Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. IV/Libro I/VII

Libro I - Cap. VII

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CAPITOLO SETTIMO.

Si continua il viaggio sino a Nankin.


F
Astidito di andar più in barca, determinai di prender mule per Pekin, come soglion fare i Padri della Compagnia, giunti che colà sono, poiche sin quivi non si può andare, fuor solamente che per acqua. Ma non vi ritrovai vetture, sol che per Nankin; onde mi fu d’uopo prender nuova barca, che mi costò ben caro prezzo, per la strabocchevole dogana, che fanno pagare in Fucheu [p. 65 modifica]Doganieri a’ barcaroli; non facendo ragion delle merci, ma della grandezza delle barche, benche vuote quelle siano; per lo che tutto cade in danno de’ passaggieri, mentre i barcaroli prima di patteggiare si fanno i conti, acciocchè loro torni bene il viaggio. Non vollero contentarsi men di sette Lean, e mezzo, che son dieci pezze, e mezza d’otto, per sei giorni di cammino; quando per un mese, e più da Canton a Nancianfù non mi costò tanto, benche vi avessi preso tre barche, e le sedie.

M’imbarcai dunque Martedì 27. per lo fresco, rimanendo la notte a dormire in barca, per partirmi poi la mattina appresso a buon’ora.

Mercoledì 28. prima del giorno ne ponemmo in cammino per lo stesso fiume. Restammo la sera in una casa di campagna detta Ceuteù.

Giovedì 29. per lo vento Norte partimmo tardi, e facemmo appena un miglio.

Venerdì ultimo continuando l’istesso vento Norte, con gran fatica avvanzammo quattro miglia, giungendo fin’alla guardia di Sanceu.

Posato il vento, di buon’ora Sabato [p. 66 modifica]primo di Ottobre partimmo. Fummo alla Villa di Vien, la quale è a sinistra del fiume, ed ha la maggior parte delle case di legno, e di canne. Quivi s’imbarca tutta la porcellana per lo Reame, e per fuora; essendo la più fina, che si faccia nell’Imperio quella della Città d’Ioaceu, posta nella Provincia di Kiansi, la quale si trasporta in questo imbarco. Ma è da avvertire, che la creta è portata in Ioaceu da altro luogo (dopo esser quivi stata sepolta presso ad un secolo intiero in pozzi sotterranei) a cagion della sua aria, ed acqua; perche dove si prende la creta, non riesce il lavoro così fino. La dipintura, che si vede poi in detta porcellana, non è superficiale, ma dopo esser fatta quella si cuopre dell’istessa materia diafana. Essendo ritornato prima di mezzo dì il vento, passammo a Chiukì picciolo villaggio a sinistra del fiume, ove quello si dilata in ampio letto, lasciando più laghi all’intorno.

Domenica 2. di buon’ora posti in cammino andammo per uno spazioso lago, che fa il fiume: dove lasciammo dopo alquante ore a sinistra la Città di Nantanfù posta a piè d’alte montagne, la quale [p. 67 modifica]ancorche non molto grande, pur è cinta di mura. Ritornato il solito vento Norte a mezzo dì, fummo tosto a prender terra nel Villaggio, e guardia di Siestan. Rendesi penosa la navigazione per Nankin di tali tempi, mentre non facemmo più di otto miglia al giorno.

Lunedì 3. avendo io fatto partire i barcaroli per forza, mi costrinse il vento contrario a ritornare in dietro, e attendere il buon tempo con altre 20. barche: e frattanto andavan quei Cinesi raccogliendo petruzze ritonde fra quell’arene, per adoprarle in vece di piombo nello schioppo a caccia.

Martedì 4. di buon’ora rimessi in via, passammo il Villaggio di Tacutan; poco avanti del quale sopra uno scoglio in mezzo del fiume è un’alta piramide con una Pagode vicina. Giugnemmo dopo mezzo dì in Fucheu, o Xucheu secondo, altri, dove ne fu d’uopo fermarci, per dover esser visitata la barca dal Mandarino, o Doganiero. Questa Villa è posta a destra del fiume, di figura come un braccio, chiusa fra l’acque, e monti per 2. miglia. Ella è abbondante di tutto, con buone botteghe, e strade ben selciate: è cinta di mura non sol dalla parte del [p. 68 modifica]fiume, e de’ monti; ma anche dalla parte di fuora si stende un muro, girando la sommità della montagna, e rinserrando più miglia di scosceso fra le due estremità della Villa. Questa è la prima della giuridizione della Provincia di Nankin.

Mercoledì 7. dopo un concerto di suoni, e sparo di tre tiri, comparve l’accompagnamento de’ Mandarini Doganieri, con più tabelle di caratteri Cinesi portate in mano da’ loro sergenti, e servi, con bandiere, e mazze, e catene trascinate per lo suolo, e con ombrelle, ed altre insegne del paese. Ed erano più di 60. persone, che le portavano a due a due camminando; toccandosi il tamburo Cinese di quando in quando. Nel mezzo de’ quali veniva il primo Mandarino in sedia scoperta, portato da otto uomini: e nel fine delle genti veniva l’altro, ch’era di maggior stima, in una sedia coperta, portata da altrettante persone. All’uno, e all’altro nel passare i Contadini ardevano in mano alcuni legni di mistura (i medesimi che brugiano nelle pagodi agl’Idoli, detti Xian ) e posti in ginocchioni si chinavano con la fronte fin sui terreno per segno d’umiltà. A confessare il vero i Cinesi quanto alla magnificenza, e [p. 69 modifica]decoro superano l’altre nazioni tutte; sostenendo il posto con assai spese. La maggior parte di questi uomini sono addetti all’ufficio, e fissi; rimanendo nella dogana, ancorche si muti il Doganiere, perche son pagati dal Re.

Si posero a sedere questi due Mandarini in un’alta loggia alla riva del fiume. Il primo stava a capo del tavolino, ed il secondo al lato. Erano le barche da visitarsi al numero di 40. le quali ad una ad una passando per sotto la loggia, quivi eran riconosciute dalla barca della dogana: e gli Ufficiali di quella ne davan il nome de’ Padroni a quei di sopra; donde il Mandarino con la sola veduta le tassava secondo la lor grandezza senz’altra visita. Portavan quelli Ufficiali inferiori della dogana una tovagliola avanti lo stomaco, appesa per lo collo, e ligata al fianco, in cui eran segnati quattro caratteri Cinesi. Il Padron della mia barca, affinche avesse una tassa lieve, le disfè tutta la coperta di sopra, lasciandole solamente lo scaffo, e coprendo le tavole dismesse degli stanzini con canne. Paga quivi il Doganiere 100. m. Lean, che sono 125. m. pezze d’otto, per dieci soli mesi d’affitto. [p. 70 modifica]

Avanti questa Villa essendo molto profonda la riviera, si fa una gran pesca, con molti, e varj artificj; si vedono reti stese sopra quattro legni curvi, che alzano, e bassano per un legno fisso in terra; questo tiene un pozzo in mezzo, per non poterne uscire entrato che vi è il pesce: e per esser grande, ne prende molto; poiché il pescatore dorme in un tugurio vicino per non perder momento di tempo.

Si prende con altre reti una spezie di pesce di ducento, e più libre: chiamanlo i Cinesi Xuanyu, ed è molto più grasso de’ nostri Tonni, ma però duro: del quale, e d’altro è sempre abbondante la piazza.

Ottenuto il dispaccio dal Doganiere alquanto prima di mezzo dì, si pose alla vela la sola mia barca, perché era vuota. Prodeggiammo con lo stesso vento Norte, che ivi non era tanto contrario; essendovi il fiume assai grande, mentre in Xucheu viene ad unirsi il gran fiume Kian, dopo aver bagnata la Provincia di Sucuen, e correndo a vicinanza di Nankin và a perdersi nel Mare.

Compimmo la giornata in Xùanmatan luogo picciolo, posto nel seno del fiume, dove son quantità di pescatori, [p. 71 modifica]i quali assisi girando una ruota, con quella alzano, e bassano una rete da lor detta Panyù; dalla quale poi traggono il pesce molto agiatamente per una corda facendolo cadere nel pozzo, dove lo trovano la sera vivo, e fresco.

Patisce per questo cammino un’Europeo, che non è avvezzo a mangiare il riso Cinese così mal cotto, il quale usasi da quella nazione per pane insieme, e companatica; poiche non fan pane del grano, ma solamente ciambelle, paste con zuccaro, e vermicelli; la qual cosa è cagione, che il grano quivi vada sì a buon prezzo, avendosene per tre carlini della moneta di Napoli ben tanto, che basterebbe ad una persona un mese intiero. Io ne faceva far biscotti per lo viaggio; ma alle volte pur mi mancavano, ed era mestieri farmi fare da’ miei serventi alcuna focaccia: poiche il riso stufato a secco, siccome quivi usasi, senza alcun condimento, non gradivasi dallo stomaco mio.

Giovedì 6. passammo la Villa di Xyen posta a pie d’alti monti a destra del fiume; corre anche il muro di quella per la sommità di quei monti, come abbiam detto dell’altre: il qual muro chiudendola per [p. 72 modifica]lungo tratto va a terminare di quà fin presso al fiume. Un miglio avanti in mezzo al fiume è un’alta, e scoscesa rocca, sopra di cui e una Pagode detta Seucuscian: alla quale tutte le barche, che passano brugiano profumi, e incenzi, e anche alcune carte colorite. Venimmo a posar la sera nella Villa di Tun-lyuxien posta a destra del fiume; la quale se ben sia aperta, tiene nondimeno un muro da presso, che gira due miglia, e le serve di ritirata; essendovi balestriere all’intorno per difendersi.

Venerdì 7. per l’ampiezza del fiume seguendo il cammino poco dopo mezzo dì giungemmo in Xan-chinfu, Città polla alla sinistra riva, di un miglio di lunghezza, e mezzo di larghezza. Il suo borgo è lungo due miglia, con buone case; ed havvi ancor da presso un’altro borghetto separato a modo di villaggio.

Tutto ciò, che si vende per la Città, senza che si affatighi con la voce il venditore, lo fa comprendere col suono: ed il medesimo fanno ancor gli Artisti, toccando ciascuno differenti strumenti: siccome per esempio i Barbieri caricansi d’una bottega portatile, con una stanga, appendendovi d’una parte la cassettina [p. 73 modifica]col fuoco, e col bacino, e d’altra un banchetto per sedere, con gli strumenti necessarj; facendosi sentire al tocco d’una molletta: e così è ancora degli altri mesticri. Ristettesi tutto il rimanente di quel dì in Nankinfù per riguardo della laguna di Kiansi, che si deve passare con buon tempo dalle barche.

Sabato 8. posto in barca a buon’ora giunsi la sera nel Villaggio di Jeu-cia-chen.

Domenica 9. continuando il cammino per rive ben abitate, lasciammo a destra la Villa di Tuchien, assai grande, e con buon porto, che fa il fiume in un seno. Venimmo tardi in Uxuscien Città molto grande, posta a destra del fiume, e fornita di buon porto: nella quale la dogana fè su la nostra barca una rigorosa visita. Appresso si ferono poche miglia: e rimanemmo ad una riva del fiume.

Lunedì 10. continuò l’istesso vento, fin alla Villa di Zaijsci: dove ne convenne fermarci, per cagion del vento, che soverchio traeva.

Martedì 11. partiti di buon’ora venimmo con quattro ore di giorno nel gran Borgo di Nankin. La Dogana quivi [p. 74 modifica]riconobbe, e visitò la nostra Barca senza troppo rigore. Postomi in sedia dopo alquante miglia giunsi nella Casa di Monsignor d’Argoli Veneziano, Vescovo di Nankin, dal qual fui cortesemente ricevuto: Questo Prelato è destinato dalla Congregazion de Propaganda Fide, con due altri Religiosi Riformati di S. Francesco, i quali erano Fr. Francesco della Lionessa Provincia d’Abruzzo del Regno di Napoli, e Fr. Basilio Veneziano: ed assistevan a’ loro Chrirtiani con molta carità.