Gli invisibili/La medianità di Stainton Moses
Questo testo è completo. |
◄ | Al di là | Ancora Stainton Moses | ► |
Nessuno vorrà negare che un fulgore d’alta intellettualità baleni dai pochi frammenti che ho riprodotto, tra le numerose e più recenti rivelazioni degli invisibili. Pure, in ogni lettore, credente o incredulo, susciteranno maggior sorpresa le manifestazioni ottenute da William Stainton Moses, le quali assurgono a tale altezza di forma e di pensiero che non ha riscontro, in quanto almeno è a conoscenza mia intorno a materie analoghe.
Anche dal breve saggio che ne darò, ignoranti o dotti, spiritualisti o scettici, si convinceranno, per lo meno, che i fenomeni della medianità non consistono già nello spostamento di tavole e di poltrone, nel volo canoro di qualche chitarra, o nei contatti amicamente puerili d’una mano invisibile: ma si spingono alle più eccelse vette della morale pura e del raziocinio, con tale eleganza e nobiltà di espressione che farebbe onore anche ai più esperti prosatori e poeti dei tempi nostri.
Prima, intanto, è necessario dire chi fosse Stainton Moses: poiché la sua individualità, per se stessa, rappresenta la più salda garanzia della sincerità dei fenomeni.
Egli non era un medium che potesse essere spinto dalle due molle supreme della frode umana: la vanità e l’interesse.
Assorto nello studio, egli non parlava e non faceva mai parlare di sé in nessun modo, restringendo l’opera sua in un cerchio di pochi eletti amici: per cura dei quali soltanto il largo materiale da lui raccolto fu pubblicato in volume dopo la sua morte, avvenuta nel settembre 1892. Niente, adunque, vanità: nessun desiderio mai di singolarizzarsi, né di sollevare qualsiasi rumore intorno a sé.
Così all’opera sua non è associato stimolo alcuno di venalità: ché anzi il tempo da lui consacrato agli studi medianici rappresenta un sacrifizio. Mi par bene, intanto, notare di passata, che anche i medium della specie della Palladino non vanno ascritti nella categoria di artisti, genere Otero, scritturati e premiati per far pompa della propria virtuosità, come taluni suppongono. La Palladino ha casa, bottega e famiglia in Napoli: quindi è giusto e naturale che, spostandosi, trascurando i propri interessi, affrontando spese di viaggio e di soggiorno, abbia un relativo e modesto indennizzo dai gruppi che, non da lei sollecitati, la richiedono. Vi è stato più d’un medium che ha tentato speculare: e per ciò solo, va relegato fra i sospetti; e s’è verificato anche il caso di taluni fra costoro i quali, come per misteriosa punizione, si videro privati d’ogni medianità e ridotti a grotteschi giochi di prestigio.
William Stainton Moses, nato da cospicua famiglia, fu educato, come il padre, nei più elevati studi letterari, scientifici e filosofici, per avviarsi alla cattedra di professore: e prese infatti la laurea (1863) nella celebre università di Oxford.
L’ingegno era vasto, ma la salute punto florida, per cui, in luogo di dedicarsi all’insegnamento, dovette contentarsi dell’ufficio di rettore evangelico a Maughold, piccola città di campagna. Però ebbe modo di dar prova del carattere angelico e d’una fibra eccezionale, in seguito allo scoppio di un’epidemia vaiolosa. Mancava il medico, e il giovane pastore, che aveva studiato anche medicina, si diede a curare tutti i malati. Il panico mise in fuga una quantità di gente, e scappò anche il becchino di Maughold. Ebbene, lo Stainton Moses, oltre l’igiene del corpo e delle anime, componeva i morti nel feretro, li portava al cimitero abbandonato, li seppelliva pietosamente in fosse da lui scavate: medico, sacerdote, beccamorti eroico.
Non ebbero certo vantaggio le forze fisiche e, a epidemia finita, dovette esulare in cerca di residenza migliore: diede altre prove di dottrina, di pietà, di carità a Douglas, a Langston, e finalmente si ridusse a Londra, dov’ebbe cattedra di lingua nella University College School, cattedra che resse fino al 1889 con zelo ardente e mirabile ingegno.
Quando la salute, tuttavia malferma, più non gli consentì di continuare le lezioni, professori e scolaresca lo circondarono delle più eloquenti dimostrazioni di reverenza e di affetto.
Basti tal compendio della nobile vita, per darvi la sicurezza che siamo al cospetto di uno dei più degni esemplari della probità, dell’integrità, della sincerità e dell’ingegno umano.
Fu nel 1870, che Stainton Moses, assistendo un’amica malata, la moglie del dottor Speer, cominciò a portare l’attenzione propria sui fenomeni spiritualisti, leggendo e discutendo, con l’amico e la convalescente, il volume suggestivo Debalabre Land (terreno contestato) di Dale Owen.
La signora lo pregò di accertarsi che cosa vi fosse di reale nei fenomeni enunciati in quel volume, e il professore consentì, sebbene gli ripugnassero, sembrandogli nulla altro che mistificazioni, frodi o morbose suggestioni allucinatorie.
Egli e il dottor Speer (materialista indurito) per pura curiosità d’indagine, e più che diffidenti ostilmente prevenuti, cominciarono a presenziare alcune sedute, con la medium Lottie Fowler. Il dottor Speer proseguì a considerare i fenomeni come un’assurdità, fino a che l’amico lo condusse alle sedute del medium William. Colpiti da fatti reali e inesplicabili, vi tornarono assai volte, fin a che si convinsero di questa verità:
- Una forza occulta certamente operava, all’infuori del medium.
Se vi ricordate, tutti gli sperimentatori increduli, da Brofferio a Lombroso, da Schiapparelli a Visani Scozzi, cominciano tutti, com’è logico, da questo primo passo.
Fatti ben certi dell’esistenza d’una forza occulta, indefinibile, ma sicuramente estranea al medium, i due amici, più diligenti, più cauti, proseguirono lo studio dei fenomeni, e fu in tale periodo che, inaspettatamente, si manifestò che Stainton Moses, senza saperlo, possedeva al più alto grado le doti medianiche. Fu allora che, insieme con fidati e intelligentissimi, in una serie infinita di esperimenti e di sedute, Stainton Moses portò lo studio sopra se stesso.
Troppo lungo sarebbe anche solo enumerare la serie dei fenomeni constatati, i colpi, le luci, i suoni, le apparizioni, i profumi, gli apporti, le risposte, le prove d’identità, l’elevatezza abbagliante delle rivelazioni spirituali. Mi basti ora spigolare alcuni accenni dalle relazioni degli astanti:
- Luci numerose erano, in generale, visibili per tutti noi. Sembravano globetti luminosi, che brillavano gaiamente senza oscillazioni, e si movevan rapidi attorno al salone. Spesso, guardando sul piano della tavola, si vedeva una luce salire lenta dal suolo, e passare attraverso la superficie di legno, elevandosi, come se quella tavola non avesse costituito ostacolo di sorta né alla parabola della luce, né alla vista dei presenti. Vale a dire, che si vedeva distintamente quella luce attraverso il mogano, come attraverso un cristallo.
- Anche i suoni sorprendevano, perché prodotti senza strumenti visibili. Talora, era un tintinnìo simile a martello battuto delicatamente su tasti di cristallo: suoni chiari, vibranti, melodiosi, che percorrevano la perfetta gamma ascendente e discendente, senza che si riuscisse a precisare il punto di partenza delle loro vibrazioni. Talaltra, pareva un suono di violoncello, ma più accentuato. Talvolta, ancora, un suono inesplicabile, del quale non saprei dare un’idea che così: figuratevi il suono dolcissimo d’un clarino, che aumenti d’intensità fino a produrre le note squillanti della cornetta e poi grado grado, ridiscenda alle note più soavi, più tenui, quasi per spegnersi in un lamentìo fioco e malinconico.
- Spesso, si ottenevano scritture dirette, sopra fogli di carta bianca, posti nel centro della tavola, a distanza uguale da ciascuno di noi.
- La tavola di mogano, intorno a cui stavamo seduti, era di grosse proporzioni e d’un peso enorme: pur si moveva da sé come una piuma: e tutti i nostri sforzi riuniti non riuscivano a impedirle d’andare in questa o in quella direzione: e invano cento volte abbiamo provato di fare ostacolo all’energia della forza invisibile.
- Qualche volta ci fu dato di sentire anche la voce degli invisibili: ma poche frasi, tronche, pronunciate con difficoltà, come un mormorio rauco...
Mi fermo e noto che identiche furono, circa quest’ultimo punto, le sensazioni nostre, nelle sedute della Palladino, come a suo tempo ho esattamente riferito.
Mi fermo perché tale ordine di fenomeni, per quanto meraviglioso, rimane pur sempre al disotto delle rivelazioni puramente intellettuali, che si manifestarono per il tramite medianico di Stainton Moses, sia che gli spiriti si esprimessero per bocca sua, mentre egli era nello stato letargico di trance, sia per mezzo della scrittura automatica, intorno alla quale devo dare qualche succinta nozione ai profani, ai digiuni della materia.
Gli spiriti si servono del medium come d’un amanuense meccanico. Il suo braccio scrive cose ch’egli non sa e a cui il cervello suo non contribuisce per nulla. Il medium può discorrere d’ogni cosa coi presenti, e la sua mano scrive di soggetti del tutto estranei ai discorsi. Stainton Moses, per essere più certo di rimanere estraneo, ricorse persino a questo mezzo: leggere a voce alta, mentre la sua destra andava scrivendo, un volume qualsiasi, che non avesse niente di comune con gli argomenti svolti nella scrittura stessa. Figuratevi, dunque, uno che legga e commenti il Cuoco piemontese, mentre la sua mano destra scrive una conferenza, mettiamo, sulla medicina omeopatica.
Non basta. Il carattere della scrittura non solo è tutto diverso da quello del medium, ma è ancora un carattere specialissimo, che cambia secondo lo spirito che dice di manifestarsi. Vale a dire che Caio scrive non col carattere di Caio, ma con quello dello spirito Tizio, se è lui che dice di dettare, o con quello di Sempronio, se invece è Sempronio che si manifesta. Ma, per maggior chiarezza, lasciamo parlare lo stesso Stainton Moses:
- Nella scrittura automatica, io non ho mai potuto essere padrone della scrittura stessa. Il fenomeno avveniva senza essere chiamato o desiderato: e quando io cercavo di produrlo, ero incapace di ottenerlo. Soltanto un impulso subitaneo, che mi veniva non so come, mi obbligava a sedere e a prepararmi a scrivere: e scrivevo cose contrarie del tutto alle mie idee.
E ora che ho esposto, alla meglio, l’uomo, la sua psiche, la sua integrità, i suoi non sospetti modi di procedere, la singolarità dei fenomeni svoltisi spontanei, irrefutabili, intorno a lui, mi sia permesso far seguire un primo saggio eloquente in questo brano di rivelazioni a lui dettate dallo spirito. Leggete con attenzione, poiché ogni frase ha un nuovo e profondo significato:
- Voi siete ciechi e ignoranti verso coloro che offendono le vostre leggi o le regole morali e restrittive che governano le vostre relazioni sociali. Davanti a un’anima degradata, che commette delitti contro la morale o contro le leggi, voi prendete le misure più efficaci, per aumentare la sua capacità criminale.
Invece di sottrarre un tal essere alle influenze deleterie, di evitargli ogni vizioso contatto, invece di isolarlo, affinché, con influenza educatrice, le intelligenze più evolute possano su lui controbilanciare ogni mala suggestione, voi lo collocate in mezzo a una società malsana, in compagnia di colpevoli come lui, di criminali come lui, dove l’atmosfera è densa di vizio, e dove per affinità si agglomerano, attorno ai viventi, gli spiriti mali e di tendenze perverse.
Voi, così agendo, siete i complici, i fattori della degenerazione.
Voi dovreste, invece, curare moralmente i criminali, voi dovreste affidarli ai medici dell’anima, vale a dire agli spiriti eletti, agli uomini ardenti di devozione e di sacrificio che, fra voi, si mostrano capaci di inculcare l’orrore del delitto e la sete della redenzione morale.
Invece, voi riunite, voi coagulate i traviati, voi li punite con un sentimento di vendetta, voi li trattate come gente da cui non si possa più nulla sperare di bene: così che colui il quale è vittima della vostra repressione ignorante, prosegue la sua corsa folle verso la colpa suicida, fino a che voi non abbiate aggiunto, alla serie dei vostri atti insensati, l’ultimo e il peggiore: sopprimere il colpevole, aumentando così la legione degli spiriti infiammati di passioni infernali.
Siate credente o ateo, siate mistico o scettico, dopo la lettura di tali massime, voi non potete a meno di confessare che nulla di simile hanno mai enunciato i più sommi giuristi, i più profondi sociologi, gli antropologi più arguti. E qualche cosa d’intuitivo vi avverte che la rivelazione spirituale, così densa di nuovi problemi, contiene sicuramente i germi di verità occulte, che germoglieranno largamente, fortificate di logica, nella coscienza delle generazioni future.
E voi, genovesi, intanto, dopo avere inteso le teorie che uno spirito invisibile ha dettato a un professore inglese, non potete a meno di riflettere tosto a un fenomeno a voi, per quasi vent’anni d’esperienza, familiare:
- Come mai dai rigori delle carceri escono ogni giorno delinquenti peggiorati, mentre dalla modesta nave-Garaventa sono già uscite parecchie centinaia di piccoli delinquenti trasformati in lavoratori onesti?