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dagli altri monti vicini e per aspetto esterno e per intima struttura.

L’amico Prof. Paolo Emilio Alessandri mi permise di togliere da un suo studio inedito su questo monte le notizie mineralogiche che pubblico, le quali saranno per riuscire gradite ai lettori.

«Il Monteferrato è costituito da un ammasso di rocce eruttive, unite, compatte, ora intimamente commiste, ora distinte affatto da rocce metamorfizzate. Le rocce principali che lo compongono sono l’eufotide o granitone, la serpentina od ofiolite e i gabbri, e questi ultimi ricompariscono in una pendice del poggio di Cerreto, che prende il nome di Monteferratino, perchè conserva la tinta e l’aspetto del non lontano Monteferrato.

«I corsi d’acqua hanno alterato grandemente l’aspetto di tutte le rocce che trovansi nel Monteferrato, per cui molte, sebbene difficili a decomporsi, hanno pur tuttavia ceduto all’azione chimica o meccanica del gran dissolvente della natura. Per ogni dove si trovano tracce dell’alterazione; ora è il granitone che ha messo a nudo una gran quantità di diallaggio, di quarzo e di feldispato; ora è la serpentina diallagica che abbandonato il colore verde cupo si mostra macchiettata di sostanze amorfe, biancastre, giallognole, rosso brune, ricche di silice, derivanti dalle combinazioni e decomposizioni successe nella massa che perdette alquanto della sua coerenza.

«Ma se l’acqua denuda, altera e asporta, è spesso capace di creare nuovi materiali di decomposizione che l’industria sa utilizzare. E difatto dall’alterazione del granitone ne deriva una quantità grandissima di granelli diallagici, sillicei, che costituiscono una specie