<dc:title> Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giovanni Francesco Gemelli Careri</dc:creator><dc:date>1700</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Giro_del_mondo_del_dottor_d._Gio._Francesco_Gemelli_Careri_-_Vol._VI/Libro_III/V&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20231030130934</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Giro_del_mondo_del_dottor_d._Gio._Francesco_Gemelli_Careri_-_Vol._VI/Libro_III/V&oldid=-20231030130934
Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI - Libro III - Cap. V Giovanni Francesco Gemelli CareriGiro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI.djvu
On trovò tanta difficultà nel Perù Francesco Pizarro. Andovvi egli nel 1525. in compagnia di Diego d’Almagro, portando due vascelli, fatti coll’ajuto di Hernando Luque Sacerdote di Panamà, con licenza del Governadore. Sceso a terra, dopo cento leghe di navigazione, combattè valorosamente Pizarro con gli abitanti, da’ quali fu ferito; però Almagro, che lo seguì nell’istessa zuffa perdette un’occhio. Ritornò in Panama Almagro, per prender nuova [p. 275modifica]gente; e poi, col Pizarro, proseguendo lo scoprimento, giunsero a un paese, tutto allagato d’acqua, dove gli abitatori viveano sopra alberi, a guisa di cicogne. Non potendo far loro alcun danno, si ritirò Pizarro nell’Isola di Gallo; e Almagro andò per un’altro soccorso a Panama. Soffrì il primo gran fame nell’Isola; donde partito, dopo il ritorno del vascello d’Almagro, andò verso Tangarara, e pose a terra in Tumbez Pietro di Candia; che poi tornò a’ suoi stupefatto della ricchezza del Re Atabaliva. Con queste notizie tornò a volo il Pizzarro a Panamà; e preso parere dall’Almagro, e dal Luque, si risolse di passare in Ispagna, a dimandare il Governo de’ luoghi, che sperava di conquistare. L’Imperador Carlo V., oltre il Governo, gli diede il titolo d’Adelantado, e Capitan Generale del Perù, e nuova Castiglia; ond’egli soprammodo contento degli onori ricevuti, tornò in India, accompagnato da Giovanni Consalvo, e Hernando suoi fratelli, e da Francesco Martino fratello uterino: ma in vece d’accoglienze, non trovò che sdegnato l’Almagro; perche non avea proccurato dall’Imperadore per lui alcuno onore. Alla fine rappacificatisi, ebbe due vascelli, con [p. 276modifica]soldati bastanti; e si partì per la conquista. Non potendo egli approdare, a cagion d’una tempesta, a Tumbez, andò nondimeno a prender terra propriamente nel Perù, Conquistò primamente l’Isola di Punà, poco discosta da terra, e governata allora in nome di Guascar Inga, fratello, ma nemico del Re Atabaliva; la di cui benivoglienza stimando necessaria, mandogli 600. schiavi, che avea trovati in Punà: ma non perciò fece nulla, perche quegli era informato de’ disegni di lui. Ciò fatto, andò col vascello in Tumbez, o pose a terra le genti: e perche il Governadore non inchinava alla pace; una notte, passato in barca il fiume, lo assaltò, e vinse. Allettatto Pizarro dalla ricchezza d’Atabaliva, dopo aver popolato il luogo, con nome di S. Miguel, partì per Caxamalca; e per istrada essendo minacciato da parte del Re; rispose, con termini cortesi, che desiderava solamente visitarlo in nomo dell’Imperadore, e proseguì il suo cammino. Giunto in Caxamalca si fortificò, contro volontà di Atabaliva; e poi mandò due messaggieri, a dargli parte del suo arrivo. Riportarono i messi malissima risposta; onde si dispose al combattere, quantunque inferiore di forze. Udita dal [p. 277modifica]Re la temerità degli Spagnuoli, si mosse con tutto il suo esercito, verso Caxamalca. Veniva egli portato in una sedia d’oro, ornata di piume di pappagalli. Sul capo raso avea una berretta di lana cremesina (insegna de’ Re del Cuzco), e le orecchie avea mezze squarciate dal peso dell’oro, che ne pendea. Giunto in Caxamalca, e udito un messo del Pizarro, che lo persuadeva, a dar tributo all’Imperadore; sdegnossi in guisa, che prese incontanente a portarsi da nemico. Diedero allora gli Spagnuoli da tutte le parti sulla gente Peruana, e massime sopra il Re; il quale mantenutosi diverse fiate, pure alla fine tratto fortemente per la veste, gli convenne cader giù dalla sedia, e rimaner prigioniere. In questa guisa gli Spagnuoli ebbero in brieve la vittoria, coll’acquisto anche delle bagaglie, che valsero un tesoro; sebbene Pizarro vi restasse ferito nelle mani. Offerse Atabaliva per la sua libertà una sala piena di vasi d’oro, e d’argento, fin dove Pizarro giungesse colla mano; ed accettata la condizione, egli per adempirla, quando vennero i suoi Capitani vincitori, col fratello Gualcar prigioniere; comandò crudelmente, che s’uccidesse. Quello [p. 278modifica]Guascar era stato dal loro padre Guaynacapa lasciato erede di tutti i Regni del Perù: e Atabaliva secondogenito, solamente di quello di Chito: e perciò era stata la guerra tra’ due fratelli. Questa anche fu la cagion della morte di Guascar; perche in tal guisa rimanendo l’altro Signore del tutto, sperava di poter poi pagare la somma promessa al Pizarro. Ma che? pagò egli per la stessa via il fio della sua barbarie; perocchè, consegnato il riscatto, in vece d’aver la libertà, ne fu strangolato; invano mercè cercando, rinfacciando la mancata fede, e chiedendo d’esser portato prigioniere all’Imperadore. Rimase in questa guisa, senza spargimento di sangue, soggiogato infinito spazio di Paese, (cioè mille, e trecento leghe, quante si contano dallo Stretto di Magallanes al fiume del Perù) morti amendue i fratelli; e niuno opponendosi al corso delle armi Spagnuole.
Finita la guerra co’ barbari, cominciò la civile fra gli Spagnuoli, per l’ambizione di dominare, e per la fame dell’oro; poiche Pizarro divenne nemico dell’Almagro, a segno che lo fece morire strangolato; e poi fece mozzare il capo ad Hernando Pizarro suo fratello altresì. [p. 279modifica]Vendicossi della morte del padre D. Diego d’Almagro, uccidendo nel 1541. in Lima, con più stoccate, Francesco Pizarro, figlio bastardo di Consalvo Pizzarro di Navarra. Ciò fatto, pose insieme un grande esercito; e ricusando ubbidire a Vacca di Castro, mandato dall’Imperadore al Governo del Perù; in fine terminò, con una violenta morte, la sua grandezza. Udite dall’Imperadore tante rivoluzioni, mandò 4. Auditori in India, e Blasco Nuñez per Vicerè, con nuove leggi; ma nell’esecuzione di esse i conquistatori si sollevarono, e presero l’armi, facendo lor Capitan Generale Consalvo Pizarro. Vedendo gli Auditori tutto in arme il Paese, carcerarono il V. Re, e si addossarono essi la cura del governo. Furono alcuni di parere di farlo morire; ed altri di mandarlo in Ispagna all’Imperadore.
Consalvo Pizarro in tanto fecesi Governadore del Perù con potestà assoluta: nel mentre l’Auditore Alvarez, che conduceva preso il Vice Ree in Ispagna, quando fu in Guaura lo liberò. Pensava perciò il V. Re aver superato il tutto; ma Consalvo in una battaglia, datagli in Chito lo sconfisse, e fecegli tagliar la testa da un Nero: e’l simile fece poi a Vela Nuñez fratello del V. Re; per leggieri sospetti. [p. 280modifica]
Quando l’Imperadore seppe la prigionia del V. Re, e le novità di Consalvo, ne sentì gran doglia; onde, per rimediare a tante straggi, mandovvi il Sacerdote Dr. Pietro Gasca, con assoluto potere, e con fogli bianchi sottoscritti, per servirsene nelle occasioni; rivocò le leggi tanto odiose in India; e scrisse al medesimo Consalvo.
Andò Gasca nel 1546. con poca gente, e due Auditori confidenti; e giunto in Panamà scrisse al Pizarro, perusadendolo a depor l’armi, ed ubbidire all’Imperadore, il quale di già, rivocate le ordinanze, perdonava a tutti i sediziosi; siccome potea scorgere dalla simile dell’Imperadore: però poco effetto produssero queste lettere nell’animo alterato del Pizarro, e de’ suoi principali compagni; che unitisi al numero di 60. risposero al Gasca, che dopo tante morti non istimavan buon consiglio, ch’entrasse egli nel Perù, dove stavano gli animi soprammodo alterati, ed innaspriti; e che essi arebbono scritto, e mandati loro proccuratori all’Imperadore, giustificando il loro procedere: onde Gasca vedendo, che colle buone niente s’operava; cominciò ad assoldar gente, e fare in modo con Pietro de Hinojosa, che [p. 281modifica]costui gli pose nelle mani la flotta del Pizarro. Disanimati perciò i Pizarristi, molti ne passarono al partito di Gasca; onde questi fatto un poderoso esercito, se n’andò al Perù; e quivi, dopo varie sconfitte date al Pizarro, lo fece prigioniere, nell’ultima battaglia di Xechixaguana. Ripose Gasca la causa così di lui, come d’altri dodici, al Licentiado Cianca, e al Mariscal Alvarado; i quali gli sentenziarono a morte, come rei di fellonia. Fu condotto Pizarro al luogo, dove s’avea a decapitare, sopra una mula, colle mani ligate, e coperto con un mantello. La testa fu portata in Lima, e posta sopra una colonna nella Piazza, con tale iscrizione.
Esta es la cabeza del Traydor Gonsalvo Pizarro, que diò Battalla Campal, en la Valle de Xequixaguana, contro el estendarte Real del Emperador. Lunes 9. Abril de 1548.
Dopo sì funesto fine de’ conquistatori, e la prigionia dell’Auditor Zepeda (perche gli altri tre, ch’avean carcerato il V. Re, eran morti) attese Gasca a porre in istato la giustizia: e poi, sebbene Dottore, pose alla guerra quel fine, che non avean potuto i suoi predecessori. Ritornò in Ispagna a Luglio 1550. e presentato all’Imperadore un milione, e mezzo, ne fu fatto [p. 282modifica]Vescovo di Placenza.
Acchetate le discordie civili, colla morte di ben 150. Capitani, ed altri comandanti; si continuò da’ soldati la conquista, (sempre però di paese ricco, lasciato il povero): sicchè oggidì la Corona di Spagna possiede in America 9300. leghe di paese; cioè 3375. verso Mezzodì, e’l rimanente verso Tramontana. Dee notarsi prima di passare oltre, che nel Perù per 500. leghe di paese, da Tumbez sino a Cillì, e per 15. leghe di larghezza, giammai non tuona, balena, o piove.