<dc:title> Gli elogi del porco </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giuseppe Ferrari</dc:creator><dc:date>1761</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli elogi del porco.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Gli_elogi_del_porco/Ai_saggi_e_dotti_amadori_della_poetica_novit%C3%A0&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20160303121235</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Gli_elogi_del_porco/Ai_saggi_e_dotti_amadori_della_poetica_novit%C3%A0&oldid=-20160303121235
Gli elogi del porco Giuseppe FerrariGli elogi del porco.djvu
D. CARLO ANTONI GIARDINI MODANESE ACCADEMICO DISSONANTE.
E
ccovi o giudiciosi Lettori, un Furto Poetico. Questa volta l’Amicizia e l’inviolabile Dritto di fedeltà sono stati oggetti per me di lieve momento. Una siffatta tradigione usata ad un Amico per il pubblico bene, e per i vantaggi della Repubblica Letteraria mi fa anzi superbo. Le Opere magistrali degli Eruditi, e de’ Vati egregi non debbono giacere inutilmente sconosciute fra l’obblio, e la polvere. I Dotti hanno ragione di goderne. I due seguenti Berneschi Capitoli meritavano le Stampe. Sono figli felici di non vulgare Ingegno, e noto a tutti. L’Abbate Giuseppe Ferrari Segretario in Casa Rangone ne fu l’Autore. L’umiltà sua, la troppo cavillosa diffidenza di se stesso gli faceva riguardare le seguenti composizioni come cosuccie non meritevoli d’esser lette, che in privato amichevol congresso. Ma egli dovria pur sapere, che Chi va animoso fu per le vie [p. ivmodifica]di Pindo calcabili solo da’ divini Talenti, non ha a vergognarsi che il Mondo lo sappia. Io però col riflesso di dare con tali Capitoli un pascolo consentaneo al desiderio de’ saggi Coltivatori dei Toscano Elicona mi sono indotto a stamparli senza la sua intelligenza, e con tutto che più volte me ne avesse negata copia. Troverete unite a’ Capitoli le rispettive Lettere, che gli accompagnano. Queste vi metteranno a giorno di ciò, che potrei ancor io dirvi, se non temessi di rendermivi rincrescevole. L’erudizione, la politezza della Frase e la natural vena di verseggiare, che ho rilevata in queste piacevoli Composizioni, m’hanno violentato a non aver riguardo alle leggi dell’Amistà. Spererei di farmene un merito, e di soddisfare così all’incontentabil genio de’ più severi Aristarchi
Sempre intenti a cercar nodi nel giunco.
Potessi pure far uscire alla luce tutte le Poesie e Liriche, e Bernesche del nostro dottissimo Sig. Abbate, come lo farei volentieri; ma il presente Libretto fatto furtivamente stampare lo farà con mio dispiacimento più cauto per lo avvenire. Solo l’umano vostro accoglimento potrebbe incoraggiare l’Autore; siccome mi giustificherà ancora presso del medesimo, che confido vorrà perdonarmela generosamente.