Guida della Val di Bisenzio/Parte prima/Natura del suolo
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Natura del suolo. — Minerali. I monti della Val di Bisenzio nella loro fisica costituzione appartengono al terreno compatto secondario dell’Appennino e al cristallino o metamorfosato di serpentino e granitone. Le roccie calcaree o alberese sovrabbondano nei monti della Calvana e in alcune parti del poggio delle Coste; l’arenaria o macigno predomina nel M. d’Iavello, e nei suoi contrafforti, ma sovratutti richiama a sè l’attenzione il Monteferrato che si separa affatto dagli altri monti vicini e per aspetto esterno e per intima struttura.
L’amico Prof. Paolo Emilio Alessandri mi permise di togliere da un suo studio inedito su questo monte le notizie mineralogiche che pubblico, le quali saranno per riuscire gradite ai lettori.
«Il Monteferrato è costituito da un ammasso di rocce eruttive, unite, compatte, ora intimamente commiste, ora distinte affatto da rocce metamorfizzate. Le rocce principali che lo compongono sono l’eufotide o granitone, la serpentina od ofiolite e i gabbri, e questi ultimi ricompariscono in una pendice del poggio di Cerreto, che prende il nome di Monteferratino, perchè conserva la tinta e l’aspetto del non lontano Monteferrato.
«I corsi d’acqua hanno alterato grandemente l’aspetto di tutte le rocce che trovansi nel Monteferrato, per cui molte, sebbene difficili a decomporsi, hanno pur tuttavia ceduto all’azione chimica o meccanica del gran dissolvente della natura. Per ogni dove si trovano tracce dell’alterazione; ora è il granitone che ha messo a nudo una gran quantità di diallaggio, di quarzo e di feldispato; ora è la serpentina diallagica che abbandonato il colore verde cupo si mostra macchiettata di sostanze amorfe, biancastre, giallognole, rosso brune, ricche di silice, derivanti dalle combinazioni e decomposizioni successe nella massa che perdette alquanto della sua coerenza.
«Ma se l’acqua denuda, altera e asporta, è spesso capace di creare nuovi materiali di decomposizione che l’industria sa utilizzare. E difatto dall’alterazione del granitone ne deriva una quantità grandissima di granelli diallagici, sillicei, che costituiscono una specie di sabbia rossastra, lucente, la quale, essendo di natura refrattaria, è adoperata dagli abitanti del vicino borgo di Figline a fabbricare piani di forno, tambelloni e stufe. Dall’alterazione pure delle serpentine si formò al sud-ovest del monte, presso la villa Geppi nel Galceti, un deposito fangoso di terra, della quale fino dal tempo in cui ebbe origine in Prato l’arte della lana, si sono serviti i follatori per togliere ai panni l’untuosità imbevuta nelle precedenti lavorazioni.
«Come passaggio tra le roccie serpentinose e le calcari trovansi anche nel Monteferrato le così dette oficalci e ofisilici, rocce idroplutoniche derivanti dall’impasto di carbonato di calce e di silice, deposti dall’acque con il salicato magnesiaco.
«Oltre queste rocce principali che formano dirò così il nucleo di Monteferrato, un numero grandissimo di rocce aggregate e di minerali accessori vi si trovano, sia salendo la sua vetta, sia percorrendo i suoi fianchi e visitando i tagli fatti dalla mano dell’uomo o le screpolature prodotte da naturale corrosione di acque, ed anco il letto de’ suoi piccoli torrenti: e cioè:
«Quarziti, sparse d’una quantità grandissima di pagliuole di mica e in alcuni casi schistose come le ardesie; feldispato ortose e labradorite in cristalli abbastanza decisi, kaolino purissimo e d’eccellente qualità; credo, e con fondamento, che studiando meglio la montagna, non sarebbe difficile trovare in abbondanza quest’argilla cotanto ricercata. Infine i così detti schisti galestrini, i quali sono in gran parte ricoperti di belle efflorescenze e cristallizzazioni a ventaglio, di color verde, ora opaco, ora brillantissimo. Questo colore è fornito da due minerali che sono il silicato di rame (crisocolla) e il carbonato o malachite. La qual cosa ci fa conoscere che le acque che vi scorrono, contengono una certa quantità di quel metallo.
L’asbesto e l’amianto si ritrovano pure su quelle balze; non vi è abbondanza di questi minerali, ma se ne trovano qua e là campioni assai belli e riconoscibili per la loro grande bianchezza a riflessi turchinicci.
«In mezzo a tanti svariati minerali e roccie importanti, non furon per anco trovati dei veri e propri filoni metalliferi, mentre si sa che questi si annidano facilmente nei serpentini.
«Però qua e là abbiamo delle tracce di rame e lungo i corsi d’acqua trovansi di frequente efflorescenze ramifere, incrostazioni e cristallizzazioni superficiali di malachite e crisocolla, specie sugli schisti galestrini. Qualche campione di rame nativo, di calcopirite, erubescite, calcosina ecc. pur anco trovansi disseminati in una ganga quarzosofeldispatica, in special modo in certi scavi tentati or non è molto dal sig. Ermanno Benini.
«Vuolsi poi che in epoche andate un mercante di Prato estraesse grande quantità di rame da una roccia che ne conteneva più del dodici per cento1.
«Da questi fatti è lecito domandare: esiste un vero filone ramifero nel Monteferrato? Dalle osservazioni, dai campioni raccolti e da altri studi che è inutile qui riferire, io sarei inclinato a rispondere affermativamente. Se non che è necessario fare scavi ordinati, guidati da criteri scientifici, perchè io credo che il letto del metallo sia ben distinto dalle cave di marmo ornamentale e dal granitone e internato nelle viscere del monte, sicchè sarebbe follia l’attendere che uno scoscendimento naturale o un corso d’acqua ce l’abbiano a rivelare. Altri sostengono in modo assoluto che filoni metallici non se ne troveranno giammai. Al tempo e agli studi non superficiali, sarà soltanto concesso di risolvere l’importante problema.
«Si aggiungano a questi minerali la steatite bianca e nera, la clorite, il calcedonio, il quarzo ecc. e si vedrà che il Monteferrato è una vera miniera per il mineralogista.»
Note
- ↑ Calendario pratese, anno I, pag. 22 in nota.