Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. VI/Libro II/IX

Libro II - Cap. IX

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CAPITOLO NONO.

Uccelli, ed Animali della Nuova Spagna.


E
Gli si è tanta la vaghezza, e varietà degli uccelli della Nuova Spagna, che non v’è paese al Mondo, che ne abbia pari. Il primo luogo, per lo canto, vien dato al Sensontle (che in lingua Mexicana significa, 500. voci) di grandezza poco meno d’un tordo, e cenerognolo di colore; se non che ha le ale, e la coda con macchie bianche. Il Gorrion, massime il maschio, canta molto [p. 203 modifica]soavemente: è grande quanto un passero, e di colore, che inchina al nero. L’uccello, chiamato Cardinale, canta eziandio assai bene: è grande quanto una Calandra, e tiene non solo le penne purpuree, ma anche il becco; ed ha di più sulla testa un pennacchio bellissimo, e vistoso. Si prende nelle Terre temperate della Nuova Spagne, e Florida: e gli Spagnuoli, per portargli in Ispagna, gli pagano dieci, e dodici pezze l’uno. Dell’istesso colore incarnato è un’altro uccellino più piccolo; però non canta. E’ stimato ancora per lo canto un’altro, grande quanto un tordo, detto dagli Spagnuoli Tigrillo, per esser macchiato, come tigre. Il Cuirlacoce ha le penne fosche, ed è grande quanto il Sensontle; col becco però più lungo, e con gli occhi rossi. Posto ch’egli è in gabbia, è necessario porgli una pumice, nella quale si vada limando il becco, a misura, che cresce; acciò la lunghezza non gl’impedisca il mangiare.

Un’altro vien detto Cacalototol, che in lingua Mexicana suona, uccello nero. E’ grande quanto un merlo, di color giallo, e di canto assai dilettevole. Sono stimati ancora per la gabbia los Silgheros, che sono neri, e bianchi, e grandi quanto [p. 204 modifica]passero. Vi sono alcune calandre, di color giallo, e nero, che fanno i lor nidi appesi alle piante, con peli di cavallo, tessuti come una borsa: ed elleno cantano anche bene.

Quanto agl’imitatori della favella umana, vi sono Pappagalli di varie sorti. Sono detti Caterinillas, alcuni verdi di penne; altri loros anche verdi, ma coll’estremità dell’ale, e colla testa gialla; Periccos altri poco più grandi d’un tordo, e di color verde. Altri grandi quanto un colombo, detti Guaccamayas, soprammodo vaghi; perocchè hanno penne incarnate, verdi, e gialle, e una vistosissima coda, lunga quanto quella del faggiano, però eglino non parlano.

Quanto agli uccelli per mangiarsi, vi sono faggiani di due spezie: uno con coda, ed ale nere, e col corpo fosco, che chiamano Grittones; un’altra di color lionato, molto più grande, che dicono Reale, perche tiene sopra la testa una come corona, ed è di sapor migliore.

Vi sono Ciaccialacche, che s’assomigliano in tutto alle galline domestiche, se non che hanno le penne lionate, e meno grandezza d’una gallina delle nostre. Di più, moltissimi galli d’India silvestri, che in tempo di Luna nuova, si uccidono, con [p. 205 modifica]molta faciltà, sopra gli alberi secchi, dove vanno a pernottare; poiche cadendone uno a terra, non vi è pericolo, che gli altri se ne vadano a volo, per lo strepito dell’archibugiata. Sono buoni anche a mangiare certi uccelli, che si chiamano Tordi neri, i quali domesticamente vanno per dentro le abitazioni. Ve n’ha diverse, spezie: alcuni tutti neri, altri coll’ale rosse, altri col capo, e petto giallo; ed altri più grandi d’un merlo, neri, e con coda lunga, detti 'Urraccas.

Le quaglie sono dello stesso color delle nostre, ma con alquante penne rilevate sulla testa, e di sapore non cosi buono, come l’Europee. Il Pito Real è grande quanto una tortora, e con altrettanto di becco, che corpo. Le piume sono tutte nere, fuorche nella gola gialle. La lingua stimano gli Spagnuoli, che sia efficacissimo rimedio per lo mal di cuore; dandosi a bere all’infermo l’acqua tiepida, in cui ella sia stata. Di più, che il fumo delle penne sani gli altri dolori simpaticamente: per ragion di esemplo, quelle dell’ale al dolor di braccia, delle coscie alle coscie, e così del rimanente. Maraviglioso è un’altro uccellino, detto Guacicil, o Chuppa flores; a cagion del vedersi [p. 206 modifica]sempre in aria, succhiando i fiori, senza mai posare. Dicono gl’Indiani, che per più mesi dell’anno, pongono il becco entro i rami d’un’albero, donde essi gli prendono addormentati; per poi far delle penne i loro lavori, ed immagini, delle quali è detto di sopra.

I Suppilottes sono grandi come corvi (che quivi non mangiano cadaveri, come in Europa) e di due spezie: l’una ha la cresta di carne in testa; l’altra di penne: ed essi, in vece di corvi, consumano tutti i cadaveri putridi, ed altre immondizie della Città, e della campagna. Nella Vera Crux è vietato uccider questi uccelli, per lo beneficio, che se ne riceve; ed e permesso di uccider le colombe, dentro le case, e fuori. D’uccelli d’Europa vi sono oche, grui, anitre, colombe, tortore (di due sorti, grandi come quelle d’Europa, e picciole quanto un tordo) ed altri.

In quanto a’ quadrupedi vi si truovano orsi, lupi, cinghiali (però differenti da’ nostri, è col bellico sopra la schiena) lepri, conigli, cervi, volpi, tigri, lioni, ed altri; i lioni però non sono sì fieri, come in Africa, ma seguitati da cani, fuggono su gli alberi. Particolari del paese vi sono Sibole, grandi quanto una vacca (la di cui pelle è molto stimata, per lo pelo [p. 207 modifica]lungo, e morbido): ardillas fosche, e nere, come ghiri; Lovos, che sono come gattipardi; Zorrillas, grandi come un gatto, di pelo bianco, e nero, e con coda bellissima. Eglino, perseguitati si fermano ad urinare, per loro difesa; perche tale loro escremento appesta l’aria ben cento passi distante, e rende stupido chi gli perseguita; e cadendone sopra una veste, fa d’uopo sotterrarla, per toglierle il fetore.