Già tornano le chiome agli arboscelli
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XXIX
Conforta Clori a maritarsi.
Già tornano le chiome agli arboscelli,
Che il verno dispogliò,
Ed affrettasi il corso de’ ruscelli,
Che il gelo raffrenò:
5Già tra l’aure mattutine
Stanno a guardia di ree spine
Rugiadose
L’alme rose,
Che la bella Ciprigna insanguinò.
10Sgombrasi il folto vel de’ tristi venti,
Che l’aria ricopri.
E di zefiro bei fiati lucenti
Accompagnano il dì:
Dall’eccelse accese rote
15Con ardor più non percote
Alte fronti d’aspri monti
Giove, che ’l mondo iniquo sbigottì.
Giovine pastorello in verde prato
Fermo su’ piè non sta,
20Mena dolci carole arso infocato
A’ rai d’alta beltà;
Pur sappiam, che quinci a poco
Più fra noi non avrà loco
Tal dolcezza;
25Che vecchiezza
Il rio verno al bell’anno apporterà.
Così di tua beltate, amata Clori,
Che oggi fiorisce in te,
Lasso, del tempo fier gli aspri rigori
30Nulla averan mercè:
Quella neve, quel bell’ostro,
Che sì cara il guardo nostro
Riconsola,
Ah che vola,
35Ah che l’odiose rughe ha già con sè!
Or consenti al fervor de’ preghi miei
Il don di tua beltà,
Che se scorta non ha d’almi Imenei,
Indarno ella sen va,
40Di bei fiori invan si vanta
Sull’April tenera pianta;
Ma s’onora
In quell’ora,
Che tributo di frutti al mondo dà.