Pagina:Guida al Lago d'Iseo.djvu/119


105


Salendo a ritroso dell’Oglio verso settentrione, cessati la vite ed i gelsi, si ha la compagnia de’ castagni e delle noci sino a Monno (Mon), il cui nome, da radice greca, varrebbe solingo, come sta infatti riposto in un seno. Sopra un pogetto porta la chiesa di S. Britio, rammentata tra le più vecchie della valle, e rimontante per lo meno al secolo XII, ma rifatta nel 1470 e nel 1657. Per Monno è la via mulattiera al Morterolo, e sale pendici pascolive sparse di genziana. Mon fu distrutto da incendi nel 1737 e del 1843. Per quest’ultimo vi durarono i fumaiuoli più di dieci giorni. Da pochi anni ha lattiera sociale. Gli abitanti di Monno nel 1600 erano i più graziosi parlatori della Valle, pel costume di esercitare l’arte dell’acquaiuolo a Roma. Ora sono 915.

Oltre Monno ne’ tempi molto antichi la Valle formava corpo federativo in cui prevalevano le Comunità di Daligno, Vione e Vezza, e di Daligno sino del 1300 erano frazioni Ponte Daligno (di legno), Villa Daligno, Poya, Demu, Licanu, Percasai, Pontagna. Anche Vione e Vezza facevano unico comune colle frazioni Cané, Stadolina, Davena, Incudine. Nel 1200 paiono già separati Vezza e Vione, e lo furono poscia più forte, perchè Vezza diventò ghibellina, guelfo Vione. Nel 1310 Incudine staccossi da Vezza, ed ebbe chiesa propria del 1324. Nel secolo XVI il