Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. III/Libro II/IX

Cap. IX

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CAPITOLO NONO.

Temperamento dell’aria, frutta, fiori, minerali,

animali, e monete dell’Indostan.


U
Niversalmente in tutto l’Indostan si sente grandissimo caldo, fuorche in vicinanza delle montagne. Noi altri Europei vi passiam male, a cagion del corso delle stagioni, differente dalle nostre; imperocchè quivi comincia l’Inverno a Giugno, e finisce a Settembre; quantunque vi caggiano meno pioggie, che in Goa. Prima che l’Inverno cominci, e dapoi ch’è finito, vi sono orribili tempeste, e venti, di quelli, che s’appellan Tifoni; sei mesi dalla parte di Austro, ed altrettanti da Tramontana: ond’è che in soli sei mesi puossi andare in India.

Da Suratte sino ad Agra, Metropoli degli Stati del Mogol, non piove, che [p. 235 modifica]in un certo tempo dell’anno, cioè ne’ tre mesi, che il Sole s’aggira presso al Tropico di Cancro. Negli altri nove mesi il Cielo è cosi sereno, che appena si vede qualche picciola nube in tutto quello Emisfero.

Le frutta, essendosi descritte là dovo si è favellato di Goa, non fa di mestiere farne qui nuova menzione. Nel rimanente abbonda l’Indostan di riso, ottimo formento, e legumi e per la copia degli armenti; di butiro, e cacio. Come che non vi sono uve, il vino viene dalla Persia, ed Arabia; o si fa nel paese dell’uva passa, che quindi altresì viene, che poi pesta si cuoce nell’acqua. La bevanda ordinaria del paese è la sura lambiccata, però non troppo salubre.

I fiori sono molto odoriferi, e assai più ben coloriti, che alcuni degli Europei. Vi sono molti semplici, che per uso della medicina si trasportano in Europa, quali io qui non descrivo, per non dir cose dette da altri.

Quanto a’ metalli, non v’ha nel paese del Mogol altro che rame, ferro, e piombo; però vien compensato il difetto degli altri. dalle ricchissime miniere di diamanti, ed altre gemme. La migliore si è [p. 236 modifica]quella del Regno di Golconda, sette giornate lungi da Agra verso Levante, che i naturali dicono Ganì, chiamano i Persiani Culur. Ella è posta in un piano di cinque miglia, ch’è tra un Villaggio, ed alcuni monti; ne’ quali non si truova cosa alcuna. Dicono, che si scoperse 140. anni fa, in tal guisa. Un Contadino, seminando in quel campo, trovò un diamante così bello, che quantunque egli ignaro di tai cose si fusse, volle nondimeno portarlo a un mercante di Golconda, che di somiglianti cose si dilettava. Si sparse incontanente la fama per la Città; e da chiunque ebbe danajo, facendosi in quel luogo cavare, vi si trovarono pietre di 12. sino a 40. carati; particolarmente quel gran diamante, lordo di più centinaia di carati, che l’Emir-gemla Generale del Re di Golconda, donò ad Oranzevo, quando venne a’ suoi servigj. Se l’appropriò poi il Re, e di presente da lui i mercanti la comprano a palmi.

Il modo di cercar le pietre si è quello. Si fa prima un’aja, più grande assai di quel piano di terreno, che si compra per cavare, e d’intorno si chiude con muricciuoli altri due palmi. Quindi si cava il terreno, segnato dagli Uficiali del Re [p. 237 modifica]12. e 14. palmi, sino all’acqua (dopo la quale non v’è da sperar diamanti) e si porta, entro grandi canestri, nell’aja mentovata. Quando è tutto quivi raccolto, s’empie il luogo d’acqua, e così si lascia sino a tanto, che tutta la terra sia divenuta fango. Vi si pone poi più acqua; ed aperti i forami, che di passo in passo sono nel muricciuolo, il fango se n’esce, e rimane la sabbia; che di nuovo si cuopre d’acqua, se non rimane netta. Seccata poi ch’ella è, si pone entro alcuno ceste, per farne cadere la più minuta; e pei rimessala nello stesso luogo, si batte tre volte con lunghi bastoni. Indi si toglie, e crivellata di nuovo, si stende; e si cercano i diamanti, in presenza del compratore, e degli ufficiali, i quali prendono a nome del Re, quelli che sono di un certo peso in su.

Nel luogo detto Raolconda (della Provincia di Carnatica, nel Reame di Vigiapur) vi sono miniere di diamanti, ma non vi si lavora. Il Re di Succadan nell’Isola di Borneo, ne ha migliori, ma pochi; e quelli si trovano nella sabbia del fiume, detto parimente Succadan.

Oltre i quadrupedi, e volatili d’Europa, ne ha l’India alcuni suoi particolari, [p. 238 modifica]come sarebbe a dire le Gazelle (di cui ne’ due precedenti volumi abbiam ragionato) con corna lunghe un palmo, e mezzo, e di figura spirale. Per prenderle si servono del Leopardo dimesticato, o pure del Gazella maschio in cotal guisa. Leganlo con una corda avvolta di sotto il ventre; e quando veggono alcuna truppa di Gazelle, ve lo lasciano andare. Il maschio, che sta nella truppa, geloso gli viene incontro, per tenzonare, per la tortuosità delle corna viene ad invilupparli nella fune in modo, che non potendo lasciar la pugna a suo talento, dà tempo a cacciatori di prenderlo.

Vi sono anche vacche silvestri, ed altre fiere (che dicemmo favellando della cacciagione di Daman) Cammelli, Dromedari, Rinoceronti, alti come un gran Bue, ed Elefanti. Questi si prendono in diverse guise: alle volte si fanno alcune fosse coperte, nelle quali caduti, non se ne ponno così di facile uscire. In altre parti portano nel bosco ligata una femmina dimesticata nel tempo appunto, che ella appetisce il maschio; alle grida viene il maschio seivatico, e sta con lei (pur contro l’uso dell’altre bestie, pancia con pancia) nel luogo stretto, dove è stata [p. 239 modifica]posta. Quando poi vuole andarsene vi ritrova il passo serrato; e i Cacciatori da lunge gli gittano corde picciole, e grosse d’intorno; sicchè impedita la proposcide, e le gambe, ponno eglino avvicinarsi senza pericolo. Con tutto ciò lo portano via fra due altri Elefanti domati, per dimesticarlo, e gastigarlo se fa strepito. Si rende egli poscia mansueto fra gli altri della sua spezie; e quindi colui, che ne ha cura, lo insegna a salutare gli amici colla proposcide, o tromba, minacciar le persone, battere chi gli aggrada, ed uccidere anche un’uomo (con un ferro posto nell’estremità d’un battone) a tal genere di morte condannato: ed allora il Rettore siede sul collo dell’Elefante. Per altro egli si è un’animale molto trattabile, quando non istà in colera, nè in amore; perche allora lo stesso Governatore stà in pericolo. L’acchetano con fuochi artificiali, o con farlo entrare in un fiume, nel quale, quantunque così grande, nuota perfettamente.

Gli Elefanti stanno dodici mesi nel ventre delle madri; vivono sino a cento anni; e portano di peso circa 2300. libbre di Spagna. Quelli di Seilan, benche più piccioli, sono i più stimati di quanti [p. 240 modifica]ne nascono nell’Indie, perche sono di più coraggio, e rispettati dagli altri, giusta la credenza degl’Indiani. Sono però più forti quelli di Golconda, Cocin, Siam» e dell’Isola di Somatra, e vanno più sicuri sulle montagne. Costa molto il loro mantenimento, perche oltre la carne, che si mangiano: pasta di farina con zucchero, e butiro, canne di zucchero verdi, ed altro, si dà loro a bere acquavite.

Vi sono Cervi, Lioni, Tigri, e Leopardi, (che cacciano con buoni cani) e moltissimi animali, che non si truovano in Europa; de’ quali s’è fatta sopra menzione, nelle caccie di Daman.

Non lascerò qui di notare la Capra silvestre del muschio, che si truova nel paese d’Azmer. Ella è simile di muso ad una Capra, di pelo al Cervo, e di denti al Cane. Tiene sotto il ventre una vescichetta, quanto un’uovo (piena d’un sangue denso, e spesso) che tagliata si liga dentro una pelle, acciò l’odore non isvapori: dopo di che l’animale poco tempo rimane in vita. Se ne prendono anche nelle montagne freddissime del Regno di Butan, poste in latitudine di [p. 241 modifica]56. e 60. gr. però la maggior quantità, e’l migliore viene dal paese de’ Tartari, confinanti coll’Imperio della Cina, dove se ne fa gran negozio. Egli è di odore così grande, che avendone io comprato un poco in Pekin, si faceva sentire ben da lontano, come se la valige ne fusse piena; ond’ebbi contesa co’ Doganieri. E’ ben vero, che poscia l’adulterano in sì fatta maniera, con porvi altro sangue, che quando viene in Europa, non vi è la quarta parte di muschio.

Quanto a Volatili, l’India ha quasi tutti gli Europei, e molti particolari del paese. Nelle foreste vi sono quantità di Pavoni, varie sorti di Pappagalli, e Colombe verdi. Per tener chiusi in gabbia, si truovano vaghissimi uccelli; sì per la diversità delle penne, come per la dolcezza del canto. Ne vidi alcuni, per la metà d’un beccafico, macchiati tutti come Tigri. Oltre le galline silvestri, ve n’ha una spezie di dimestiche, che hanno le ossa, e la pelle nerissima, però sono di buon sapore a mangiarsi.

Le monete, che si coniano nell’Indostan, sono Rupie, mezze Rupie, e quarti di Rupie d’argento; come anche Rupie d’oro (che vagliono tredici Rupie, e un [p. 242 modifica]quarto d’argento, o sei pezze da otto di moneta Spagnuola) mezze Rupie, e quarti. In amendue le spezie sono impresse lettere Persiane da una parte, col nome della Città, dove sono coniate; e col nome del Re dall’altra. Vi sono anche monete di rame, dette pescè, 54. delle quali fanno una rupia d’argento. I Ragià, o Regoli Gentili ne’ loro Stati fan battere monete d’oro, dette Pagodi, perche tengono su scolpita una picciola pagode; e queste vagliono quanto un zecchino Veneziano. Così l’oro, come l’argento è di gran lunga più perfetto dell’oro della doppia Spagnuola, e dell’argento della pezza da otto. Si spendono anche ne’ Regni del G.Mogol monete straniere; come zecchini (sopra i quali si fa grande avanzo) pezze da otto, Abassì di Persia, ed altre; particolarmente ne’ porti, e luoghi di commercio.

Contano per lecke (che vale quanto cento mila Rupie) Crou, o Crorore, che sono cento lecke, ed Areb di dieci Crou. II Batman, e’l Man è un peso di 55. libbre. Un’altro peso minore si dice Coer, o Keer; si mutano però alle volte, giusta la volontà de’ Principi.