I Caratteri/I caratteri morali/La sfrontatezza
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9.
LA SFRONTATEZZA
La sfrontatezza è, a definirla, un disprezzo della buona reputazione a motivo di turpe guadagno, e lo sfrontato1 è cotal uomo che anzitutto da chi egli ha frodato, da costui va a chiedere danaro a prestito. E poi, quand’ha celebrato un sacrifizio agli dèi, ne va a desinare in casa d’altri ma intanto, dopo averle salate, ripone in dispensa le carni, e chiamato il servo che l’accompagna gli dà un pezzo di carne e del pane ch’egli ha preso dalla mensa, e dice, che tutti lo sentano, Trattati bene, Tibío. E quando va a far la spesa rammenta al macellaio d’essergli stato utile in qualche cosa e stando presso la bilancia getta nel guscio un pezzo di carne, o, se no, almeno un osso per il brodo2; e se l’ottiene, bene, se no, preso dal banco un budelletto, se ne va ridendosela3. E quando abbia acquistato i posti allo spettacolo per i suoi ospiti, ci va anche lui senza pagare la sua parte, anzi vi conduce i figli il giorno dopo4 e il pedagogo. E di quante cose uno porti a casa comprate a buon prezzo, pretende ne sia fatta parte anche a sé, e si reca da questo e da quello a farsi prestare orzo e perfino la paglia, e quelli che gliela prestano presserà a portargliela a casa. Ed è poi capace, accostatosi alle tinozze del bagno e tuffatovi la brocca di versarsela addosso da sé5, mentre il bagnino strepita, e di dire che si è già lavato, e, andandosene grida6: Non ti ringrazio neppure.