Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro II/VIII

Cap. VIII

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CAPITOLO OTTAVO.

Costumi, abiti, nozze, ed esequie de’

medesimi.


D
Ue sono le principali feste, che si fanno nella Corte del Gran Mogol: una è detta Barsgant, l’altra Tol. La prima si fa nel dì natale del Re, o de’ Principi del sangue; perocchè Bars in lingua dei paese, vuol dire anno, e Gant nodo; e quei popoli costumano di fare ogn’anno un nodo a un laccio, che portano appeso addosso, o custodiscono in casa, per saper poi di quanti anni sono. Questa festa si fa con grandissima pompa, venendo tutti i Grandi, con donativi di danaj, e di gioje, ad augurare al Re molti anni felici. Gradiva molto Sciah gehan, che gli presentassero vasi d’oro, tempestati di gemme, per porvi acque [p. 223 modifica]odorifere, e riporgli nella camera, che serviva alle sue dissolutezze. Era questa tutta piena di specchi adorni di gemme, e col cielo risplendente di diamanti.

Or’in tal giorno, siede il Gran Mogol nel tanto rinomato Trono, cominciato dal Tamerlan, e finito da Sciah-gehan. Egli è tutto tempestato di diamanti, smeraldi, rubini, perle, e zaffiri; spezialmente le perle delle dodici colonnette, che serrano tre de’ lati, sorpassano ogni credenza. Il cielo poi, e tutto il rimanente è, con tale ordine, arricchito d’inestimabili gemme (nate tutte dentro lo stato) che alcuni fanno montarne il prezzo a ben cinquanta milioni, però in fatti non v’ha prezzo, che l’agguagli.

La seconda gesta è del Tol, che in quella lingua significa peso. Stimano Tavern. Voyag. des Ind. liv. 11. ch. 8. alcuni, che abbia tal nome, perche il Re si pesi in una bilancia, per vedersi, s’è cresciuto: però avendone io richiesto nel Campo persone degne di fede, (particolarmente alcuni Cristiani nati in Agra, e Dehli) che erano già molti anni che quivi servivano; mi dissero, che ciò era una favola: perche non solo mai non s’era pesato Oranzevo, ma niuno de’ suoi Predecessori. Egli si è vero, che si celebra [p. 224 modifica]cotal festa nella Casa Reale; ma si pesano monete, gioje, ed altre cose di valore, presentate da’ Grandi, e Famigliari; che poi si dispensano a’ poveri, con grande Solennità. Fassi alcuni giorni dopo il Barsgant; posponendosi più, o meno, secondo la volontà Reale.

Gl’Indiani sono ben disposti della persona (di rado, o non mai trovandoli fra di loro alcun gobbo) e di statura uguale a quella degli Europei. Hanno capelli neri, ma non crespi, e la carnagione olivastra; nè essi amano il bianco, imperocchè dicono, esser color di leproso. Lavansi allo spesso, ungendosi poscia con prezioso unguento, od olio. Abitano in basse case, con alberi all’intorno; di modo tale, che le loro Città da lungi sembrano più tosto foreste. Non costumano tenere osterie, per comodo de’ viaggianti., come dicemmo sul principio; ma solamente nelle Città, e Terre grandi hanno alcuni luoghi, detti Saray, dove i forestieri ponno mettersi a coperto. Per viaggiare usano carrette, (chiuse quando vi vanno donne) tirate da bovi: ed asini quando il cammino è brieve. I Grandi, ed agiati vanno in palanchino, o pure sopra Elefanti. Non [p. 225 modifica]v’è alcuno fra di loro, che non s’ingegna, al meglio che può, d’andare alla Mecca, per divenire Hagì, o Santo.

Si dilettano molto della caccia, nella quale si servono di cani, e di leopardi dimesticati. Prendono gli uccelli d’acqua in cotal guisa. Entrano, con tutto il corpo, nell’acqua, sino al mento; e’l volto cuoprono con un’uccello maestrevolmente finto, di quella spezie, ch’essi vogliono pigliare. Quindi venuto l’uccello, per accodarsi al suo simile, lo tirano per gli piedi, e l’affogano. Il simile fanno i Cinesi, e Mexicani, come a suo luogo dirassi. Come che sono valentissimi arcieri, gli uccidono anche a volo, a colpi di freccia.

I Maomettani dell’Indostan, avvegnache barbari nel rimanente, non sono però così furbi, superbi, e nemici del nome Cristiano, come i Turchi; onde può con esso loro sicuramente un Cristiano accompagnarsi. Più anche leali co’ viandanti sono i Gentili. Quanto al coraggio, nè Maomettani, nè Gentili ne han troppo. I migliori sono i Balucci, confinanti colla Persia, i Patani del Regno di Bengala, i Rasbooti, grandissimi ladroni. La lingua della Corte è l’Araba, e la [p. 226 modifica]Persana. Nelle scienze non ponno far gran cosa, per difetto di libri; altro non avendo essi, che alcuni opuscoli manuscritti di Aristotile, e di Avicenna, in lingua Araba. In grandissima stima hanno l’Astrologia; tanto che il Re non intraprende cosa alcuna, senza il consiglio degli Astrologi. Nella medicina non sentono molto avanti, e varie spezie di morbi curano coll’inedia. Si dilettano anche di musica, nella quale usano diverse sorti di stromenti.

Quanto hanno consumano per lo lusso, tenendo grandissimo novero di servi, e sopra tutto di concubine. Queste perche sono molte, si studia ciascheduna, con lusinghe, e vezzi, e con unguenti, e licori odoriferi, farsi alle altre anteporre. Talvolta per far divenire maggiore la libidine del Padrone, gli danno conserve composte di perle, oro, oppio, ed ambra: o pure vino in abbondanza, acciocchè dimandi compagnia in letto. Allora poi chi gli scaccia le mosche, chi gli frega le mani, e’ piedi, chi balla, chi suona, e chi in altro s’adopera: e quindi nasce, che, per lo più, esse tolgono il luogo alla legittima moglie; la quale come che siede presso al marito, dissimula [p. 227 modifica]modestamente l’oltraggio sino a tanto che abbia agio di vendicarsi.

Queste donne si danno in custodia a gli Eunuchi, ma ciò è un porre le pecore in mano a’ lupi; tanta è l’impudicizia di esse donne. Dall’altro canto meritano qualche scusa, perchè i mariti (anche contadini) dormono separatamente dalle mogli, e le chiamano solamente quando gliene fa di mestieri.

Hanno i Grandi magnifici edificj, con molti cortili, e tetti piani per stare al fresco; fontane con tappeti da presso, per sedervi, e ricever le visite degli amici. Egli si è da sapere, che gl’inferiori salutano ponendosi la mano sul capo, ma gli eguali piegano solamente la persona. Nella conversazione poi sono modesti, e costumati; non facendo tanti movimenti colle mani, nè parlando con voce alta, come alcuni Europei. La mensa si pone sul suolo senza panni lini; nè si beve, se non s’è finito di mangiare. La maggior loro delizia è masticar Betlè tutto il dì.

Le vesti, tanto delle donne, come degli uomini, sono strette verso la cinta, e lunghe sino a mezza gamba: sotto vi portano lunghe brache, sin sopra il piede, onde servono anche di calze. Il piede [p. 228 modifica]rimane nudo, con una spezie di scarpe piano, come le nostre pianelle; che si lasciano facilmente, entrando nelle stanze (coperte tutte di buoni tappeti) a fine di mantenerle monde. Avvolgono il capo in una sottilissima tela; nè lo scuoprono mai, in facendo riverenza a’ loro Superiori; ma piegano il corpo, ponendo la destra al suolo, e poi sopra la sommità del capo, (siccome è detto) quasi dicessero a quelli, che riveriscono: che si contentano d’essere calpestati. Generalmente usano veste, e turbante di tela, però la cinta è di seta, con oro.

Le donne Maomettane non escono in pubblico, se non le plebee, ed impudiche. Cuoprono la testa, però i capelli, in più treccie avvolti, cadono dietro le spalle. Molte si forano le narici, per portarvi un’annello d’oro, con pietre.

Le nozze degl’Indiani Maomettani si fanno in età tenera; i Gentili però si ammogliano d’ogni età. Non ponno essi avere più mogli nello stesso tempo, come i Maomettani; ma quando la prima è morta, ne ponno torre un’altra, purche sia vergine, e della medesima Casta, o Tribù. Il rito si è quello, ch’ora dirò. Se le persone sono di qualità, si fa di notte [p. 229 modifica]una pomposa cavalcata, con lumi; altrimente precedono molte persone, che fanno un dispiacevole concerto d’istrumenti, come flauti, timpani, tamburi, (lunghi come barili) e piastre di rame insieme percosse. Seguono molti fanciulli a cavallo; appresso a’ quali viene lo sposo, ben vestito, sopra un buon cavallo, con più Baniani all’intorno, (colle cabaye, e cirà tinte di zafferano) ed altre persone, che portano ombrelle, e bandiere; e fatto un giro per la Città, và in casa della sposa. Quivi un Bramine, dette alcune preci sopra amendue, pone una tela fra’l marito, e la moglie; ed ordina al marito, che tocchi col piè nudo quello della moglie, e poi alla moglie quello del marito: ciò fatto si dice perfetto il matrimonio. Quando poi si conduce la donna a casa, precedono i mobili, consistenti per lo più in tele di più colori, ed una cuna per lo bambino, che dee nascere: e tutto ciò collo strepito di più strumenti. I ricchi fanno avanti la loro casa una capanna, coperta dentro, e fuori di tele, e tappeti, per porvi i convitati a coperto del Sole, e dar loro da mangiare. Alle volte gli tengono otto giorni continui. [p. 230 modifica]

Tutte le donne sono feconde, per la qualità dell’aria, e de’ cibi: e così facilmente danno il parto alla luce, che taluna và il medesimo giorno a lavarsi al fiume. Allevano nudi i figliuoli sino a’ sette anni; nè pongono gran cura, per insegnargli a camminare, ma lasciangli appena nati voltolargli a lor piacere sul suolo.

Nel Malabar le donne (anche di qualità, e sorelle del Re) hanno la libertà di sciegliersi il maschio, per dormir con esse loro. Quando il Naire, o Gentile è dentro la camera d’una dama, lascia il bastone, o la spada alla porta, acciò conoscano gli altri, che vonno entrare, che il luogo è occupato; nè vi è alcuno, che abbia ardimento di disturbarlo Thevenot. Voyag. des Ind. liv. 11. chart. 1. p. 258.. Quindi non potendosi sapere di qual Padre sia, il figlio, che la donna pone al Mondo, la successione si regola altrimente: cioè morendo alcuno, succedono i figli della sorella; non potendosi allora dubbitare della parentela. Quando una donna, o uomo ha fatto peccato tale, che sia stato perciò discacciato dalla sua Tribù; come se una femmina fusse giacciuta con un Maomettano; dee (se vuole di nuovo essere ricevuto) cibarsi, per un certo spazio di tempo, solo di [p. 231 modifica]formento, che sia stato trovato fra lo sterco di Vacca.

Quanto al modo di sepellire, la maniera più ordinaria si è, di lavare prima i corpi in un fiume, o in una piscina: poi bruciargli in una Pagode vicina, e gittare le ceneri nella medesima acqua. In alcuni luoghi gli lasciano in riva al fiume.

Il modo di condurgli si è anche diverso, giusta la diversità de’ paesi. In alcuni si porta (al suono di tamburi) il corpo ben vestito, e seduto, con lunga comitiva di parenti, ed amici; e dopo la lavanda, si circonda di legna. La moglie (che frattanto è stata vicino al corpo, cantando, e inoltrandosi ansiosa di morire) vien poi ligata da un Bramine, presso al cadavere, e si brucia col marito; gittandovi in tanto gli amici olio odorifero, affinche in poco tempo si consumino.

In altri luoghi i corpi son portati, coperti in una bara, alla riva del fiume; dopo essere stati lavati, si pongono dentro una capanna, piena di legna odorifero (se il defonto ha lasciato il danajo per la spesa): poscia la donna, che dee bruciarsi, si licenzia da’ parenti, ed amici, mostrandosi dispregiatrice di morte, e si va a sedere [p. 232 modifica]dentro la capanna, sostenendo suo marito sopra le ginocchia. Indi raccomandandosi alle orazioni del Bramine, lo priega a porre presto il fuoco. Barbara inumanità! e pure fanno scrupolo d’uccider le mosche, e le formiche.

Si riempiono altrove larghe, e profonde fosse di materia combustibile; dove gettato il corpo del marito, i Bramini vi spingono dentro la donna, dopo aver cantato, e ballato. Si truovano alle volte schiave vergini, che si gittano appresso i loro padroni, per dimostrar l’amor, che gli portavano: le ceneri poi si gittano al fiume.

In altri luoghi sepelliscono i corpi de’ mariti, colle gambe in croce: pongono le mogli nella medesima fossa; e quando le hanno coperte di terra, sino al collo, vengono i Bramini, e le strangolano. Quelle miserabili donne, che ricusano di bruciarsi, denno radersi la tetta, ed osservare una perpetua vedovanza; e vengono dispregiate dalla loro famiglia, e dalla loro Tribù, per lo timore, che hanno havuto della morte; nè per qualsivoglia azione buona, che facessero, ponno recuperare la perduta stima, se non fusse qualche giovane di rara [p. 233 modifica]bellezza, che trovasse il secondo marito. Non ve ne mancano però di quelle, che trasgrediscono le leggi del vedovaggio; e perche i parenti le scacciano dalia Casta, ricorrono a’ Maomettani, o Cristiani, abbandonando la loro Religione. In fine i Gentili fan consistere la gloria delle vedove nell’esser bruciate, co’ corpi de’ lor mariti; e se sono richiesti della cagione, altra non sanno assegnare, che il costume antico.

Dapoi che i Maomettani son divenuti Signori dell’Indie, non permettono così di facile tanta inumanità; che i Bramini, per loro interesse, vorrebbono, che si frequentasse; poiche (siccome di sopra è detto) essi, che soli ponno toccar le ceneri, si tolgono tutti gli ornamenti di oro, e d’argento, che la donna meschina avea indosso. Il Gran Mogol certamente, ed altri Principi han dato ordine a’ Governadori delle loro Terre, d’impedire a più potere sì fatti abusi; però questi non ne fanno tanto gran caso, purche abbiano presenti di gran valore: e così la difficultà, che s’incontra in avere la licenza, scusa molte donne dall’infamia.

Il lutto de’ Gentili è di radersi la barba, e la testa, morendo alcun parente, [p. 234 modifica]sino al terzo grado: le donne rompono le maniglie di vetro, e d’avorio, che portano al braccio, siccome fanno anche in morte del loro Re. Le cerimonie de’ Maomettani essendosi notate, non fa qui d’uopo ripetere.