Già riede Primavera
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Col suo fiorito aspetto:
Già il grato zeffiretto
4Scherza fra l’erbe e i fior.
Tornan le frondi agli alberi,
L’erbette al prato tornano;
Sol non ritorna a me
8La pace del mio cor.
Febo col puro raggio
Sui monti il gel discioglie,
E quel le verdi spoglie
12Veggonsi rivestir.
E il fiumicel, che placido
Fra le sue sponde mormora,
Fa col disciolto umor
16II margine fiorir.
L’orride querce annose
Sulle pendici alpine
Già dal ramoso crine
20Scuotono il tardo gel.
A gara i campi adornano
Mille fioretti tremuli,
Non vïolati ancor
24Da vomere crudel.
Al caro antico nido
Fin dall’egizie arene
La rondinella viene,
28Che ha valicato il mar:
Che mentre il volo accelera,
Non vede il laccio pendere,
E va del cacciator
32L’insidie ad incontrar.
L’amante pastorella,
Già più serena in fronte,
Corre all’usata fonte
36A ricomporsi il crin.
Escon le gregge ai pascoli;
D’abbandonar s’affrettano
Le arene il pescator,
40L’albergo il pellegrin.
Fin quel nocchier dolente
Che sul paterno lido,
Scherno del flutto infido,
44Naufrago ritornò;
Nel rivederlo placido
Lieto discioglie l’ancora;
E rammentar non sa
48L’orror che in lui trovò.
E tu non curi intanto,
Filli, di darmi aita;
Come la mia ferita
52Colpa non sia di te.
Ma se ritorno libero
Gli antichi lacci a sciogliere,
No, chè non stringerò
56Più fra catene il piè.
Del tuo bel nome amato,
Cinto del verde alloro,
Spesso le corde d’oro
60Ho fatto risuonar.
Or, se mi sei più rigida,
Vo’ che i miei sdegni apprendano
Del fido mio servir
64Gli oltraggi a vendicar.
Ah no; Ben mio, perdona
Questi sdegnosi accenti,
Che sono i miei lamenti
68Segni d’un vero amor.
S’è tuo piacer, gradiscimi;
Se così vuoi, disprezzami:
O pietosa o crudel,
72Sei l’alma del mio cor.