ed in contesa,
     Non save replicar a sua difesa.
9          Poscia, Signor, che ’n te spero e m’affido,
     Tosto rispondi al mio doglioso grido.
     O Signor, e Dio mio,
     A te le preci invio,
     Che quegli audaci tu sturbi e divieti
     Di trionfar di me, fastosi e lieti.
10          Qualor ismosso mi vacilla il piede,
     Contra me alzarsi il loro stuol si vede,
     Per cozzar fieramente
     Me misero cadente.
     Perchè mi treman le mal sode piante
     E ’l mio grave dolor sempre ho davante.