Gynevera de le clare donne/5. De Theodora di Rodaldi Consorte de Olivero Garisendo Cavaliero Bolognese

5. De Theodora di Rodaldi Consorte de Olivero Garisendo Cavaliero Bolognese

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Theodora, figliola de Onorio Rodaldo assignato citadino Bolognese, fu mogliere

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de Olivero di Garisendi prestantissimo cavaliero de la cità de Bologna. A la nobiltà del suo sangue non ha dato poco fulgore de etterna fama, che, per virtù et magnitudine del suo animo, fece, in iactura de suoi nemici, il marito primo homo de la cità come narraremo. Se debbe duncha intendere, che inter el cavaliero Olivero di Garisendi et Thomasio di Burgari, splendidi cavalieri de la cità nostra de Bologna, nacque mortale inimicitia per diferentie de confine de certa loro possessione, in forma che ’l cavaliero Garisendo ocise uno figliolo del cavaliero di Burgari; per la qual cosa la cità fu tutta sotto l’arme, essendo famiglie grande de affinità et conditione. Di che el cavaliero Garisendo fu expulso et posto in exilio; il quale, come sdegnato, et non volendo per vergogna habitare in Italia, se trasferitte nel regno di Franza dal Re Filippo, et cum sua Serenità se pose recomandandose molto a lui

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per quello gli era intravenuto. Il Re, come serenissimo et magnanimo principe, parendoli valoroso cavaliero, li constituì honorato stipendio, et da inde pochi mesi, cum numerosi cavalieri, condusse seco, adcompagnandose cum Ricardo Re de Inghilterra, et cum florente exercito passarono in Siria per acquistare al nome de Christiano Hierosolima tolta dal Re Saladino a Guido Lusignano de generatione Gallico, già Re de Hierosolima. Il che stringendosi il Saladino, questi signori, Re di Franza et de Inghilterra, insieme contendendo del principato de Hierosolima a chi tochare dovesse, il Re di Franza indignato abandonò l’impresa et retornò nel regno suo. Et di poi il Re di Inghilterra, doppo alcuni belicosi gesti a l’impresa di Hierosolima, ( la quale hebbe in recompensatione de l’ysola de Cypri ) nel suo regno ritornò, et fece guerra poi al Re di Franza, ne la quale el cavaliero Garisendo se portò tanta strenuamente,

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che ’l Re Philippo li pose grande amore, donandoli oltra el constituito stipendio, or denari, or geme, or cavalli, et questa cosa et quell’altra, in forma se trovò assai thesoro. Stato così el cavaliero Garisendo circa quattro anni et stimolato da l’amore de la patria, et vedendose, ricomandò molti denari a la donna sua nominata Theodora, figliola de Onorio di Rodaldi, che facesse fare una bella torre, a ciò non paresse de meno conditione de gli altri citadini, perché in quilli tempi per pompa et gloria de le famiglie se fabricava tante torre come hogi dì anchora se vede, et a questo non perdesse tempo, perché quando repatriasse, come sperava, ad suo contento la vedesse, altrimenti ella sperasse già mai vederlo. Theodora, recevuto li denari, respose al magnifico marito, che farebbe la volontà sua. Poi infra se dicea: Per certo questo mio marito è mosso da imprudente consiglio, essendo in inimicitia

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et in exilio, che solo gratia doverebbe cercare. Et così in questa admiratione stando, ella fu consigliata da nascosa virtù per gloria sua, permutando pensiero, et in la sua anima disse: Mio marito ha più necessità al presente ( come per effecto vide nel suo expelimento) de amore de homini, che de pietre et de calcina. Consigliatasi duncha cusì fare cum fermo proponimento, mandava hogi per questo, domane per quello altro citadino, che li paressero homini de animo et de intellecto, li quali di suffragio indigenti fusseno, et a chi cum grande prudentia et discretione prestava, et a chi donava poco o assai, usandoli in augmento del servitio cum astutia et arte, come donna de valoroso animo affectionate parole, che da loro altro non volea se non fussero de lei et del marito amantissimi, dal quale lettere havea recevuto, in le quale facea de loro amorevole recordo, onde lei li pregava quando accadesse parlasseno

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de lui aquistandoli amore, a ciò quello in restitutione de la patria li fusse adiumento. Costoro respondevano che non solamente el loro amore a lui et a lei donavano, ma la vita, et quella di proprii figlioli disponevano a li piaceri de lei, come credere se debbe , perchè l’amore et la fede degli homini cum liberalità , munificentia et servire se aquista.

Or sequendo el cavaliero Garisendo ogni anno mandare a la moglie denari et geme, usava ella pur cum prudentia, et cum quella taciturnità, gli era possibile, il principiato effecto del suo pensiero, et al cavaliero Garisendo suo marito scrivea, che la torre se faceva, la quale a la sua tornata vederebbe bella et maravigliosa più che altra ne la cità fusse, perchè molti optimi maestri la facevano, onde attendesse pur in questo megio a la gratia del tornare. Il cavaliero, come vago de questa

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cosa, se alegrava et solicitava mandarli denari perchè presto se finisse.

Dimorato in exilio el cavaliero circa dieci anni, ad intercessione del suo signore Re Philippo, essendo morto Thomasio, cavaliero di Burgari suo inimico, la nostra illustre Re publica restituì ad esso Oliviero cavaliero Garisendo la gratia de la patria, cum promissione non offendere li soi adversarij. Habiuto el cavaliero la desiderata gratia, se partì cum affectionata licentia, dal Re di Franza, et venne ad Bologna, ma prima intrasse ne la cità la proveduta Theodora mandò secrettamente per li aquistati amici, et quilli armati li nascose in casa del marito, et amonite loro, che havesseno ad fare ne lo advento del marito in questa forma: Chari fratelli, essendo stato proprio divina providentia, che in voi habia posto ogni mia fede et speranza, io ve ho chiamati in auxilio et suffragio per vendicare la gloria del mio marito. Voi sapeti cum

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quanta iactura et vergogna de lui, et de la casa fu caciato, per il che è stato tanto tempo, cum mio singulare affanno, in exilio. Hogi, debbe venire ad fruire la carissima patria col vostro amore; per il che, come fia giunto, ve prego charamente, se la vostra fede et promessione debbeno valere, vogliati essere seco in far vendecta de l’onte recevute da li suoi inimici, li quali improveduti trovareti in forma sareti vincitori, et li nostri consuli restarano pieni de tanto timore che sareti administratori del stato de la Re publica, che non fia senza utile et vostra reputatione. Aduncha, non guardando a le mie parole de femina, benchè vere, vi prego siate forti, animosi et costanti, che ne le vostre mani resti la salute de la victoria, la quale tutta via vedo ne li vostri virili aspecti, onde questo mio disio ad voi dolci fratelli racomando.

Costore, già inanimati fieramente

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per le auscultate parole, resposeno, che già vorebbeno essere a le mane et de questo lei non dubitasse.

Or entrato ne la cità el cavaliero, andò prima ad fare reverentia a li signori Consuli, ringratiandoli de la gratia li haveano concessa; poi se n’andò ad casa adcompagnato da molti parenti. Come giunse ina casa discavalchò, et insieme cum la valorosa moglie se abrazarono et oscularono.

Il cavaliero disse poi: Theodora mia, dove è la torre? Respose ella : Hora la vederai. Et fece chiamare li nascosti amici coperti d’arme, li quali venuti, lei cum vivace aspecto et gagliarde parole a lui se volse dicendo: Signor mio, quisti amici sono la bella torre, che io te ho facta, onde presto presto, rimonta ad cavalo, et vendica l’onte recevute da li toi inimici senza guardare ad alcuna promessione di pace, che meglio è morire cum gloria, che havere de vergognosa onta bindato il viso.

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Et confortolo cum tale virile core et gesti strenui a la vendetta, che poco manchò lei non se cingesse la spada et sequire lui non cum mancho ferocità et ardire che facesse Thiara il suo marito Lucio Vitello, fratello de Aullo Vitello, principe de Romani, nel nocturno tempo, in Terracina castello de Volsi munito de molte gente d’arme, sotto il Duca Juliano, et de più marinari de la romana armata poco lontana dal Cereo monte, la quale dimorava sotto Apolinaro prefecto per la nata discordia infra Vitellio Cesare et Vespesiano. Di che Thiara combattendo fu casone che’l marito fusse vincitore.

Il cavaliero duncha, vedendose persuadere a tanto effecto de una femina, et stimulato da lo occulto inimico, subito armare se fece et remuntò ad cavalo, et uscì cum li armati amici de casa caciando mane a la militare spada, et andò ad casa fu de Thomasio cavaliero di Burgari, et ocise

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uno suo fratello et scorse la cità ad casa, or de questo parente, or amico de’ Burgari, inimici de lui, quali feriti, quali morti, et quali infugati in modo tale, che spaventò tutta la cità, de la quale, finchè ’l visse, remase il primo citadino, conservandose lo amore de li suoi fideli amici cum laude de la valorosa donna. La quale poi, a la etate de anni cinquantasepte pervenuta, se infirmò de crudele morbo, per la cui forza ella se sentiva finire. Di che, ne la conscientia stimolata, come cortello al core, in contritione de’ suoi peccati, et specialmente per essere stata sola casone che ’l marito fusse traditore de la sua fede, per lo iniquo consilio et maledecta persuasione dette a lui de lo exterminio de quisti suoi inimici, pregò il marito, cum gli occhij de lachryme pregni, che di poi havea vincto et il suo honore recuperato, che non era senza grave peccato et infamia de lui et de lei per la rota fede, che volesse remetere

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ogni injuria verso li suoi inimici per la pietà de Dio, come illustre effecto de l’homo magnanimo, a ciò iubilante, et in pace potesse morire, perchè meglio sarebbe stato per la salute de le loro anime fare la vendecta perdonando, quale non toccava a loro. Perchè, non considerando le humane conditione, siamo aburti et anegati da l’onde de la morte, et poi noi miseri piangemo li peccati quando niente ne giova. Si che lo pregava volesse perdonare et temere Dio. Audite cum pietate il cavaliero queste sanete parole, ello promisse fare quanto lei decto havea. Et essa, armata de le catoliche arme per defenderse da le tartaree forze, dando la sua benedictione ad Alexandro et a Nicodemo suoi figliuoli ne li anni de l’humana salute mille ducento et dui, nel mese di septembre cum etterna fama et pietose lachryme de li auscultanti passò de la presente vita, in la quale abbiamo la gloria de tanta donna

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recordata per ornamento del nostro fulgentissimo Gynevero, quale per più splendore lo ornaremo de le sequente virtute de Maria Puteolana bellatrice.