Guida d'Udine/Il Palazzo

Il Palazzo

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Chiesa di San Giovanni Battista, Portici, e Torre Il Duomo
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IL PALAZZO

Si eresse nel 1457. il pubblico palazzo, che fu contrasto per la sua nobile samplicità cogli altri edifizii a lui vicini. L’architetto è Nicolò Lionello1, non per altro, che per questa sola opera conosciuto. Si osserva sull’angolo della facciata, che guarda il [p. 17 modifica]Mercato vecchio la insigne statua della Madonna col Bambino, nel pensiero somigliante a parecchie altre, che sparse ammiransi per Venezia2. Infatti fu dessa scolpita dall’autore stesso, che nel ducal palazzo operò la ricchissima e bellissima porta, così detta della carta3. Non erano anticamente le arcate, come al presente appajono, tutte aperte, ma sì chiuse dalla parte di mezzogiorno. Nel 1642. la città, dopo aver sentito il parere de’ più assennati architetti, deliberò di tutte aprirle, e incaricò dell’impresa l’ingegnere Pietro Bagatella, il quale felicemente vi riuscì4. In tale occasione fu anche tolta la muraglia di mezzo, che l’entrata separava in due parti, sulla quale vedeasi pinta di mano del Pordenone ia Vergine col Bambino, e tre angioletti, che suonano, trasportati, segando il muro, nel luogo ove adesso si ammirano5. Nell’opposta parete vi sta il deposito marmoreo eretto al luogotenente Trevisan, fregiato a chiaroscuro di varie figure di Pellegrino da san Daniele6. Salendo la scala s’incontra la insigne porta di Palladio, la quale essendo angusta e povera nella parte esterna, egli ha saputo col mezzo dei riquadri ingrandire, dandole la maestà conveniente ad una vastissima sala. Si vede di fatti, entrando in essa, sebbene non mai finita, che le quattro colonne corintie indicano con quanto nobili idee volevasi [p. 18 modifica]edificarla. La sala del Consiglio era destinata a diventar famosa dovendo il palco esser eseguito da Paolo Veronese invitatovi con decreto dei deputati7. Infatti anche ai dì nostri si mira vedova d’ogni pittura, e solo appar compiuta l’opera dal canto dei falegnami. Qui si serbano le portelle dell’antico organo di Pellegrino da san Daniele, con istile grandiosissimo la consecrazione rappresentanti di sant’Ermagora, e i quattro dottori della chiesa8. Vi sono ancora di maniera non ispregievole molti ritratti dei luogotenenti, e vi si vagheggia il quadro raro e conservatissimo del Bellunello da san Vito, che raffigura Gesù crocefisso9. Havvene uno di stile palmesco di Fulvio Griffoni, dove espresse il miracoloso piovere della manna, ed altro dell’Amalteo fatto già vecchio, che meriterebbe per provvedere alla maggior gloria dell’autore, di essere tenuto nascosto al guardo d’ognuno. Sopra una delle porte stassi il busto del capitano Daniele Antonini morto sul campo, scolpito dal Paliario10. Nella sala contigua trovansi molti Secanti, ivi ricovrati dal castello, ed un finito e studiato Palma il giovine, che figura la Vergine e san Marco. Nell’ingresso delle altre stanze, dove risiedevano i deputati, vi erano due vescovi di antico autore, e di Secante Secanti il ritratto del cancelliere Fiducio, a cui vivo ancora, con nuovo genere di ricompensa, fu dalla gratitudine de’ concittadini suoi [p. 19 modifica]decretato11. In queste stanze si custodiscono gli annali della città, i quali a noi cortesemente comunicati, hannoci sulle belle arti tutte quelle notizie somministrate, che diamo, e che demmo al pubblico. La residenza dei deputati, presentemente del podestà, è ornata di scelti dipinti dell’Amalteo, del Floriani e del Carneo, tolti già, come dicemmo, del castello. Ve n’ha uno eziandio di Gio: Battista Tiepolo in piccole proporzioni, condotto colla solita magia di colorito, che pone sott’occhio il Consiglio tenuto in Malta nell’occasione dell’istanza fatta dalla nobiltà di Udine, perchè fossero ammessi i titoli di lei a quell’Ordin cospicuo di cavalieri.

Note

  1. Storia 130.
  2. Cicognara storia della scultura. Venezia 1813. dove nel I volume Tav. XXXI. sono incise molte Madonne a questa simili.
  3. Doc. V. a
  4. Doc. VI. a
  5. Storia 197.
  6. Idem. 180.
  7. Storia 282.
  8. Idem. 180.
  9. Idem. 168.
  10. Idem. 161. Sotto questo busto vi ha la sua iscrizione, la quale è riportata da Palladio nell’opera della Patria del Friuli, ed anche da Capodagli. Udine illustrata. In Udine 1665.
  11. Storia 106.