Già tu per certo, o Famagosta, loco
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Spero, nè forse io spero | Già lieto a' cenni tuoi venni sovente | ► |
VI
Piange la città di Famagosta.
Già tu per certo, o Famagosta, loco
Non averai tra le città felici,
Sì con ira infernal d’aspri nemici
T‘afflisse in dura guerra empio furore:
5Ampio giro di foco
Orribile t’involve
Ed in fumo ed in polve
Spandi per tutto al ciel barbaro ardore,
Non più città, ma ruinoso orrore.
10Misera te! pur nella man possente
Asta di sangue armò l’alta Reïna,
E dell’avverso Egeo l’onda marina
Fece a tuo scampo arar selve spalmate;
Ed io credei repente
15Quetarsi il tuo periglio,
Allor che atro e vermiglio
Nettun secondo a nostre genti armate
Erse sì gran trofeo d’armi lunate,
Lasso! tra’ gorghi dell’Egeo spumanti.
20Di lauro i tuoi campion cingean la chioma,
E l’ira atroce, e la perfidia doma
Vedean sepolti in mar; gaudii celesti!
Tu sfortunata in pianti,
Spettacolo di pena,
25Stretta il piè di catena;
Traevi a giogo di nemici infesti
Tumulti lugubrissimi funesti.
Miseri padri in duro ceppo avvinti!
Misere antiche genitrici ancelle!
30Miserissimo stuol di verginelle!
O quanti piangeranno i patrii liti?
Quante i consorti estinti?
Quanti l’antico vanto?
Ma tu qual trarrai pianto;
35O quali Italia gemiti infiniti,
Misera madre degli Eroi traditi?