Gynevera de le clare donne/15. De Paula marchionissa da Gonzagha
Questo testo è completo. |
◄ | 14. De Cleofe di Lapi da Cesena | 16. De Barbara Tedesca secunda Marchionissa di Mantua | ► |
15. De Paula marchionissa da Gonzagha.
La fortunatissima famiglia de’ Gonzagha, se può fra l’altre sue glorie del cielo contentare de essere stata matrimonialmente honorata de la excellentia de una donna, quanto de altra illustre famiglia de la nostra Italia se possa requirere: che fu Paula, dilecta figliuola de Malatesta di Pesaro, felicissimo principe, et consorte del glorioso Ioannefrancesco de Gonzagha, primo Marchese di Mantua, principe certamente de molto splendore. Quasta duncha excellentissima donna fu de bellissima forma, de gratioso aspecto et reverendo, eloquentissima, benigna molto a piccoli et a grandi et de qualuncha stato; fu caritevole et elemosinante molto, consolatrice de li aflicti, inimica de la avaricia radice de tutti i mali; fu gratissima a li populi suoi: il suo consiglio fu prudentissimo et estimato non solo dal proprio stato, ma da li alieni; fu affabile et liberale in l’audentia, dicendo lei non solamente a se istessa, ma a tutta la republica del proximo essere nata, di che il principe marchese suo marito ne iubilava. Hebbe sei figliuoli, quattro maschii et due femine. Il primo chiamato Lodovico, che sucesse come primogenito nel stato. Il secundo fu Carolo, che fu signore de Viadana et de altre castelle in Cremonese, et ne l’arme fu valoroso duca. Il terzo fu Joanne Lucido, il quale per poca gratia de natura fu diforme, di che poco visse dopo la morte del patre. Il quarto figliuolo fu Alexandro, el quale anchora lui essendo deforme molto et de optima coscientia, non poco sedette a la conversatione de religiosi de sancto Dominico et de altri devoti religiosi; dominoe Canedo et altre castelle di Bressana: il quale, senza figliuoli morendo, il marchese Ludovico suo fratello hereditò il stato de queste castelle. La prima figliuola hebbe nome Margarita, disponsata al gentilissimo marchese Leonello estense. La secunda figliuola hebbe nome Cecilia, la quale essendo per future parole desponsata al primo duca de Urbino et lui vivendo, ella, per inspiratione divina de più securamente salvare la sua anima, se fece monacha de sancta Clara et in quella sancta vita terminò li suoi giorni.
Fu questa Paula fondatrice in laude de l’Omnipotente principe de alquanti monasteri de monache de sanctissima vita de sancta Clara: et tutta li altri monasteri de Mantua et del Mantuano, de homini et de donne, ad vera et ad sancta observantia fece, privando li conventuali, come ancora a quisti tempi ad suo felice nome se observa, di che le mantuane parte di devotione splendeno.
Questa dignissima donna de spectata virtù divenne ne la sua belissima gioventude in gobositate: per il che pare, secundo el iudicio de alcuni, che la posterità de lei ancora ne senta. Fu opressa de mali de fianchi et de podagre et de altri varii morbi, in forma che le mane non se potea ponere a la bocha; et lei pacentissima l’alto Dio de ogni cosa rengratiando, come de Jesu Christo fidelissima martire. Per sua devotione se fece fare uno loco presso il fabricato monastero de sancta Clara in Mantua, dove come fidele cristiana finitte la sua sancta vita, doppo la morte del marito de quattro anni, havendo lei de la sua etate compito anni sexanta. Per questa sua religiosa vita et sancta fine fu predicata per beata et sancta, come per molti se vede, essendo alhora recordato cum pietose voce et affectionate parole le sue spirituale magnificentie, la charità grande dimostrata a li suoi subditi, le elemosine, li doni in le persone virtuose et costumate, li deiunii, le abstinentie, li officii, le oratione usate da lei et la singular patientia de le sue infirmitate, che chi audiva queste divine virtute, insieme cum chi le recordava per dolceza de core, cum le mane giunte benediceano la felice anima de tanta donna.
Certo se questa sanctissima donna fusse stata al tempo del divo Hieronymo, non manco da la sua celeste eloquentia sarebbe celebrata la sua nobilitate, excellentia et virtute, che fusse Paula clarissima romana, figliuola de Paulo, del sangue del greco principe Agamenon, et de la sua consorte Blasilla, de la stirpe di Scipioni et di Grachi, et moglie de Toxatio de la casa Julia. Et voi duncha, illustre donne che tanto nel fasto et pompa del mondo viveti, non sdegnate contemplare la virtù de tanto splendore che fu in Paula Gonzagha, la quale mai nel fiore de la sua beleza, ne il splendore et suavità del stato, abandonò de Dio il timore, considerando la mortal fine, et mai manchòe de clementia et charytà al proximo, che così lei dicea essere a questo debito nata. Certissimamente de la virtute et beati costumi de tanta donna la marchionissima Tedesca sua nora, consorte del suo primogenito, fu vera imitatrice, in gloria del sexo femineo: come secundo la exilità del nostro ingegno sinceramente explicaremo. Per il che, come fano li angeli in cielo, le humane mente de tanta degna et suave memoria ne pigliano consolatione, come precipuamente ancora a mi pare vedere jubilare il nostro Gynevero, come vaghe fronde da suave aura del tempo estivo.