Guida turistica di Dostrento/Il monumento a Cesare Battisti

Il Monumento a Cesare Battisti

../Vie di accesso ../Dostrento nell'ascesa presente e avvenire IncludiIntestazione 7 settembre 2021 100% Da definire

Vie di accesso Dostrento nell'ascesa presente e avvenire

[p. 8 modifica]


Il Monumento a Cesare Battisti.


Il Monumento a Cesare Battisti, annunziato in bell’auspicio già nel luglio 1916, pochi giorni dopo il martirio, quando tonavano ancóra incerte le artiglierie nelle Alpi, con decreto del Presidente del Consiglio Paolo Boselli controfirmato dal Luogotenente Tomaso di Savoia; precisato nella sua impareggiabile ubicazione sul Dosso romano, ed anche persino, approssimativamente, nella sua forma di piccolo tempio candido e classico dall’articolo d’un giornalista principe, Ugo Ojetti, giusta una aspirazione di volontari reduci dalla guerra espressa dal prof. Livio Fiorio; fu voluto fortemente dal Duce (già collaboratore di Battisti a Trento nella vigilia) e da Lui così fu anche realizzato, attraverso il progetto dell’artista di fiducia architetto Ettore Fagiuoli di Verona, in meno di un anno con tutti i sussidi della tecnica moderna.

È prevalsa l’idea, vagheggiata anche dalla Vedova Ernesta Battisti, di un monumento tombale, che accogliesse cioè anche le spoglie sacre dell’Eroe Martire:

„Il macigno austero e superbo dica l’orgoglio del popolo trentino di aver da sè espresso, a proprio simbolo, tale figlio. Il luogo solitario e le linee dell’artefice ricantino la mistica poesia di quella Vita...

Un monumento vuoto lassù è una fiaccola senza luce, e Quegli, a cui fosse eretto, ne parrebbe quasi esiliato”.

Nel grande pensiero del Monumento, giusta anche le espressioni del sen. Zippel, era insito pure l’omaggio agli altri Martiri del Trentino saliti alla gloria nella Fossa del Bonconsiglio, ai XXI Fucilati del 1848 e „a tutte le vittime, note ed oscure, della mia terra che per questa nostra Italia soffrirono e vinsero”. [p. 9 modifica]

Nella Commissione per i monumenti a Cesare Battisti e a Nazario Sauro sotto la presidenza di S. E. Paolo Boselli avevano invero fatto parte il Duca della Vittoria Maresciallo Diaz, il Duca del Mare Grande Ammiraglio Thaon di Revel, S. E. il Senatore Giuseppe Zuppelli, i Senatori Corrado Ricci, Vittorio Zippel, Ettore Tolomei, Bistolfi e Salata, l’on. Dudàn Monumento a Cesare Battisti (arch. Ettore Fagiuoli di Verona).
                                                                                                                        (fot. Giulio Garbari)
e il comm. dott. Giovanni Peterlongo per il Comune di Trento, funzione oggi assunta dal Podestà comm. Mario Scotoni.

Direttore tecnico dei lavori fu il solerte perito edile Gino Fontana di Milano; le colonne del monumento austero e solenne salirono con fascistico fervore. L’opera, iniziata il giorno 20 aprile 1934, nel dicembre era già finita, coll’uso di una potente gru. [p. 10 modifica]

Il Monumento adunque è un mausoleo a forma di tempietto classico, di dimensioni però assai colossali, come comportavano ed esigevano pure la solennità e la vastità del magnifico ambiente.

Il tempio è costituito da un grande basamento sul quale sorge un colonnato racchiudente un’Ara che sostiene l’Arca sormontato da una trabeazione; mentre nell’ipogeo o sotterraneo trova sede la cripta, pure circondata da colonne, per le Ossa venerande.

Lo stilobate o basamento delle colonne ha un diametro di m. 26.25 ed un’altezza di m. 4.60, ed è costruito esternamente in pietra di Trento (per il colore, simile alla carne della ciliegia, chiamata „ziresòl“, „ciliegiòlo“) ed internamente in verdello“ („verdicello“) delle cave di Mèlta (località alle falde di sera del monte Argentario lì di fronte).

Le colonne in numero di 16 sono in pietra „verdello" ed hanno un diametro di m. 1.70 alla base e di m. 1.30 in sommità. La loro altezza è di m. 14.

Sulle colonne appoggia la trabeazione costruita in pietra detta „bianco di Pila“ di Villamontagna (Argentario, parte di mezzodì).

Il diametro esterno della trabeazione che lega le colonne nell’alto, è di m. 26 e la larghezza è di m. 2.30.

La grande scritta all’interno della trabeazione, dettata da Giuseppe Gerola e prescelta dal Capo del Governo, suona: A Cesare Battisti — che preparò a Trento — l’unione alla Patria — ed i nuovi Destini.

Sull’Ara la scritta: Cesare Battisti è orientata verso il monte Argentario; l’altra: 12 luglio 1916, giorno del martirio, è dalla parte opposta (Monte Bondóne).

Nell’ipogeo le 8 colonne lucidate sono in porfido di Predazzo in Val di Fiémme (Trentino) ed i pavimenti in „verdello“ lucidato. In „verdello“ son pure la cripta e l’Ara. L’Arca soprastante all’Ara è pure di porfido di Predazzo lucidato: di colore cupo, spicca drammaticamente facendo macchia con potenza di effetti tra il biancore del colonnato, anche per chi la guardi dal fondovalle, mentre ad ogni suo passo vanno interferendo con bel gioco le fasi di ecclissamento del tetro sarcofago. Questo, uno degli aspetti più belli e caratteristici dell’opera d’arte, monumento semplice e forte come la vita dell’Eroe e issato tra la maestà del bacino della Città dei monti per eccellenza — Trento — , in vista dei due rifugi montani dedicati a Cesare Battisti e al [p. 11 modifica]suo compagno di martirio Fabio Filzi (sulla Paganella e sul Finónchio).

Il peso dei materiali ingenti trasportati in sito si aggira sui 350.000 quintali; i soli cancelli per cui si accede all’ipogeo e all’Ara, in bronzo, pesano 5.000 chilogrammi.

Il busto del Martire collocato nell’ipogeo è opera dello scultore Eraldo Fozzer di Trento, vincitore del relativo concorso.

Il Monumento colla sua mole marmorea sorge precisamente sulla parte di greco del Dosso a pochi metri dalle rupi perimetrali di levante, irte di querce nane distorte dall’ala delle meteore, dominanti come gli uragani politici su questo sito, diremo così, strategico, Dostrènto, che invade la storia e la civilissima vallata.



Panorama dal Monumento.


Grandiosa è la vista dal piano dell’Ara, corrispondente al travaglio geologico che ha plasmato l’ambiente, specialmente le energiche quinte di sera dal bacino di Trento, imprimendovi un faticoso vólto colle pareti della Paganella, del Soprassasso, (ambedue cose assai care a Battisti), della rupe di Sardàgna. Ci si sente piccoli e sperduti. Forse esse piacquero perciò anche a Dante; infatti, secondo recenti opinioni, da queste parti, centro la rupe di Sardàgna, son da cercare i luoghi d’una nota terzina col nome di Trento del canto XII dell’Inferno, di cui il paesaggio robusto offre anche visioni, cerchie d’Averno. Di là dall’Adige, sulla sinistra, natura un po’ più incerta, senza così forte andamento, senza energia, quasi con conati e pentimenti, ma così più addolcita di colline, di vigne.

Principiando dalla Paganella e continuando a sinistra il giro su tutti i quadranti, ci basti nominare la Paganella (m. 2125) col Rifugio „Cesare Battisti" (m. 2108); la Gàgia (m. 2038) e il passo San Giovanni inciso in essa (m. 1677) sormontato dalla più lontana cima di Ghéz (=gaggio, m. 2713); il Soprassasso (m. 807, colla sottoposta parete a picco rossigna); il gruppo del Bondóne con Gróa (m. 872), Candriài (m. 950), Dosso della Croce o Corno di Vasóne (m. 1560) e le sottostanti cascata di Sardàgna e rupe di Sardàgna colla relativa funivia; la Zugna sanguinosa (m. 1865); il Finónchio (m. 1603); la Vigolana dolomitica col Bècco di Filadonna (m. 2150); Dosso [p. 12 modifica]di S. Rocco (m. 456); la Marzòla (m. 1737) e il Cèlva (m. 999) che hanno a tergo Cima di Vetriòlo (m. 1854), la Pananarotta (m. 2002) e il Fravòrte (due quote, m. 2234 e 2350), e davanti il Dosso di S. Agata (m. 575); l’Argentario o Calìsio (m. 1096); Monte Corona (m. 1037); il Roén (m. 2115); il Corno di Trés (m. 1812); il Monticello (m. 1859); la Roccapiana (m. 1648); il Fausiór (m. 1553); poi ancóra la Paganella.