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di S. Rocco (m. 456); la Marzòla (m. 1737) e il Cèlva (m. 999) che hanno a tergo Cima di Vetriòlo (m. 1854), la Pananarotta (m. 2002) e il Fravòrte (due quote, m. 2234 e 2350), e davanti il Dosso di S. Agata (m. 575); l’Argentario o Calìsio (m. 1096); Monte Corona (m. 1037); il Roén (m. 2115); il Corno di Trés (m. 1812); il Monticello (m. 1859); la Roccapiana (m. 1648); il Fausiór (m. 1553); poi ancóra la Paganella.



Dostrento nell’ascesa presente e avvenire.


In quest’anno 1935 sul Dostrènto selvoso, pieno di storia e di memorie, austero e ameno, è stato inaugurato solennemente il Monumento nazionale al grande Martire trentino ed italiano, Cesare Battisti, e per bella combinazione scade anche il bimillenario della nascita di Orazio, il poeta che ha cantato le imprese d’Augusto e la vittoria di Druso, figliastro dello stesso: Augusto — lo attesta la lapide di Piedicastello dell’anno 23 avanti Cristo, dalla fondazione dell’Urbe 731 — aveva fatto apprestare, qui al Dostrènto presso l’Adige, per opera del legato Marco Appuleio (parente, a quanto sembra, dello stesso Augusto) le fortezze, da cui partirono poco dopo le legioni per la conquista di tutto il nostro saliente alpino ed oltre. Spesso le date della storia hanno le loro pensose combinazioni!

Obietto militare austriaco impenetrabile — piccola Gibilterra delle Alpi — , sottratto dal 1850 fino al 1918, Vittorio Veneto, ad ogni sguardo amoroso pur di scienziati, il Dostrento, per provvido intervento del Sindaco Vittorio Zippel, con apposito disegno di legge fu dal Governo del Re ceduto gratuitamente alla Città, che l’ebbe come dono di Natale nel 1921, ceduto, come diceva la relazione Rava al Senato, su domanda della „città di Trento, cara ai cuori italiani“ ,,per formarne un verde, ampio e bel parco, congiunto con ferrovia funicolare alla città, e aperto al pubblico“.

„Il luogo — continua la relazione Rava — servì sotto la dominazione austriaca come fortilizio destinato a tenere in soggestione la città, e nascose nel suo seno depositi di munizioni quasi permanente e visibile minaccia dell’oppressione contro il sentimento indomabile d’italianità della patriottica popolazione“. E termina raccomandando di dare suffragi favorevoli alla proposta „che premia la secolare e indomita italianità di Trento“.

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