Gynevera de le clare donne/4. De Mathilda Comitissa
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4. De Mathilda Comitissa
Mathilda Comitissa fu donna veramente illustre et de grandissimo ornamento, de la cui vita et conditione trovamo da vari scriptori diversamente scripte, anchora che ciascuno de lei parli gloriosamente, pur non senza fatica habiamo potuto sumere de tanta donna le celebrate virtute.
Trovamo duncha Mathilda essere stata figliola de lo illustre marchexe Bonifacio da Canossa, opido de la cità de Regio, potentissimo et richissimo Duca d’arme, et de la sua consorte Beatrice figliola de Henrico terzo Imperatore. Costei fu assai formosa, alevata et nutrita da la madre, per tempo de vinti anni, doppo la morte del patre, in grandissima virtute et ornamento de costumi et de lettere, come convenia a la excellentia del suo sangue. Parlava latino, gallico et germanico. Fu savia, eloquente, pudica et de alto iudicio. Doppo la morte de la madre, successe per materna heredità nel stato et dominio del castello de Canossa, de Mantua, de Modena, de Ferrara, de Regio, de Pisa, et de tutta quella parte de la Ethruria, che se appella el Patrimonio. Gubernosse cum singular prudentia et gratia de’ suoi populi cum iustitia, mansuetudine, clementia et liberalità grande, come fusse stata imperatrice del mondo. Visse sempre cum candido manto de pudicicia et religione, come optima christiana per timore de Dio e per exemplo de suoi populi. Costei se copulò matrimonialmente in Italia cum Gotifredo potentissimo principe, et cum lui fu valorosa donna ad favore et beneficio de la chiesia contra Ricardo et Guilielmo Duci de Apulia, reprimendo la forza et potentia loro contra li Pontifici maximi, che in dispretio de la chiesia gli erano contra cum fiero exercito per voluntà de Henrico Imperatore inimico de la chiesia, per modo lei fece restituire molte cose a la chiesia, che tolte le haveano. Questo intendendo, Henrico Imperatore mandò el figliolo cum florido exercito in auxilio de Ricardo et de Guilielmo valorosi Duci. Et essendo Mathilda in campo presso Parma insieme col marito, essa fu da li inimici superata, et ociso fu ne la battaglia Gotifredo suo marito.
Lei, come provida donna, per forteza, se remaritò ad Azzo marchexe da Este. Dimorato poi cum lui alquanto, sentesse essere a lui coniunta de sangue in quarto grado, per il che come donna pudica, continente et de sanctimonia piena, cognobbe il suo errore, et, per consiglio de Gregorio septimo pontefice maximo, fece el divortio dal marito, vivendo sempre casta, cum vigilie, elemosine et oratione, per penitentia de la ignorantia del peccato. Fu spechio et exemplo de magnanimità, virtù de tanto splendore, che da essa virtù tutte l’altre procedono; la quale poi fano li mortali degni del Cielo. Essendoli ribelata Ferrara, quella assediò per haverla hereditata da Beatrice sua matre, la quale era restata herede de Bonifacio suo marito, figliolo del marchexe Tebaldo. Quale, havendo havuto Ferrara da la chiesia, edificò in la dicta cità uno castello, il quale nominò Castello Tebaldo in memoria del suo nome.
In fra l’altre excellentie de magnanimità, questa donna fu studiosa de le sue proprie substantie in maritare donzelle et donare per Dio et dignificare de titoli et de robba et richeze gli homini de virtute et bontate et specialmente li amici, per la auctorità imperiale havea hereditata da suoi progenitori. Lei fondò dui monasteri, l’uno a Trixonoro, presso la cità de Luca, et l’altro a Canossa opido in quello de Regio, cum dota de molte possessione ad substentamento de li religiosi habitanti. Il magnificentissimo monastero del divo Benedecto in lo agro Mantuano, incominciato dal principe Tedaldo, suo avo, augumentò ricamente. La plebe de Sancta Maria da Carpo da lei fu dotata. Lo monasterio de Sancto Cesario, diocese mutinense, munificò de la corte de Guilzagna. Ampliò anchora felicissimamente de possessione, auro et argento, et cose preciose la Habbatia de Nonantula, dove grandissimo numero de’ monaci li habitavano. Quasi tutti li ponti de Italia de pietra sopra li fiumi fece construire, cum tanto animo et magnificientia, che sarebbe bastata a la ingente richeza de Cleopatra Regina de Egypto moglie de Marco Antonio, et a la potente richeza di Elisa figliola di Belo del Re Felice de Fenicia, che poi fu chiamata Dido, perchè fu donna virile et de singular valore, che in Phinicia lingua Dido vole dire virago; la quale poi sopra le cinere de Sicheo, suo charo marito, cum le proprie mano, presente li suoi citadini Carthaginensi se dette la morte. Sequendo nel valore de Mathilda, sucesse che in la Apostolica sede, Gregorio septimo in loco de Alexandro Pontifice maximo, admonitte Henrico Augusto, che nel tempo de quarantotto anni del suo imperio era stato dispreciatore de l’alto Dio et della christiana religione de summi Pontifici, excepto hebbe pur riguardo a Nicolao secundo pontifice, perchè de sua Sanctità lui, una cum Agnete sua consorte, ricevette la corona de l’Imperio. Ma morto Nicolao, et creato Alexandro secundo contro esso Alexandro venne scisma, et reclamante et gridante Agnete Imperatrice creò pontifice Coddo Episcopo de Parma, al quale tutti li Cisalpini obedivano, excepto Mathilda, perchè non era vero papa, per la quale scisma molti incendii, rapine et morte successeno. Ma poi Henrico, cognosciuto il suo errore, dimandò indulgentia et mercede, et quella consegue.
Morto Alexandro, successe Gregorio septimo grato a Dio et a li homini, quale subito nel principio del suo pontificato admonitte Henrico Imperatore et sua consorte, che più non commetesseno ad alcuno li ecclesiastici benefici per simoniaca cupidità, et che come christiani principi de sublime serenità vivesseno religiosamente.
Ad queste admonitione non volseno obtemperare, et specialmente Henrico essendone desuaso da Ghiberto Episcopo de Rhavena; el quale come homo seditioso concitò crudelmente, contra Gregorio, Cincio citadino romano figliolo del prefecto de Roma, il quale, come temerario cum insidie, prese Gregorio la nocte de Natale celebrante la messa, et ignominiosamente incarcerolo in una munitissima torre. Il sequente giorno il populo Romano stomocato de tanto facinoroso caso, persequitarono Cincio et liberarono il pontifice, et fine al fondamento ruinarono la torre, et le case di Cincio gettarono a terra, et a li homini et a le donne de la sua famiglia troncarono il naso, et Cincio fugitte in Germania ad Henrico, dove fu fidelmente accolto.
Gregorio alhora, per honore de la Maiestà divina, non potendo più tanta iniuria suportare, privò de tutti li honori, dignitate et beneficij cum excomunicatione prophana Ghiberto archiepiscopo et il suo clero, cum Cincio, et anchora esso Henrico privò excomunicatamente de tutte le cesaree dignitate. Ma poi Mathilda come comitissa de religione, de reverentia et de singulare auctorità reconciliò a la ecclesia Henrico. Fece questa gloriosa Mathilda per sua virtù et excellentia, che Henrico Imperatore se transferitte ad Canossa, et Gregorio summo pontifice et a li piedi del quale andò sopra el sazzo cum li piedi nudi tre volte a dimandarli perdono.
Ma poi lui infrinxe li pacti de la pace cum suasione de Ghiberto, la qual cosa intendendo Gregorio fece synodo et consiglio et interdixe Ghiberto sotto pena di excomunicatione, a ciò non gaudesse li doni episcopali. Oltra di questo, confirmò la pertinentia et decreti de magiori ad rescindere la macula de la simonia. Primamente interdisse che li cleri et sacerdoti non havesseno mogliere, nè cum donne habitasseno, excepto quelle che li sacri canonici hanno permesso nel synodo in Grecia; la qual cosa despreciando li preti, et non volendo obedire, il papa alhora comandò a li christiani, che non audisseno messa del concubinario sacerdote, et comandò anchora a tutti li fideli christiani che li sabatini giorni non mangiasseno carne et similmente a li monaci. Per questo Henrico, più irato che monito, come convenuto da li episcopi male consentienti, creò papa Ghiberto, già dimesso episcopo de Rhavenna da Gregorio, et appellaronlo Clemente; il quale cum Henrico andarono a Roma et obsediarono et afflixeno Gregorio lungamente, la qual cosa dispiaque molto a la valorosa Mathilda, come vera amatrice de l’honore de la chiesia de Dio; nel quale sperando sempre in le sue degne imprese, fece che Guizardo Duca de Puglia liberò lo assediato pontifice, et per reprimere il pessimo animo et poca reverentia verso Dio de questo diabolico imperatore quasi heretico, Mathilda, strenua difensatrice de la romana ecclesia, fece che Corado, figlio de lo imperatore, fu per lo liberato pontifice creato Re, a ciò persequitasse il padre, et il suo cesareo stato, dandoli per più forteza per moglie la figliola de Rugieri nobilissimo Duca de Sicilia. El quale Corado valorosamente persequitò il patre insino a la morte, per che in fine chi non vole la beneditione, habia la maleditione.
Morto poi Corado, succedette ne l’imperio Henrico quarto suo figliolo, il quale, andato ad Roma, come non degenerante de la prophana voluntà de’ suoi progenitori prese il pontifice. La qual cosa dispiacendo a Mathilda, subito li mandò suoi oratori a pregarlo che lassasse il vicario de Jesu Christo cum il clero. Lo imperatore, per riverentia per credito et per reputatione, temendo la sapientissima Mathilda, liberò il papa. Partendose poi da Roma lo imperatore per andare in Germania, volse visitare questa famosa et felice Mathilda, la quale era a Bibianello castello regiano, che hora dicemo le Quattro castella, hedificato da essa. Intendendo lei la venuta de lo imperatore cum grandissimo aparato et degna pompa, non lo volse spetare, ma andò a lui, et cum sua Cesarea maiestà, stette tri giorni predicandoli, cum efficace et prudente rasone, l’honore et timore de Dio, et conservare la pace et unione de la christiana re publica, come in tanta virtù dovea ogni suo studio, ingegno et forza operare. Quisti prudenti recordi et consigli, exposti cum eloquentia et maiestà, piacqueno tanto a lo imperatore, che a lei confirmò tutte le dignità et rasone imperiale havute li suoi precessori da li passati Cesari. Munificò ancora a questa Mathilda tutte le cità che sono sopra il fiume de Pado, da la ripa de Piasenza. Più volte disse lo imperatore, che mai credea che l’humana natura producesse più dignissima femina de costei. O quanto bene disse il vero, perché quanto più de lei se ode et lege, tanto più sono le sue magnificentie et virtute, le quale non sono mancho degne de gloria, che siano quelle de Zanobia de la stirpe di Tholomei de Egypto, regina di Palermini, che fu tanta despreciatrice de li costumi feminei, che domava per forza li leopardi, li orsi et li leoni, et che poi doppo molte sue victorie essendo morto Odenato suo marito fu constretta fugire verso la cità di Amessa, et di poi presa cum li figlioli fu presentata ad Ameliano successo imperatore de’ Romani per la morte de Galieno et de Claudio Augusto, di che Ameliano oltra modo lieto triumphò de lei cum li figlioli legata sopra quello triumphal carro de auro et de geme, che essa havea facto, credendo triumphare del Romano imperio. Non più oltra diremo de Mathilda, excepto questo poco sigillo di sua sancta fama. Lei duncha, essendo andata ad Roma a far reverentia a li piedi del Vicario di Christo, et visitato devotamente tutti li sancti lochi, et recevuta la benedictione del Santissimo volto, et andandosene ad casa al Bondeno, agro mantuano in la ripa di Sinthia, che ora Bondanello dicemo, dove stata alquanti giorni per fare la festa de la salutifera natività del Salvatore ne li anni mille cento et tredici, et così havendo disposto fare, li venne ad visitarla Pontio abbate cluniancense, il quale fu da lei benignamente acolto, la nocte a li divini uffici, et celebrandose la natalitia messa per tanto abbate, Mathilda fu opressa da grande freddo, doppo il quale li giunse mortal febre, per il che sentendose venire al fine de sua vita, pervenuta a li anni sexantanove, prese tutti li sacramenti de Christo da Anselmo episcopo lucense suo padre spirituale et sancto. Per rasone legale lassò el stato del patrimonio a la romana chiesia, che Patrimonio de Pietro chiamamo, et a le chiesie et a poveri de Dio cum devotione lassò ogni suo thesauro, et volse che tutti li suoi servi et serve et ancille liberi et munificati fusseno ordinatamente. Similmente tutti l’incarcerati, per il suo dominio, fusseno lassati et satisfatti de la sua hereditate a chi erano obligati. Condito questo suo et sancto testamento, et preso la extrema untione dal sancto episcopo rendette l’anima al suo divino factore, et sepelita fu cum felicissima pompa al monastero del divo Benedecto, in agro mantuano, quantuncha altri dica che a Pisa sia sepulta, le cui ossa iaciano pur dove se vogliano, di poi che lei essendo ascesa in cielo, ha lassato al mondo etterna et sancta fama. Così ogni altra donna se forci menare la sua vita cum tanta virtute et gloria per farse in terra et in cielo beata, et per dare de sua virtude dolceza a chi amarà la benigna fama del nostro pudico Ginevero.