Guida al Lago d'Iseo ed alle Valli Camonica e di Scalve/Da Edolo all'Aprica, al Morteröl, al Tonale, al Gavia

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Da Breno ad Edolo Escursioni alpine
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Da Edolo all'Aprica, al Morteröl, al Tonale, al Gavia.


Sotto Edolo ad un chilometro confluiscono due rami dell’Oglio: quello nord-est che scende dal Gavia, e quello occidentale che viene dall’Aprica, detto anche Ogliolo. Confluiscono per due valli che veggonsi aperte ai fianchi di Edolo, delle quali attrae meglio quella dell’Aprica che s’apre ampia e sale lenta solo 535 metri da Edolo, giacchè il passo dell’Aprìca è a 1235 metri. Invece quella verso il Tonale pare uggiosa, perchè s’inoltra angusta, tortuosa, per aprirsi poi ampia e pastorale a tre chilometri, ai confini tra Monno ed Incudine, per salire da 850 a 1200 metri in Ponte di Legno, e di là poi toccare m. 1976 al varco del Tonale, 2590 a quello del Gavia. Al passo del Morterolo si sale a tre chilometri da Edolo per Monno, e per esso si giunge solo a metri 1845.

Diligenze quotidiane per le poste menano per ambe le valli1.


Cortenedolo è il primo paese che trovansi inoltrando da Edolo verso l’Aprica, e dal nome s'argomenta [p. 104 modifica]ch’era frazione di Edolo, e da quello della di lui contrada Vico, appare essere antico. Nella di lui parrocchiale si ammira un quadro di Sassoferrato rappresentante S. Gregorio Magno. In Cortenedolo serbossi l’antica tradizione di muratori migranti, come i magistri comacini. — Abitanti 661.


Corteno è sito più grosso, contò il 31 dicembre 1881 1758 abitanti partiti in otto frazioni, delle quali l’una si disse Pisogneto, ovvero piccolo Pisogne, dai traffici che vi si facevano cogli Svizzeri, perchè anche la Valtellina, sino al 1797 per quattro secoli fu Svizzera. Corteno ha miniere di ferro misto ad altri metalli, e per quelle ebbe sino a tre piccoli forni, cessati dopo il 1815. Vi si coltivano saraceno, frumento primaverile, segale primaverile ed autunnale, e si fanno tre fenazioni al piano due al monte. La chiesa di S. Martino in Corteno si trova nominata in carta del 1032. È paese ricco di bestiame, ed i cui abitanti per antica consuetudine migrano ad esercitare l’arte del salamaio nella Lombardia e nel Veneto, ed ora anche in America, specialmente a Montevideo.

Al sommo della via d’Aprica è l’albergo detto Belvedere per l’ampia e vaga scena della Valtellina che vi si gode. [p. 105 modifica]

Salendo a ritroso dell’Oglio verso settentrione, cessati la vite ed i gelsi, si ha la compagnia de’ castagni e delle noci sino a Monno (Mon), il cui nome, da radice greca, varrebbe solingo, come sta infatti riposto in un seno. Sopra un pogetto porta la chiesa di S. Britio, rammentata tra le più vecchie della valle, e rimontante per lo meno al secolo XII, ma rifatta nel 1470 e nel 1657. Per Monno è la via mulattiera al Morterolo, e sale pendici pascolive sparse di genziana. Mon fu distrutto da incendi nel 1737 e del 1843. Per quest’ultimo vi durarono i fumaiuoli più di dieci giorni. Da pochi anni ha lattiera sociale. Gli abitanti di Monno nel 1600 erano i più graziosi parlatori della Valle, pel costume di esercitare l’arte dell’acquaiuolo a Roma. Ora sono 915.

Oltre Monno ne’ tempi molto antichi la Valle formava corpo federativo in cui prevalevano le Comunità di Daligno, Vione e Vezza, e di Daligno sino del 1300 erano frazioni Ponte Daligno (di legno), Villa Daligno, Poya, Demu, Licanu, Percasai, Pontagna. Anche Vione e Vezza facevano unico comune colle frazioni Cané, Stadolina, Davena, Incudine. Nel 1200 paiono già separati Vezza e Vione, e lo furono poscia più forte, perchè Vezza diventò ghibellina, guelfo Vione. Nel 1310 Incudine staccossi da Vezza, ed ebbe chiesa propria del 1324. Nel secolo XVI il [p. 106 modifica]grande comune di Daligno, che col nome di Dalaniae appare già in diploma del 774, si parte negli attuali comuni di Villa, Temu, Ponte di Legno, Pontagna.

Ad Incudine, come a Cortenedolo ed a Vezza, serbaronsi tradizionali le arti di tagliapietra, di muratore, e si esercitano migrando periodicamente. Per esse ora oltre 300 persone d’Incudine e di Vezza sono nella repubblica Argentina.

A questi paesi rimase ancora la massima ricchezza proporzionale di selve resinose. Ponte di Legno ne ha tuttavia 4134 pertiche, Vione ne ha pertiche censuarie 3193, Villa d’Allegno 2882, Vezza 1147. Ed ora questi comuni, eccitati dall’istruzione, dai bisogni, dall’aumento di valore dei legnami, le coltivano quelle selve, risparmiando loro pascoli intempestivi, tagliando ed esportando con diligenza, estirpando i ceppi ne’ luoghi troppo erti.


Vezza da radice sanscrita vesas vorrebbe dire stazione casa2. Si nomina in documenti del sec. XI, in atti bresciani appaiono due notai di Vezza già del 1200. Ebbe una delle principali rocche di Valcamonica dei Federici. La discorre la Val Grande, ed ha [p. 107 modifica]la Val Paghera, che addussero gravi danni per alluvioni. Le maggiori e più recenti avvennero: per la Val Grande il 4 ottobre 1852 e il 20 agosto 1864. Nel 1338 ebbe lite con Vione pei confini. I Federici qui dalla Rocca esigevano pedaggio, e vi avevano regalìa delle caccie; onoranze alle quali subentrò il comune, quando nel 1436 Venezia cacciò que’ feudatari. Patì gravissimi incendi nel 1727, nel 1682 e nel 1807. Fu già opulenta per industrie del ferro e della lana; ora v’è affatto cessata quella della lana per diminuzione delle pecore, quasi spenta quella del ferro, perchè torna meglio mandare i carboni nella valle mediana. Del suo bel marmo bianco ha ovunque traccie di uso dei tempi antichi. Il 27 luglio 1873 vi si inaugurò nella piazza il monumento ai garibaldini cadutivi combattendo il 4 luglio 1866. — Abitanti 1929. Il burro di Vezza è il migliore della provincia di Brescia. Nel 1886 vi si addolcì l’erta della via nazionale.


Vione. si pronuncia Viù, voce osca che vale via, e che si ripete in paesello di Valtellina fra Tirano e Bormio, in altro delle prealpi pennine. Fu come l’Atene del bacino superiore dal 1460, quando prese ad avere scuole di grammatica latina, semenzaio di notai sino al 1705, onde mostra le case più signorili della valle superiore. Ebbe un castello con sei torri [p. 108 modifica]al sommo, detto Polacra (quasi acropoli), del quale sono vestigia vetuste intorno la chiesa di S. Sebastiano. Pochi ruderi ha pure sulla cima del monte Bles, e li chiama plaza di Pagà, e sotto la frazione Canè ha pendice che dicesi spiaggia romana. Il coro esterno della vecchia parrocchia di S. Remigio, ora monte del grano, è d’architettura lombarda accennante al secolo XIII. Vi si fondarono la chiesa di S. Gregorio nel 1357, quella di S. Sebastiano nel 1391. La parrocchiale nuova, finita nel 1591, in altare a sinistra sulla volta, serba a freschi della scuola di Romanino. Patì grande alluvione dalla sua valle dei molini nel 1521. — Abitanti 1478.


Daligno che era primo nella valle superiore già nel 774, da tre secoli rimane solo con Villa d’Allegno, comunello di 387 abitanti. La parrocchia sua è intitolata a S. Martino, come quella di Vezza e di Corteno; culto recatovi per influenza dei monaci di Tours, patria di S. Martino, ai quali nel 774 Carlo Magno donò molti luoghi confiscati ai Longobardi nelle montagne. Ancora nel 1425 Daligno e Borno in Valcamonica non dipendevano da alcun privato, e la chiesa di Daligno nel 1655, secondo il Fayno, avea dipendente quella di Temu, Licanu, Pontagna, Poia, e quella di S. Alessandro di Viù, e contava 1500 abitanti.


[p. 109 modifica]Temu con abitanti 441 e Pontagna con soli 235, sono comuni recenti, e non offrono oggetti da trattenere, se non il costume, già iniziato a Vezza, di sostenere i campicelli erti e le terrazzine con muricciuoli a secco, in guisa che si scarichino l’uno nell’altro, appunto com’è praticato nell’alto Apennino toscano. Poletti e Carminati nel 1874 posero fabbrica di birra a Temu.


Ponte di Legno alle falde del Tonale, con soli 1815 abitanti al 31 dicembre 1881, ha una superdi 93 1/2 chilometri quadrati, de’ quali quattro e e mezzo a selve resinose, cinque a pascoli di vacche, 41 sono pascoli di pecore, 40 sono ghiacciai e luoghi sterili. Un catasto veneto del 1610 dice que’ di Ponte di Legno i più valorosi della Valle. In origine quel nome era Ponte di Dalegno, perchè frazione o Capo di ponte di tal comune. Bella è la di lui postura al confluente delle valli del Cavia versante il Frigidolfo3 e del Tonale col Nercanello formanti l’Oglio sotto di lui. Sta a 18 chilometri da Edolo, ed a 1250 sul livello del mare. E il paese più pastorale della Valle Camonica, e consumava parte dei suoi carboni in otto fucine preparanti ferro in verghe, vomeri e strumenti da taglio. L’antico santuario [p. 110 modifica]di S. Apollonia solingo tra Ponte e Percasai, non serba traccie archeologiche. Mandriani stabili o migranti non sono in questo bacino superiore, nondimeno per associazioni recenti si uniscono ovunque i latti delle famiglie a fabbricare burro, formaggi e stracchini4.

Sono, frazioni di Ponte: Pezzo, Percasai, Zoan e Poia sino dal 1600. A mezz’ora di cammino da Percasai, dove si prepara acquavite da radice di genziana, ed a 1500 metri è la valletta delle Messe, laghetto venti anni sono, ora piano erboso, sull’ingresso del quale zampilla acqua medicinale contenente carbonato di calce, cloruro di soda, carbonato di ferro e solfato di soda. Acqua provata giovevole da parecchi esperimenti. Onde nel 1873 si compose società per coltivarla e prepararvi comodo asilo ai curanti, che saranvi allettati anche dalla opportunità delle gite al lago Negro ed al Gavia, del quale la fonte sta al piede, e dal moto a Ponte di Legno, dove nel 1880 si compì la via carreggiabile del Tonale ad incontrare sul vertice la trentina.

Note

  1. Nella primavera del 1874 cominciarono i lavori di costruzione della via carreggiabile del Tonale sul piovente bresciano da Ponte di Legno, via compita nel 1880.
  2. Sopra Lugano è il paesello Vezio, nome che ripetesi anche in frazione di Tremosine.
  3. A questo consuona il Frodolfo, che da S. Caterina scende a Bormio.
  4. Per tali società è maestro Darfo, che ne ha due estive ai pascoli, quattro iemali, Anche Erbanno che lo prospetta ne ha due invernali.