Gynevera de le clare donne/12. De Zanna di Bentivogli bolognese
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Zoanne primo di Bentivogli fu, per virtù et magnitudine del suo animo, signore illustre de la cità nostra. Il quale in fra li altri suoi nati hebbe di Elisabetha sagia figlia del magnifico Cino da Castel San Piero sua consorte, una figliuola a lui molto chara nominata Zoanna, che per coruptione del nome era appellata Zanna, la quale non poco fulse al mondo de laudatissimo nome, et valore per modo meritando lei essere ornato de inclyto marito, il patre la dispensò per parole de futuro a l’unico figlio de Francesco da Carara circumspecto principe de Padua, quantuncha lei fusse in tenera etate, ma de questa matrimoniale promessione non piacque a la iniqua sorte sequisse effecto, perchè quasi in uno medesimo tempo ambidui quisti principi del stato et de la vita precipitarono.
Li parenti di poi volendo al congruo tempo remaritare la valorosa donna, lei disse, che volendo darle marito, li desseno soprattutto marito, che fusse amico del sangue Bentivoglio. Di che ne li anni de la beata gratia mille quattrocento undeci anni la copularono per prudente consiglio a Gasparo di Malviti generoso citadino de la citate nostra. Questa donna come sempre visse cum publica laude, così cum el marito se conservò cum gratia, honore, honestate et pudicicia. Fu bella donna et de forma mediocre; fu alquanto bruna de carne, non fu pingua, hebbe due belissimi et vaghi occhi cum spacioso fronte. Hebbe le mane sì belle, che davano non poca gratia a le annella. Fu de magnifico aspecto. Hebbe andare pomposo de grande honestate; il parlare moderato cum benigni acenti, prudente, dolce et facundo. Non parlava quasi a persona, che cum laude de lei non li restasse affectionato. Fu molto studiosa et vaga ne l’opera de Dante, in quella del Petrarcha et del Bocacio, cibandose cum piacere de la loro dolce lira et eloquentia, et accomodatamente in li suoi quoloquii quisti poeti sapea alegare cum qualche versetto de la Sacra Scriptura, quantuncha non savesse latino, che era una prestantia audirla. Hebbe artificiose mane in egregie virtute muliebre. Cum multa felicità et vagheza, a fiori de margarita rechamò una vesta de finissimo scarlato a Margarita sua prima figliuola. Fu donna splendida et, oltra il costume naturale del sexo femineo, fu molto cortese et liberale, che furono effecti de virtute grande in lei non nascosi a le egregie parole, che in epsa non si potea dire el trito proverbio de pessimo effecto et natura, che facesse come la galina che canta bene et raspa male. Fu de calidissimo et preclaro ingegno, fu humana, affabile et dolce nel conversare et cum honestate et castimonia. Fu grata sempre in quello che possette di beneficii recevuti; perdonava a le volte cum dificultà a chi la offendea. Se mostrava cum parole dolce suridendo a li offenditori per vendicarse cum discreto modo de li receputi despiaceri, salvo che pur a quilli che se mostravano penitenti de le loro offese perdonava per non essere degenerante a la magnanimità paterna. Ebbe dodeci figliuoli de laudabile forma, tre femine et nove maschi, de’ quali ne fu assai in parte fortunata. Il primo hebbe nome Margarita donna de animo et de prudentia, la quale fu copulata in Guidantonio primo di Lambertini, precipuo citadino de antiqua richeza et de generosità de sangue, quale moritte ditatore; il secundo, Elysabetha maritata in lo eximio doctore Albertho Azoguido; il terzo figliuolo, Achylle che fu Hierosolimitano cavaliero de grande magnificentia; il quarto, Virgilio che fu in la republica de aspecto, de prudentia et de consiglio illustre patricio; il quinto, Elena donna venusta, virago et de grande liberalità in li amici, come dimostrò a la sua fine, che in servitio de li amici se trovarono quasi tutti li panni et zoglie sue prestate, la quale fu maritata a Ludovico Bentivoglio che fu ornato de militar splendore cum tutti li suoi posteri dal pontifice Nicolao quinto cum munificentia de la Sacra Spada, che tene li pontifici la nocte de la natività del celeste principe in significatione che per iustitia nacque la sua divina Maiestà, che poi de tal dono non se dignifica se non li re, imperatori et gran signori, perchè siano de iustitia observanti. Il sexto figliuolo fu Carolo quale de nocturno tempo inopinatamente fu ferito in uno bracio da certi gioveni, per la quale ferita terminò la vita. Il septimo figliuolo, Lodovico strenuo duca d’arme decorato de militia come vero cavaliero in la guerra sopra le porte de Milano, che fu tanto valoroso, che Francesco Sforza, poi principe de Milano, alhora imperatore de l’alto dominio venetiano hebbe a dire che havendo ad fare electionede tre migliore lanze de Italia, eligirebbe per una de le terze questo cavaliero. Lo octavo figliuolo fu Zanichino; il nono, Nestore, quale fu privato in uno momento de vita da una spingarda in la civile bataglia contra li Canetuli sanguinati inimici de’Bentivogli; il decimo figliuolo Antoniogaliazo il quale moritte in fantile aetate; l’un decimo figliuolo Hercule valoroso duca d’arme nominato per Hercule Bentivoglio, fratello de lei che ne l’ingresso de la chiesia, prima recevesse l’aqua del cristiano fonte, fu nominato Bentivoglio; quale Hercule insieme cum altri strenui duci d’armi furono nel Friule presi da fiera invasione de’ numerosi Turchi et conducto al grande Turcho moritte nel camino. Il duodecimo et ultimo figliuolo fu Pyrrho dignissimo patricio del fersineo Senato.
Questa Zoanna fecunda donna se alegrava quando havea figliuoli, perchè dicea quili aquistarebeno de li amici al sangue bentivoglio. Spesso dicea rasonando de la condictione de li stati, et come a quilli per varii modi se ascendea, che parlare ne sapea. Se exstimava per suo naturale ascendente et sopra ciò in tal modo se infiamava, deponendo la timidità feminile, che spesse volte disse, che non li manchava altro che ’l segno virile per dare stato et reputatione a la casa Bentivoglia ad confusione de’suoi inimici. Lei se forciava cum parole et cum quello potea per conservare l’amore et la fede de’partesani et aquistare de’novi. La prima volta che la famiglia Bentivoglia et la famiglia Canetula pigliarono l’arme cum li loro amici per insanguinarsi, lei per auxiliare come valorosa donna senza paura il magnifico doctore Antoniogaliazo et Hercule suoi fratelli fece cosa degna in una donna de perpetua memoria in persuadere et armare li amici ad inquinarse le mane nel sangue de li inimici; et lei cum le proprie mane armò il mio genitore che fu la prima volta prese l’arme per heredità paterna per la facione bentivoglia essendo anchora doloscente: che più volte me disse che mai cognobbe donna de più magnitudine de animo de lei, come intenderasse nello inicio de le seguite facione.
Dobiamo duncha sapere che essendo papa Ioanne vocato ad concilio ad Basilea in Alamania, menò seco Antoniogaliazo doctore illustre, Baptista da Canetulo et alcuni altri nostri magnifici citadini. Di che papa Joanne fu deposto del pontificio. Lui per questo sdegnato, pensando farne vendecta, licentiò quisti citadini havea menato seco, li quali per molte efficace rasone persuase che come fusseno a Bologna tolesseno la cità in se a la chiesia, che lui presto li sarebbe a le spale in loro favore. Così feceno tutti come amici, che erano concordi et feceno sexdeci nobilissimi citadini gubernatori al stato, quatro per quartiero, da li quali nominarono il Regimento, officio di signori sexdeci.Quisti Canetuli, specialmente Baptista, che havea l’animo et l’ingegno alto et per splendore de le sue richeze, incominciò stimulato da la ambitione partegiare cum Antoniogalazio di Bentivogli, levandoli per forza de robba et de denari de li amici; la qual cosa dispiacendo ad Antonio galiazo, fece venire Cambio Zambecaro doctore prestante, inimico de’ Canetuli, che era in exilio, et misselo cum aiuto de alcuni signori Antiani secrettamente in lo loro palazo, et lui a le spale cum molti suoi amici per reprimere la superbia de li canetuli pensieri; et erali suo fratello Hercule Bentivoglio; armati et auxiliati tutti da la valorosa donna. Li Canetuli, questo intendendo, subito cum le arme se levarono et corseno in piaza. Et Mattheo Canetulo, patre de l’alto Baptista, andava ad cavallo, confortando il populo se levasse, sotto colore de conservare la populare libertà, dicendo a la gente che le arme pigliasseno, perchè Antoniogaliazo era in palazo per farse, come fece il patre, signore de la cità, et che non stesseno a perdere tempo, che dolce cosa era per la libertà morire. Ad queste persuasione li tri quarti del populo et de quilli, che anchora li suoi descendenti trumphano, come precipui amici del stato bentivoglio, preseno virilmente l’arme contra Antoniogaliazo. Ultimamente, per il megio de prudenti citadini se pose assetto, che Antoniogaliazo del palazo usisse et che ’l Zambecharo retornasse in exilio.
Uscito che fu del palazo el doctore Bentivoglio Antoniogaliazo cum circa trecento cinquanta homini bene armati, et essendoli drieto usate certe contumelie de parole, Hercule suo fratello che fu homo in arme strenuo, non potendo tale iniuria tollerare, fece retornare cum alte voce il fratello a drieto che era avanti; et furono a le mane cum li Canetuli, che erano grandissimo numero, per modo li caciarono de la piaza cum iactura et ignominia loro. Et li proprii Canetuli fugirono per ultima salute in casa de Baptista Bentivoglio, cavaliero de credito et de reputatione grande, recomandandoli la loro vita: così per pietate furono da lui salvati. Ma ad Verona li mandarono in perpetuo exilio.
La valorosa donna de questa victoria iubilava; ma volea nel primo furore insieme cum molti amici fusse levato la vita a li superati inimici, a ciò non molestasseno mai più li Bentivogli. Ma ad Antoniogaliazo non piaque, come doctore magnanimo, dicendo che solo li bastava la gloria de havere vincto, come havea promesso al cavaliero Bentivoglio. Se alegrava lei hor cum questo amico, or cum quello altro, laudando la virtù, animo et prodeza loro per vari modi, gesti et qualità de parole, che era cosa da non credere in una donna, che sarebbe stato sufficiente ad uno victorioso capitanio verso li suoi militi.
Antoniogaliazo duncha restato de la cità primo citadino, regea quella a stato et libertà populare, senza titolo de la ecclesia; la qualcosa non piacendo a papa Martino de casa Colonna, mandò el sig. Brazo perusino cum florente exercito ad campo a la citate de Bologna per trovare Antoniogaleazo et redurla al solito gremio de la chiesia. Di che Antiogaleazo, vedendose stretto da lo exercito et non parendoli potere resistere et consigliatone fidelmente da esso signor Brazo, perchè già fu soldato del signor suo patre, dette la cità a la chiesia; et partisse de Bologna et andosene ad Castello Bolognese donatoli dal papa, che di poi el convenne restituire al papa et pigliare altra habitatione. Il pontifice maximo, havuto la cità, mandò in quella per Legato il Cardinale de Spagna.......il quale persuase il papa che male la citate se potea tenere secura senza spale de qualche parte, et che li parea se revocasse li Canetuli: et così furono dal suo exilio de Verona chiamati. Venuti che furono, hebbeno tal caldo dal Legato che veneno in grandissimo stato et reputatione, essendo loro homini de animo, de ingegno, de abundante richeze et de quelle molto liberali, per forma che ’l Legato non facea se non quello che loro designavano; et incominciarono a perseguitare li amici bentivoglii, levando hogi la vita a questo et domane a questo et a quello altro, et questo et quello tormentando et confinando, dei quali fu el mio genitore uno: che ancora de pietate me affligo, recordandome havere da sua memoria inteso il tormento et passione che hebbe de l’aspra et molta tortura, cum li ferri a li piedi in la torre de le hore et per più tormento postoli sopra li ferri una grave lorica, et de li suoi beni spogliata la casa; et il stento patito ne lo exilio, nel quale alcune volte per vivere le radice de le herbe convenne cum li altri amici mangiare; come questo corroborando, Cola ausculano, secretario vecchio de la benigna memoria de Antoniogaliazo, me disse, connumerandome nel numero di prischi amici.
Partito poi questo Legato Cardinale de Spagna de Bologna ne venne il Cardinale de Sancta Cicilia, nominato Lodovico, il quale fu poi da’ Canetuli cacciato, tollendo loro la cità in se a la chiesia: et il stato a loro se propriarono. Il papa Martino, questo non volendo comportare, mandò Iacobo Caldora prestantissimo capittaneo cum grande exercito ad campo a la cità de Bologna, per recuperare de quella il perduto stato; et mandoli Antoniogaliazo cum li amici suoi, per il cui auxilio sperava, havendo la parte dentro, havere presto la citate; che sequito li sarebbe li suoi pensieri, se la fede del capitaneo non fusse stata violata. Che diremo anchora de questa valorosa donna, la quale, sentendo il fratello, da lei sopra ogni altra cosa amato, in campo cum li suoi amici, senza timore cominciò ad operare la virtù del suo ingegno et magnitudine de l’animo in svegliare quilli amici che erano dentro al subsidio del papa, per pore il fratello in casa, quale non potea patire fusse tenuto expulso da la superbia de li inimici. Tenne pratica cum el papa per suo proprio ingegno darli la cità de Bologna et caciare li Canetuli suoi inimici; et lei de sua mano ad sua beatitudine scripse. Usava grandissima arte et calidità significare per lettere al fratello come conviene per pigliare li stati, che era cosa stupenda; che ordinata havea darli una porta de la cità, et mandava certe fidate donne che l’una non sapea de l’altra fuori de la cità, facendo dimostratione andare per neccessità ad cercare legne, et facea ponere le lettere sotto certi arbori in terra coperte de scudelle et portavano risposta, che in quelle scudelle trovavano, come havea ordinato cum el fratello.La pratica, come volse la contraria sorte, se scoperse et furono presi alcuni citadini et morti iusticalmente: et oltramodo dolente fugitte per salvare la vita in casa de la clara famiglia de’ Bolognini et poi andosene ad Modena che era gravida de Pyrrho, quale habiamo de sopra narrato per il duodecimo figliuolo. Come lei fu giunta ad Modena, non come timida donna et priva de alteza de animo, scripse de sua propria mano a la Sanctità del Papa non desistesse da l’impresa per molte efficace rasone: che forza sarebbe a li inimici abandonare la terra, perchè non poteano più li citadini portare le loro iacture: et recomandoli el fratello demostrandoli che più devoto e fidele de lui non potea in Bologna havere. Lei poi doppo alquanto, pervenuta al termine de discaricarsi del nascoso figliuolo, il quale partoritte et fu nominato Pyrrho, per il cui parto fu oppressa da tanta debilità corporea cum grande febbre che ne consequite la morte nel mille quattrocento xxviiii, che cum optima et sancta contritione de suoi peccati patientemente sostenne, quantuncha dicesse che più contenta sarebbe, se prima hayesse sentito che il fratello, il charo marito et li amici essere felici retornati in casa, di poi che ella per sua opera non havea potuto: ma questo suo desiderio a la divina providentia recomandava.
Morta duncha questa magnanima donna, fu cum pietose laude sepulta cum honorevole exequie dal modenese populo, nel quale exequio il reverendo Carolo di Boiardi episcopo de essa cità et il conte Brandolino cum grandissima carità se adoperarono, perché a lei furono de spirituale affinità coniuncti, conciosia che li haveano levato dal sacro fonte il parturito figliuolo.Questa morte cum singular merore dolse al marito, a li figliuoli, al caro fratello Antoniogaliazo et non a Hercule, perchè già molto facea era morto de uno scontro di lanza. Et a tutti li amici dolse ancora, perdendo la speranza de retornare a la carissima patria; et ancora Martino pontefice maximo ne pianse, dicendo che una tanta donna refulgente de phausta claritate come costei, dovea morire già mai.
Voi duncha donne che al stato militate o vero militare desiderate, spechiative in le opere prestante de la degna memoria de la valorosa donna bentivoglia, per felice gloria del nostro Gynevero, che de la sua gratia ombregia li nostri disii. A li quali per dare più odore gynevero, narraremo nel succedente dire le illustre virtute de Baptista da Montefeltro Malatesta, che fu de benivolentia coniuncta cum el valore de la sopra nominata Ioanna Bentivoglia.