Già per l'Arcadia
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XXXIV
Dissuade l’amare.
Già per l’Arcadia
La figlia d’Inaco
Alto succinsesi,
E lasciò spargere
A freschi zefiri
La chioma d’ôr.
Era usa tendere
35Bell’arco, e correre
Or sul Partenio,
Ed or sul Menalo
Ivi trafiggere
A’ cervi il cor.
40Un giorno videla,
E subito arsene
Giove vedendola;
Ne solo videla,
Ma lieto colsene
45Frutti d’amor.
Al fine avvinsela
Di spoglie ruvide:
Misera Vergine!
Sue membra nobili
50Belva divennero:
Ah gran dolor!
Bella Melpomene,
Deh dimmi, Semele
Non venne cenere?
55Certo distrussela
Fra lampi e fulmini
L’alto amator.
Taccio di Clizia,
Trapasso Isifile:
60Metto in silenzio
Procri di Cefalo:
O cara Nisida,
Non hai timor?
Tante miserie
65Di tante femmine,
Che al mondo amarono,
Non ti sgomentano?
Ah non ti perdere
In tanto error!
70Ma veggio, Nisida,
Che tu riguardimi
Volta a sorridere;
Ed io già veggoti
Dolente piangere
75In grave ardor.