5 D’arsure e febbri ho palpitanti i fianchi,
E tutti i membri addolorati e stanchi.
Non ho più segno, n’orma
Di vigor, nè di forma.
Scarno e disfatto son, fin a l’estremo:
E piango e raggio e lamentando fremo. 6 Spando ogni mio desir nel tuo cospetto:
Ben vedi il sospirar de l’ansio petto:
D’inquieto bollore
Mi batte, ansando, il core.
Ogni possa e virtute è da me sgombra,
E gli occhi miei mortal caligo adombra. 7 I mie’ compagni ed amici sdegnosi,
La mia piaga a mirar stanno oziosi:
E’ propinqui inumani
Se ne ritran lontani.
E chi cerca, fellon, tormi la vita,
M’ha tesi lacci e tradigion ordita. 8 Ma pur io me ne sto, di sordo in guisa,
N’attendo a ciò ch’ognun di lor divisa.
Qual muto non isnodo
Risposta a quello ch’odo.
E paio un uom che ’n gara ed in contesa,
Non save replicar a sua difesa. 9 Poscia, Signor, che ’n te spero e m’affido,
Tosto rispondi al mio doglioso grido.
O Signor, e Dio mio,
A te le preci invio,
Che quegli audaci tu sturbi e divieti
Di trionfar di me, fastosi e lieti. 10 Qualor ismosso mi vacilla il piede,
Contra me alzarsi il loro stuol si vede,
Per cozzar fieramente
Me misero cadente.
Perchè mi treman le mal sode piante
E ’l mio grave dolor sempre ho davante.