I Salmi di David (Diodati)/SALMO LXXXVIII
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SALMO LXXXVIII.
1 Signor, in cui riposa
De la salute mia l’unica speme;
Nel tuo cospetto voce dolorosa
Spando in angosce estreme.
Notte nè dì non ho tregua, nè posa.
Davanti a te pervenga il prego mio,
Ed al gridar porgi l’orecchio pio.
2 Che l’alma soverchiata
Emmi d’affanni e di gravose doglie.
Ell’è del chiostro de la morte entrata
Fin a l’opache soglie,
Già fra’ giacenti in terra annoverata.
E ’n questa frale mia scorza terrena
Rassembro un uom senza virtù, nè lena.
3 Già sono posto in bando
D’aura vital, come gli uccisi in guerra
Da la tua destra e fulminante brando:
Ch’abissati sotterra,
Unque in eterno non vai rimembrando.
Già mi calasti entro a caverne ombrose,
In cupi avelli e fosse tenebrose.
4 Mi fa ferma dimora
Il grave cruccio tuo sopra la testa.
De’ tuo’ flutti sonanti ad ora ad ora
M’abbatte la tempesta.
D’ogni grazia ed amor d’amici fuora
Sì mi ponesti, ch’hammi a sdegno e schivo:
I’ son distretto e d’ogni uscita privo.
5 Gli occhi d’un fosco velo
La funesta del cor doglia m’ingombra.
A te grido ognidì d’acceso zelo:
E de le mani l’ombra
Scarna, Signor, spando tuttor al cielo.
Vuoi tu far meraviglie inverso i morti?
Forse ti loderan essi risorti?
6 Di tua benignitade
Potransi i vanti dir ne l’imo inferno?
O bandirassi la tua veritade
Ne lo sterminio eterno?
Ed in quelle d’oblio scure contrade
Intoncransi ognor canzoni nuove,
Di tua giustizia per l’eccelse prove?
7 Or pur a te, Signore,
De l’angoscioso cor i’ gitto i gridi:
E tuttodì ti spiego al primo albore
I mie’ concetti fidi.
Ohimè, perchè lontan dal tuo favore
L’adirato rigor l’alma mia scaccia,
E mi nascondi la beata faccia?
8 Afflitto e bisognoso
I’ son, e pel ruggir mi vengo manco.
De’ tuo’ spaventi il fascio faticoso,
Tutto spossato e stanco,
Porto, e ne son smarrito e ansioso.
I tuo’ furori mi passaro addosso,
I tuo’ terror m’hanno atterrato e scosso.
9 Di rapidi torrenti
In guisa m’hanno circondato attorno,
Ad alto fiotto contra me correnti
Di forza tutto giorno.
Tu dileguasti amici e conoscenti:
Ogni compagno mi s’è fatto strano,
E ’l ricercarne alcun mi fora in vano.