Giambi ed epodi/Libro II/A certi censori
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XVI.
A CERTI CENSORI.
No, le luci non ha di Maddalena
Molli e del pianger vaghe;
No, balsami non ha la mia Camena
4Per le fetenti piaghe.
Né Cristi siete voi; per ogni fòro
L’anima vostra impura
Fornicò; se v’ha conci il reo lavoro,
8Ci pensi la questura.
Ma Fulvia, in quel che la persona bella
Rileva su ’l divano
Ravvïando al crin fulgido le anella
12Con la tremante mano
E le pieghe a la vesta, tutta in viso
Vermiglia e di piacere
Spumante, con un guardo e con un riso
16Ove tutta Citere
Lampeggia e a cui Laide erudita avria
Aggiudicato il mirto,
— Odio — dice — la triste poesia
20Che rinnega lo spirto — .
E il buffon Mena, ch’empie d’inodora
Corruzïon la pancia
E via co ’l guanto profumato sfiora
24Gli schiaffi de la guancia.
Dice — A me giova tra un bicchier di Broglio
E l’altro metter l’ale.
Io mi sento meschino, e a cena voglio
28Del soprannaturale
E de i tartufi.... Via, dopo l’arrosto
Fa bene un po’ d’azzurro;
Apri, poeta: il cielo, il cielo, a costo
32Di pigliare un cimurro!
Nel cospetto del ciel l’ebrezza casca
Del senso riscaldato.
Il canto è fede — . E s’accarezza in tasca
36Il soldo ruffianato.
Ecco Pomponio, a le cui false chiome
E al giallo adipe arguto,
Dolce Pimplea, tu splendi in vista come
40Un grosso angel paffuto
Che ne le chiese del Gesú stuccate
Su le nubi s’adagia,
Su le nubi dorate e inargentate
44Che paion di bambagia.
— Amore, amore! — ei sbuffa — il mondo nuota
Tutto nel latt’ e miele:
Le rane come me lasciâr la mota
48E le vipere il fiele.
Vero; un asino crepa a quando a quando
Di martirio o di fame:
Ma il listino a la borsa va montando
52E a Pegaso lo strame.
Ho de’ valori pubblici, un’amante
Paölotta e un giornale
Del centro che mi paragona a Dante:
56Io canto l’ideale.
Seguo l’arte che l’ali erge e dilata
A piú sublimi sfere:
Lungi le Muse de la barricata,
60Le Grazie petroliere! —
Cosí le belle e i vati e i savi in coro
Mi vietano con gesto
Di drammatico orrore il sacro alloro....
64Deh via, chi ve l’ha chiesto?
Quand’io salgo de’ secoli su ’l monte
Triste in sembianti e solo
Levan le strofe intorno a la mia fronte,
68Siccome falchi, il volo.
Ed ogni strofe ha un’anima; ed a valle
Precipita e rimbomba,
Come fuga d’indomite cavalle,
72Con la spada e la tromba;
E con la spada alto volando prostra
I mostri ed i giganti,
E con la tromba a la suprema giostra
76Chiama i guerrier festanti.
Al passar de le aeree fanciulle
Fremon per tutti i campi
L’ossa de’ morti, e i tumoli a le culle
80Mandan saluti e lampi.
E il giovinetto pallido, a cui cade
Su gli occhi umido un velo,
Sogna la morte per la libertade
84In faccia al patrio cielo.
Avanti, avanti, o messaggere armate
Di fede e di valore!
Su l’ali vostre a piú felice etate
88Lancio il mio vivo cuore.
A voi la vita mia: me ignota fossa
Accolga innanzi gli anni:
Pugnate voi contro ogni iniqua possa,
92Contro tutti i tiranni!
19 decembre 1871.