Gynevera de le clare donne/2. De Theodolinda figliola de Garibaldo Re de' Bavari
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La tua Signoria, duncha, gloriosa Madonna, primamente debbe intendere, che Garibaldo, di Bavari illustre Re, ebbe una figliola, che de reale corona molto refulse, nominata Theodolinda, la quale fu despectabile forma et belleza, et de generosità de’ costumi clarissima apare: fu savia et de costumi de castitate, de eloquentia et de religione circunspecta, et de molta gratia florente più che de altra regia donna, che a quel tempo se sapesse. Garibaldo dunque, essendo nel regno suo da aspra et lunga guerra molestato, mandò in Italia la figliuola Theodolinda ad Antario Re de’ Longobardi, prima da quello di sponsata, che cum asprissima guerra tormentava Italia: et ad Verona matrimonialmente cum solenne triumpho insieme se copularono. Stato questi reali sponsi uno anno conjugati, il marito Re Antario moritte. Li Longobardi duci, in affanno vivendo per vedersi del suo Re privati, feceno consiglio de creare uno Re, et non potendose concordare fra loro, per prudente consiglio conclusero che Theodolinda..., per che era donna de grandissima virtute de animo et de ingegno et de singular regimento de homini, de stati et de regni, e veramente degna che li Longobardi facessono tal iudicio de lei, come se ostende le sue excellentie per le Epistole del divo Gregorio e per le opere de essa. Lei ultimamente ponendo in effecto il prudente judicio facto de lei presso il Castello de Laomello de la cità di Pavia dechiarò, et per suo marito et Re de’ Longobardi, Aginolfo Duca de’ Taurini, homo bellicosissimo et de grandissima virtù, de animo giovene et de forma veramente prestante. Et fu detto Aginolfo quarto Re de’ Longobardi. Recevuto dunque che ebbe lui il Regno, subito firmò la pace cum Cacano Re de li Hunni, domandata quella per lui per legati da Panonia. Similmente per intercessione del Duca di Tridentini firmò la pace cum il Re di Franza. Di poi ocise Munulpho Duca de l’isola de Sancto Iuliano, et Zangrulfo Duca de Veronisi, et Gaidulpho Duca di Bergamensi, a li quali havea perdonato. Suscepe ancora guerra contra Romani, et Roma per un anno absediò, et a quella molte clave dede. Obsediò la cità di Pavia inmunita de fosse et de mura, che allora queste citate avea dirute da Totila. Tutti li hedificij de materia de ligname fabrefacti, quasi tutti da Longobardi col foco destructi furono; similmente el castello di Monteselice. Seguito questo, Godestaldo suo genero cum la figliola presso la cità de Parma, furono presi da Galenico prefecto de Romani, et mandati ad Constantinopoli a lo Imperatore.
Aginolfo, radunate da ogni loco copie militare, obsesse Cremona et fino al solio la destrusse. Similmente expugnante Mantua, l’abbandonoe senza mura. Ogni loco questo immanissimo tormentava con ferro, foco et sangue, in modo che chi potea, fugiva cum le famiglie credendo havere salute ad l’aspre montagne. Questo nefando male dolendo al Sanctissimo Gregorio, scripse ad Theodolinda, cognoscendola per excellente fama donna de grandissima bontade et virtute, che per timore dell’Omnipotente Re del Cielo volesse fare conscienza al Re suo marito, che non facesse più tanto male. Così lei, come religiosissima Regina, per le sancte, rasone de Gregorio, refrenò l’aspro furore de Aginolfo, et de’ Longobardi destrugitori de Italia bella. Per la qual cosa el prefato Sanctissimo Gregorio non poco consolato et per fare cosa grata a Theodolinda felicissima Regina et benemerita de’ tanta sua opera, dignissima de’ laude, a lei inscripse el libro de’ Dialoghi li quali grati li furono, sì per la eccellenzia de essi, et sì per la inmortalità del dono. Et legendoli lei cum magior flagrantia che non era, se dette a la christiana religione, in modo che indusse la ferocità del marito che li Longobardi se abdicarono da la idolatria et da la heresia, che no erano boni in la christiana fede, et convertì l’animo del Re Aginolfo ad religione et a pace cum tutti li Longobardi, et la vita et costumi di quali converse al virtuoso operare.
Fece anchora questa Regina che ’l Re Aginolfo operò, che li Longobardi restituirno li beni de li chiesie, che haveano tolti, et a quelle fece molti doni. Non havendo lei figliolo maschio, pregoe el glorioso Joanne Baptista suo devoto, che intercedesse presso l’alta Maiestà divina, lei havesse uno figliolo, li edificarebbe un insignito tempio ad sua reverentia. Facto la promissione, habitando essa a Modoecia, che ora Monza diciamo, ad congruo tempo hebbe uno bellissimo figliolo, a cui pose nome Adoaldo: per il che fece edificare il promesso templo in Modoecia, molto prestante, intitulato del nome del glorioso Baptista, et per decorarlo de grande ornamento, essendo lei habondante de splendide richezze se privò de possessione, de geme, de auro, et de argento. Così li Longobardi pigliarono il divo Baptista in loro precipuo patrone. Visse sempre in grandissimo amore et reputatione del marito et de li Longobardi, li quali amavano più lei che ’l Re, per che optime conditione, idonee a regere tutto il mondo non che ’l stato, avea, se così è lecito a dire. Morto che fu il Re Aginolfo suo marito, Adoaldo figliolo, et Lei restarono heredi del regno cum grande favore de’ Longobardi, a ciò che ella lucesse et splendesse de reali honori. Nel stato viduile [visse] cum tanta honestate, castimonia et splendore reale de clementia, de iustitia et de liberalitate che la benigna gratia da lei aquisita nel principio del suo advento in Italia, cum augumento de quella, per tal forma se conservò, che regette et refrenoe cum molta destreza li fieri et valorosi Duci et molti Longobardi meglio cum parole, che facesseno de loro li preteriti Re cum l’arme et asperitate: overo mansuetudine, che credo a lei tanta gratia per speciale dono da Dio fusse concessa. Fece fare uno celebre monastero in honore del divo Colombano in Bubio, et altri monasteri, ornati de cose opportune al culto divino, che sarebbeno bastati a li molti templi ed ificati per la serenissima et sanctissima Regina Helena genetrice de lo Imperatore Constantino. Concesse Theodolinda anchora doni et grazie et dignitate a li Italici populi, et non solamente a li Templi et a lochi pii fece doni grandi in nome del Re suo figliolo, ma ancora per più celebre sua memoria instrauroe citate et castelle disolate per le passate guerre. Così lei regnando in tanta cortesia, liberalità et magnificentia, passò de questa vita cum inclyta fama, et per voluntà de lei, secundo ordinò in la sua vita, refulgente de reale corona, il suo pudico corpo nel suo edificato templo del glorioso Joanne Baptista fu sepulto cum grandissima pietate, singulti, pianti et suspiri et funerale honore et pompa come a corpo de tanta Regina convenia: la cui memoria duncha prima habiamo ne la Gynevera opera recordata per ornare bene de fronde del nostro amato Gynevero, che tanto letifica per sua virtù ciascuno. Ma per duplicarli ornamento explicaremo nel sequente dire, le opere, degne de perpetua laude, de Pezola Piatese, che a quilli tempi se dubitava che una altra de più generoso core de lei fusse infra l’altre Bolognese donne.