Gynevera de le clare donne/30. De Diana Saliceta di Bentivoglii

30. De Diana Saliceta di Bentivoglii

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30. De Diana Saliceta di Bentivoglii

Fra l’altre nobilissime donne de la cità nostra de Bologna, me vene a la memoria una donna fulvida de famoso sangue et de virtute, che fu consorte cara de Iacobo Bentivoglio, magnifico conte et cavaliero; nominata fu Diana, figliuola de Cantaglino Saliceto, richissimo gentilhomo de la cità nostra. La quale non me pare manco degna recordare per le sue civile opere, secundo la sua honesta [p. 328 modifica]fortuna, che siano state le fortunatissime et grande.

Costei duncha fu donna grande, macra più presto che pingua; fu de carne bruna; hebbe gli occhii neri, dentatura biancha et equale, aspecto grave, ricta ne l’andare; portò il capo sempre ornato de belli veli. Fu de optimo sermone, et de presto et elevato ingegno. Fu iocunda molto ne le sue parole, pigliando sempre piacere cum motti virtuosamente cum altrui contrastare, et specialmente a la mensa, certandose moralmente de qualche accidenti et effecto de hystorie. Lei sempre respondea et argomentava sue oppinione, et quale solvea, cum magiore efficacia et piacere del mondo; per la qual cosa accendea l’ingegni di certanti, che era grandissimo dilecto ad audire. Bisognava bene, quando a lei piacea, che altri fusse de provido et subtile ingegno, che da li suoi lepidi colpi se sapesse schrimire, [p. 329 modifica]che non restassero giunti. Fu sempre honestissima ne le sue parole, le quale mai lasive se poterono existimare. Fu pudicissima et castissima et de l’honore et gratia del caro marito fu sopra tutte le cose del mondo observatrice. Oh amore de inexhausto vigore ad homo felice, per essere dotato de simil donna!

Hebbe dui prudenti figliuoli, Andalao et Carolo, quali alevò grandi, cum optimi exempli et costumi. Fu donna splendida et misurata in ogni tempo et fortuna, secundo la necessità de li accidenti, in gubernare la grandissima famiglia. Non fu prodiga, ma fu liberale, et non cupidissima di geme et de auro, perchè la prodigalità insieme cum la cupidità è nephando vitio nella donna, perchè e manifesto segno del coropto pecto; et in lei regnando la tenacità et avaritia, nulla speranza de honestate et de substantie de lei se puote havere: le quale non prima sono aquistate, che cum [p. 330 modifica]lo perduto honore sono in miseria reducte; et le misere non pensano mai il periculo de le sue sensualitate mortale et lasive. A la donna per speciale peculio conviene il resparmio, et il custodire ne l’ordinata casa quello che gli è aquistato et datoli cum fede in guardia dal marito. Questa virtù fia tanto laudata, quanto fia detestabile la cupidità et avaricia de loro, et disordinato consumamento; perchè il iusto resparmio et discreta misura non è manco vero adiumento che accrescimento de le richeze, et è una felicità de la domestica famiglia et tranquilità de le menti et de le fatiche, o vero fundamento de lucentissimo fine.

Di che, concludendo, diciamo che questa prudentissima Diana gubernò la grande sua famiglia cum splendore, prudentia et misura, priva de cupidità et avaricia; et non solamente de le substantie de la casa fu salvatrice et dispensatrice, ma quelle [p. 331 modifica]augumentò, cum le proprie mane et ingegno, de egregii ornamenti. Che più di lei diremo? Se non che ella fu de tanta felicità, che infra marito, cognati, fratelli, figliuoli, nepoti, consobrini, nore, famigli, serve, et il concorso de la visitatione de’ parenti et de li amici, che per virtù de tanta donna dire pur possiamo, una minima parola discrepante da la pace et unione se sentisse già mai; fin a li cavali fremire (non) se sentivano, nè li molti cani ululavano, nè li sparvieri se moveano, come lieti de tanta unione; per il che questa illustre famiglia fu da Paulo secundo pontifice maximo sanctissima apellata. Non è questa beata virtù in costei dignissima de memoria, casone de tanta unione et pace, che siano state le memorande opere in le grande fortune de l’alte donne? Certo sì. Lei non fu vaga de suoni, canti, feste et dance; benchè honeste fusseno, non troppo le laudava, per ocio fugire. Il [p. 332 modifica]suo piacere, presso il motevole parlare de honestà pieno, era la foresta, secundo la stasone, in ucellare per varii modi, et caciare; et a questo era sì fiera, non temendo caldo, sole et fredo, che facilmente se sarebbe asuefacta a la faretra et in a l’arco, ad caciare li caprioli et cervi cum l’altre Nymphe, al tempo de la Dea Diana, il cui nome meritamente possedea.

Infra gli altri tempi de quisti suoi foresti piaceri, essendose cum molta sua famiglia fuori al palazzo de Bagnarola transferita per la pestilentia che la cità offendea, lei, come maestra, ben cum aiuto del magnifico marito afaticandose, cum la rete chiamata coperturo prese mille ducento quaglie, et cinquantatre perdice, et trenta fasani; et a la ragna, che in alto sopra due lanze se distende, prese seicento caciati tordi fra le fronde; et cum due rete poste in terra; cum ioco de certi ucellini, che insieme tirandole se congiungneno, che parete [p. 333 modifica]apellemo, prese tre millia et centoquarantacinque ucellini. Et cum correnti cani livreri a lasso, gagliardamente, prese decesepte lepore, saltando et correndo, secundo bisognava, cum el lasso involto al brazo, come fiero caciatore, et non come donna che fusse mole per l’uso dilicato de le sue adorne camere, et richissimi et morbidi lecti. Gubernava un sparviero egregiamente et sapealo ucellare. Mai in una donna, in quel tempo, de più solazo et prestante faticha se vide. Montava et descendea da cavalo senza aiuto cum molta dextreza et honestate a sedere; regea il cavallo cum optima mano, et quello fieramente equitava. Quando intravenia ad honorare le nuptie de’ parenti et de li amici, ne reportava pudica et casta laude, et publica gratia. Sapea cum carytà et honorificentia recevere altui. Fu cortese, liberale, et de animo magnifico et virile dotata. Fu pietosa, fu catholica et [p. 334 modifica]caritevole et honestissima nel vestire, despreciando le fogie lasive. Sapea mostrare turbato viso, reprendendo or cum savie or cum dolce or cum aspre parole, chi havesse falito, secundo la qualità del fallitore et graveza del crimine et peccato. Ultimamente, de le virtù et bontate de lei certo a pieno, secundo la mia conscientia, dire non potrei; perchè in molti tempi me retrovai a la presentia et opere sue, per le quale non poco splendore ha dato al Saliceto sangue, che ’l nome latino onorano.

Vivendo in questo stato coniugale, piaque al corso del cielo lei de acutissimo morbo naturale assalire, cum tal forza, che li spiriti vitali resistere non poterono; per modo, che essendo armata da li effecti de’ divini mandati, come christiana de religione, et habiuta la gracia del cielo dal vicario del summo principe Cristo Iesù, per plenaria indulgentia, per la sua auctorità in terra, passò de questa [p. 335 modifica]terrena vita andando a la aeterna, che la sua aetate havea anni quarantuno et mesi septe, compiti a punto. Quanto fusse doglia al caro marito et a la splendida et sanctissima famiglia la morte de lei, se debbe credere fusse molto, cunciò sia che la sua virtute era de molto fructo, amore et honorificentia a la casa: come il reverendo theologo et poeta, perito in tutte l’arte liberale, Baptista di Spagnoli mantuano, observante carmelita de religione et sanctimonia, celebrò tanta donna in la funebre oratione che fece, doppo li fu dato honorata sepultura.

Habiamo la gloria duncha de questa donna cum consolatione recordata, perchè de lei fussemo sempre amantissimi; et per ornare insieme cum l’altre illustre donne el nostro Gynevero, il quale son certo che de la memoria de lei, quanto de altra donna, ne haverà piacere, per havere più volte gustati li suoi costumi et [p. 336 modifica]dilecti. Come ancora ornaremo el prefato Ginevero de una altra illustre donna del Sforcesco sangue, la quale fia degna de immortal laude per la sua bontade et prestantia de animo; che sarà una felicità sapere nel modo infrascripto, quanto de altra donna se sia recordata.